Il salmo 70: Dio possiede le chiavi della nostra casa

Come testimonianza dell’esperienza intima con il Signore, l’autore del salmo 70 che preghiamo nella IV Domenica del Tempo Ordinario, rivela il motivo per cui sceglie Dio. A lui si rivolge con tempi quotidiani ed eterni, come chi conosce bene l’amato e a cui lo lega una salda fiducia.

È bellissima l’immagine che il salmista utilizza per definire il Signore: una dimora sempre accessibile! Ancor più di una qualunque casa, la dimora indica il luogo scelto per realizzare il proprio progetto di vita. La dimora è il luogo in cui abitiamo stabilmente, la sede in cui costruiamo la nostra identità, i nostri affetti più cari, i nostri beni. In essa non ci si sente ospiti, non si è accolti per brevi momenti o solo a certe condizioni. È sempre accessibile perché ne possediamo le chiavi, perché in essa possiamo esprimerci e muoverci in piena libertà, possiamo uscire e rientrare con la sensazione di sentirci a proprio agio, al sicuro, protetti, abbracciati, accolti profondamente, ascoltati e compresi. In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso.

Chi ha la grazia di vivere nella propria dimora le stesse sensazioni del salmista può meglio comprendere quanto è importante scegliere il proprio rifugio in cui tutta la vita acquista luce e sapore. Dimorare in Cristo significa diventare familiari, intimi confidenti, coeredi dello stesso Bene: sei tu, Signore, la mia fortezza, la mia speranza, la mia fiducia, il mio sostegno. Dimorare in Cristo significa possedere le chiavi per i carismi più grandi affinché diventiamo noi pure dimora accogliente per i fratelli.

È a questo proposito che, a cornice del salmo 70, interviene non la mia ma la tua giustizia, la tua salvezza, le tue meraviglie. Un piccolo ma fondamentale particolare che fa la differenza in tutte le relazioni umane. Raccontare e spesso imporre anche al fratello, di cui non conosciamo la storia e soprattutto il cuore, ciò che per noi è giusto; decidere secondo i nostri criteri umani, dettati spesso da ciò che sentiamo per altre vie, qual è il vero bene per un fratello; proclamare le proprie meraviglie come autorevoli conquiste e meriti personali: non solo non ci rende dimora accogliente, ma, forse anche inconsapevolmente, fa di noi una prigione in cui i fratelli si sentono soffocare e da cui desiderano scappare.

Tutta la liturgia oggi ci offre un occasione preziosa per riflettere su quale scelta ci rende felici, quale dimora abitare e costruire in noi affinché sia in grado di difenderci dal malvagio che minaccia continuamente la nostra gioia.

A cura di Caterina Soggiu, educatrice Casa di Riposo

pubblicato su L’Arborense n. 3 del 2022


Il salmo 70

La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.