Magistero del Papa. Come il grande apostolo alle sorgenti della fede

Cari fratelli e sorelle mi recherò a Malta, terra luminosa, dove sarò pellegrino sulle orme dell’apostolo Paolo, che venne accolto con grande umanità dopo aver fatto naufragio in mare mentre era diretto a Roma. Questa sarà l’occasione per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo.

Questo ha comunicato papa Francesco durante l’udienza generale del mercoledì in cui ha sottolineato come sia fondamentale coltivare una cultura della tenerezza sociale e vestire con gli abiti forniti dallo spirito della fraternità umana per rendere concreta la retorica dell’inclusione, formula utilizzata in ogni discorso politicamente corretto.

Ma dove possiamo prendere esempio? Partiamo dalla liturgia di questa domenica, particolarmente importante nel nostro cammino di fede, ma senza trascurarne i dettagli!

Nella tradizione attuale, la benedizione delle palme è il primo atto a cui partecipiamo. In passato, invece, tutti i riti come Introito, Colletta, Epistola, Graduale, Vangelo e Prefazio, erano scelti e posizionati per coinvolgere tutti i presenti nella preparazione del sacrificio dell’Agnello senza macchia, Gesù. In quei momenti, pregando insieme come un unico corpo e un’anima sola, fedeli e sacerdoti si fermavano al momento del Sanctus, in cui si procedeva a santificare rami e palme. Oggi, invece, cantiamo e portiamo insieme questi segni in processione, prima della celebrazione.

Benedetti da una preghiera, dall’incensazione e dall’aspersione di acqua benedetta, sono segno di fede e ricordo della promessa di aiuto fatta da Dio all’intero popolo. Durante la Liturgia della Parola, al primo posto troveremo Isaia 50,4-7 con il Terzo canto del servo, in cui ricorderemo che Dio ci ha donato una lingua da discepolo perché potessimo avere una buona parola per l’altro, lo sfiduciato e sentiremo il profeta rimarcare come il Signore apre le nostre orecchie ogni mattina perché il nostro ascoltare sia da veri discepoli. La seconda lettura sarà la lettera di san Paolo apostolo ai Filippési in cui ascolteremo e potremo prendere esempio da Cristo che abbracciò la condizione di servo, concretizzando il comandamento dell’amore e dell’obbedienza.

Questo, però, non significa accettare passivamente il disegno che Dio ha in serbo per noi dimenticando i nostri limiti umani. Infatti nell’antifona alla comunione faremo memoria delle parole di Gesù che nel momento di dolore sul Monte degli Ulivi disse: Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà.

Va. Co.