Le Palme. Intrecciate come le nostre vite

Insieme all’ulivo è segno di pace

Dalla narrazione dei vangeli abbiamo appreso che una grande folla arrivò in città per la festa e, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele! Nei nostri giorni e in tutto il mondo le comunità cristiane celebrano la domenica delle Palme curando con attenzione i dettagli che ci permettono di fare memoria della Passione di Cristo. Partendo da Betfage, località nei pressi del Monte degli Ulivi, gli ordini custodi della Terra Santa conservano quella che, secondo la tradizione, fu la pietra che aiutò Gesù a salire sull’asino prima di entrare a Gerusalemme e da cui tuttora parte la processione dei fedeli con le palme.

Anche le comunità della Sardegna si preparano alla Settimana Santa intrecciando attentamente le foglie di palma che poi accompagneranno i fedeli durante la processione. Seppur le fonti storiche sull’Alto Medioevo sardo siano poche, sappiamo che le varie forme di monachesimo orientale, unendo i vantaggi della vita eremitica e comunitaria, dedicassero molto tempo allo studio e alla ricerca di nuovi approcci per l’evangelizzazione. Queste comunità, in vista della solennità chiamata dai padri latini de passione Domini e successivamente Dominica palmarum o in palmis intrecciavano silenziosamente, tra le mura di santuari e monasteri, le foglie di palma insieme a giunco e altre piante per creare piccoli oggetti che potessero aiutare a glorificare Dio nella quotidianità. Sulla spinta di numerose iniziative che coinvolsero le comunità, l’intreccio della palma entrò a far parte della tradizione e giunse fino ai giorni nostri.

Questa pianta, molto sottile e flessibile ben si adatta agli intrecci: insieme alla dedizione dimostrata dai fedeli, la pratica popolare delle palme venne codificata nel Messale Romano del 1570. Da quel momento in poi, la processione e la lavorazione delle palme entrarono a far parte del retaggio culturale e religioso delle nostre comunità. Parte integrante della liturgia, non è stata trascurata né in tempi di pandemia e guerra e né a causa della devastazione provocata dal punteruolo rosso.

In tutta la Sardegna possiamo contare attualmente ben 14 tecniche diverse di intreccio e tanti altri piccoli lavori che simboleggiano gli attributi di Dio, il suo amore per noi e il sacrificio del Figlio. È questo il caso de su Passiu, la palma portata in processione dal sacerdote che ci ricorda la passione di Cristo. Gli intrecci delle palme, inoltre, seguono una forma scalare che rappresenta l’ascesa di Gesù al cielo e la sua vittoria sul peccato. La palma benedetta, infine, occupa un posto d’onore nelle case dei fedeli e, di anno in anno si rinnova diventando poi cenere con cui verremo segnati nella celebrazione del Mercoledì delle Ceneri.


Una pratica che valorizza il sentimento religioso

La Quaresima è tempo di penitenza ma, al contempo, è momento di fermento nelle nostre comunità. Dopo la pandemia, tutti desideriamo partecipare nuovamente ai momenti comunitari di aggregazione e, tra le occasioni di ritrovo che coinvolgono vecchie e nuove generazioni, c’è l’arte dell’intreccio delle palme che decoreranno le nostre Chiese e caratterizzeranno la processione nella Domenica delle Palme.

Per tradizione gli intrecci cambiano a seconda della carica sociale che si ricopre o del servizio che si presta nella comunità ma l’opera del punteruolo rosso, che si nutre della parte vitale della palma, ha ridotto drasticamente il numero delle piante da cui tagliavamo le foglie. Per questo le confraternite si sono impegnate nell’intrecciare le palme e dividerle con le parrocchie sprovviste, ci racconta Pino Cossu, priore della confraternita dello Spirito Santo di Narbolia. A Seneghe, come ci spiegano Antonio V. Sechi e Neil Lotta confratello e priore del Rosario, ogni anno arriviamo a intrecciare circa 600 palme e prima di ferragosto leghiamo le cime delle piante per far sì che non si secchino. La palma del sacerdote è quella più semplice e lo accompagnerà per tutta la settimana santa, finendo nel braciere il Mercoledì delle Ceneri. Da Neoneli la comunità ci racconta di una tradizione particolare: la priorissa si occupa di far intrecciare palme particolari per il gruppo de Sa rega, la congrega dell’Assunta. Le cinque massaie, responsabili degli addobbi e della pulizia della chiesa per un anno, riceveranno una palma più elaborata che le contraddistinguerà come appartenenti al gruppo e che evidenzierà la solennità del compito che svolgono.

Seppur la pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina continuino a incidere negativamente su questo tempo, in quasi tutte le nostre comunità l’intreccio delle palme rimane un momento di confronto tra generazioni e di trasmissione delle tradizioni. Nella piccola comunità di Luri, i ragazzi dell’oratorio preparano palme (secondo la disponibilità delle piante) e un piccolo ricordo da regalare ai presenti. Da ben dieci anni è l’organizzazione no-profit Il Giardino Fiorito che a Samugheo prepara le palme decorative per la chiesa e quelle destinate alla comunità. Le offerte spontanee che l’associazione riceve, sostengono il centro diurno e le attività svolte dai ragazzi affetti da disabilità come l’ippoterapia e il nuoto: esempio di come le più semplici tradizioni possano essere strumenti di confronto e inclusione sociale.


A cura di Valentina Contiero

Servizio pubblicato su L’Arborense n. 13 del 2022