Tra le numerose manifestazioni della religiosità popolare, che arricchiscono la liturgia ufficiale della Chiesa, vi sono i Riti della Settimana Santa e della Pasqua che, pur non aggiungendo nulla alle verità della fede, introducono efficacemente, in modo talvolta troppo teologico (forse anche un po’ cervellottico) e poco esperienziale, elementi nuovi, suggestivi e coinvolgenti.
I più toccanti e diffusi, sono: il rito de s’Iscravamentu, la processione del Cristo Morto e s’Incontru de Paska, cioè l’apparizione di Gesù Risorto a sua Madre Maria. Questi riti, di importazione bizantina e spagnola, sono diffusi, con piccole differenze, in tutto il Meridione d’Italia e, soprattutto, in Sardegna.
Ci soffermiamo solo sul rito de S’Incontru: esso rappresenta il festoso incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. In alcune parrocchie la parte principale del rito consiste in una vera corsa della statua della Madonna verso il Figlio Risorto (a volte le due statue corrono una verso l’altra per incontrarsi nella piazza centrale del paese). Le Confraternite curano la regia di queste spettacolari e toccanti azioni rituali: la statua della Madonna, di solito è vestita a lutto oppure è ricoperta da una lungo velo nero, appena riconosce il Figlio Risorto, che avanza solenne, lascia cadere il vestito nero, per far scoprire, sotto la veste luttuosa, un altro abito ricamato e solenne. Inchini o genuflessioni, di solito tre, danno il ritmo all’incontro; tutto avviene in un clima di profondo silenzio, carico di commovente attesa. In alcune comunità donne e bambini accompagnano, con il sacerdote, la statua della Madonna dolorosa (in corrutu) col velo nero calato sul viso; si cammina a testa bassa, in assoluto silenzio; gli uomini invece seguono la statua del Cristo Risorto, che regge in mano una bandiera bianca o anche rossa in segno di vittoria. Una volta che la Madonna incontra e riconosce suo figlio Risorto, l’abito da lutto e il velo nero cadono a terra, la Madonna abbraccia il suo Figlio mentre il popolo esplode in grida di gioia, battimani, spari e fuochi d’artificio, il sacerdote incensa le statue e intona il canto Regina coeli.
Quindi le statue, appaiate, vengono riportate solennemente nella chiesa parrocchiale per la celebrazione della Santa Messa di Pasqua. L’incontro di Pasqua trae origine nelle sacre rappresentazioni medievali che animavano tutta Europa.
Le sacre rappresentazioni all’inizio erano viventi e si svolgevano in chiesa; dopo la Controriforma, che criticava le rappresentazioni viventi perché motivo di distrazione per i fedeli, i personaggi furono sostituiti da statue, issate su portantine dorate e portate a spalla da persone oppure dai membri delle confraternite. Nel periodo barocco, inoltre, avvenne un’ulteriore novità: il rito dell’incontro cominciò a essere inscenato nelle piazze o nelle vie principali. Il vangelo non fa nessun accenno all’apparizione di Gesù risorto alla Madre: tuttavia tutti i Padri della Chiesa e molti teologi da sempre hanno creduto che Gesù, appena risuscitato, sia apparso, prima di tutto alla sua Santissima Madre.
Qualche citazione: Ambrogio afferma che Maria fu la prima a vedere e la prima a credere alla Risurrezione di Cristo; Bernardo scrive: Maria prima fra tutti, vide il Signore risuscitato.
Pubblicato su L’Arborense n. 15/2022
Foto F. Urru (fonte Villaurbana.net)