XVI Domenica del Tempo Ordinario. Il commento al Vangelo

Il Vangelo 

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Lc 10, 38-42


Il commento

Fratelli e sorelle, vi offro il commento al vangelo dalla città africana di Bata. Tra Bata e il mio villaggio Ayaesong raggiungo, un po’ alla volta, tutta la mia numerosa famiglia residente in Guinea Equatoriale. Per me è una grande gioia stare con i miei cari: a questa gioia aggiungo anche quella pastorale. Sto sostituendo il parroco di Maria Reina, p. Carlos Nguema Mansogo. In questa parrocchia si vive quello che il Vangelo ci dice oggi: è una comunità di fratelli e di sorelle, composta da sette associazioni ecclesiali che, a turno, animano le messe e partecipano con entusiasmo alla vita della parrocchia. Le associazioni sono: Maria Ausiliadora, Carmelitas, Las Martas, Maria Reina, Divina Misericordia, La Dolorosa, Legione di Maria, Archicofradia e Neocatecumenales.

Il vangelo ci racconta che Gesù era in cammino verso Gerusalemme con i suoi discepoli e giunto in un villaggio entra da solo nella casa di Marta e di Maria. C’è un motivo per cui Gesù entra senza i discepoli nella casa dei suoi ospiti. Questa famiglia, nel vangelo di Luca e di Giovanni ha un significato simbolico; è formata soltanto da fratelli e da sorelle. Non ci sono padri, madri, mogli, mariti, figli, nonni. È l’immagine della comunità dei discepoli che accoglie Gesù e il suo vangelo; ecco la ragione per cui i discepoli non entrano nella casa di Marta e di Maria.

Loro due sono la famiglia che è chiamata ad accogliere Gesù quando arriva. È Marta che accoglie Gesù, non si parla di Lazzaro in questo vangelo. Normalmente è l’uomo, il padrone di casa che accoglie l’ospite e quando questo arriva lui si siede con l’ospite e le donne rimangono all’interno, in cucina e non possono farsi vedere. In questa casa i ruoli si sono capovolti. La padrona è una donna che si trattiene con l’ospite.

Dove viene accolto Gesù e dove giunge il vangelo cadono tutti i pregiudizi e le discriminazioni tra l’uomo e la donna che sono concetti di una cultura e di una eredità pagana. Gesù va oltre: non solo la sudditanza della donna è superata ma accetta l’ospitalità offertagli da una donna. Gesù, nostro Dio, chiede di essere accolto: il nostro Dio ha bisogno di entrare nel nostro mondo, nel nostro cuore e nella nostra casa.

Il Signore è sicuramente accolto nelle comunità parrocchiali come quella di Maria Reina che, nella diversità dei movimenti presenti, vivono con vivacità la fede. È una comunità anche molto ricca di vocazioni: ci sono venti giovani che aspettano di entrare in seminario da due anni. Questi giovani partecipano attivamente alla vita della parrocchia. Ho incontrato le loro famiglie che aspettano gioiosamente il momento in cui i loro figli verranno accolti in seminario. Un po’ di nostalgia mi viene spontanea pensando alle nostre parrocchie e alla situazione del nostro Seminario ma sono convinto che la Chiesa è una: bella, gioiosa e contagiosa e da queste piccole esperienze ci arricchiamo anche noi.

A cura di don Simon Pedro, direttore Centro missionario diocesano

Pubblicato su L’Arborense n. 26 del 2022