XVII Domenica del Tempo Ordinario. Il commento al Vangelo

Il Vangelo      

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Lc 11, 1-13


Il commento

Lo confesso. Io non sopporto la gente insistente. Che fastidio! Di conseguenza, detesto dover insistere, perché non mi piace far vivere agli altri ciò che io stessa fatico ad accettare.

Questo Vangelo oggi mi sta scomodo da morire… è vero! Difficilmente vado a chiedere, anche quando si tratti di un amico, a mezzanotte, il pane per sfamare chi è giunto presso di me. Piuttosto mi arrangio con quel che ho in casa. Già, perché io comunque in casa ho sempre qualcosa… eh sì, appartengo a quella minoranza fortunata degli abitanti del mondo, a cui non manca da mangiare. Questo fa sì che a mezzanotte non devo disturbare, insistentemente, nessuno.

Ma mi metto ora dall’altra parte del processo. Chi è colui che bussa a me, insistendo? Cosa mi comunica? Mi dice, appunto, che non è autosufficiente, che non ce la fa da solo. Dice: ho bisogno di te. Mi interpella nel mio punto debole, quello di credere di possedere una sufficiente ricchezza da potermi ritenere indipendente. Ecco cosa fanno per noi i fratelli più deboli, i poveri, i bisognosi, tanto insistenti da indurci a poter legittimamente dire: basta! Essi ci riportano alla necessità di equilibrio tra l’autonomia e l’interdipendenza. Perché se è vero che ognuno di noi ha il diritto e il dovere di cercare la sana autonomia, è altrettanto vero che siamo tutti collegati e non possiamo vivere, se non in relazione con l’altro.

Bussare alla porta dell’altro a mezzanotte, è simbolo di un bisogno che non si può rimandare, simbolo di una ricerca disperata di chi non ce la fa. Viviamo in tempi in cui, per alcuni bisogni dei poveri, ma anche per le condizioni in cui si trova il pianeta, è mezzanotte e il bussare alla porta è il minimo che si possa fare.

La prima porta che dovremmo interpellare, ci insegna oggi Gesù, è quella del Padre, che provvede per i suoi figli. Sia santificato il tuo nome, (…) venga il tuo Regno, (…) sia fatta la tua volontà, (…) dacci il nostro pane quotidiano e rimetti i nostri debiti, (…) non abbandonarci (…).

Richieste essenziali di questa mezzanotte che percepiamo nel momento storico in cui viviamo oggi. Tutti abbiamo sempre bisogno del Padre, a volte anche noi dobbiamo essere il volto visibile del Padre su questa terra. Siamo disponibili ad alzarci e a dare la nostra disponibilità?

A cura di Agata Pinkosz, missionaria dell’Immacolata – padre Kolbe