I gosos di san Giovanni de Matha

Gosos

De su Esser altu increadu lustre insigne gloriosu de Matha planeta ermosu et astru claru doradu. Queste parole de sa torrada aprono i gosos dedicati alla figura del grande santo Giovanni de Matha, fondatore dell’Ordine dei Trinitari. Chi è questo santo che viene definito divino ornamento de s’eternu Concistoriu (s.1)? Nasce il 23 giugno 1154 a Faucon (Francia) da genitori nobili. Studia presso la scuola di Aix e poi dimostra le sue notevoli doti intellettuali all’Università di Parigi come docente di Teologia. Alla sua origine e alle sue doti si riferisce la strofa 3: Diciosa bos desit Franza nobilissimu Oriente de santidade eminente norma fistis in s’infanzia alborende a s’importanzia de sas lughes chi hazis dadu.

Verso i 40 anni lascia la cattedra per diventare presbitero su invito dell’Arcivescovo di Parigi. Durante la celebrazione dell’Eucaristia gli viene indicata la sua missione: il riscatto degli schiavi cristiani. Insieme a quattro compagni si ritira nella campagna di Cefroid e lì dà inizio all’Ordine dei Trinitari. I nostri gosos così cantano quel momento: Sa religione fundestis de sa santa Trinidade de accendrada caridade misticos fogos rajestis forma et abidu logrestis de sos chelos reveladu (s.4). Quel particolare momento della storia della Chiesa non è semplice: è il tempo delle Crociate che vede contrapposti Cristiani e Musulmani.

La nostra Isola, come tutto il Mediterraneo, è stata testimone di questo scontro e ha pagato un alto prezzo a causa delle scorrerie dei corsari barbareschi, o meglio de is morus, come ricordano gli antichi canti. In questo contesto armato si inserisce Giovanni de Matha con la novità del messaggio cristiano: Inter turcos inter moros et gentiles accegados ispendides agregados de sa piedade tesoros pro chi cristianos coros non tropessen in peccadu (s.6). Parola chiave di questa strofa piedade. La Chiesa insegna che la pietà è uno dei sette doni dello Spirito Santo, cioè l’Amore che procede dal Padre e dal Figlio. L’amore trinitario è il motore del nuovo ordine e della sua missione.

Questa strofa ci ricorda che i Trinitari fanno collette in Occidente il cui ricavato servirà al riscatto dei Cristiani. Nel 1199 abbiamo la prima missione in Marocco dove i Trinitari riescono a liberare duecento schiavi, con tanto di scrittura notarile. Si realizza quanto scrive il poeta nella strofa 10: Sos isclavos redimide sos cantivos rescattades sa barbara ceghedade de sos moros despedide portandelos a sa fide santa chi Gesus hat piantadu. All’Ordine Trinitario è legata la devozione verso la Madre di Dio che le nostre genti venerano col titolo del Rimedio. Col titolo del Buon Rimedio, molto diffuso nella sua Provenza, Giovanni e i suoi frati divulgano la devozione alla Vergine. Oggi noi possiamo vedere questo legame nello scapolare che il simulacro della Madonna stringe nella mano sinistra con una croce blu e rossa, stemma dell’Ordine Trinitario.

Secondo le fonti, durante la Santa Messa, gli sarebbe apparso un angelo recante questa croce sul petto e le mani poggiate sul capo di due schiavi. L’origine di questo simbolo è presente anche nei gosos: De asulu et ruju ornadu sa rughe bos glorificat pro chi sa vida pubblicat a su martiriu parada cun divinu zelu armada de dogni donu sagradu (s.5). Nel segno della vita di Maria, provata dalla croce e Donna gloriosa, alta sopra le stelle, si svolge il ministero dei Trinitari. Raccogliamo il loro esempio per vivere in profondità il mistero fondamentale della nostra fede, come l’ha vissuto Maria.

A cura di Giovanni Licheri