Pasqua del Signore: il commento al Vangelo

Il Vangelo

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.


Il commento

Ci fermiamo oggi sulla figura dell’altro discepolo che il vangelo di Giovanni lascia senza nome: la tradizione lo identificava con Giovanni, figlio di Zebedeo. Lo consideriamo senza nome, come una figura simbolica, introdotta dall’evangelista per rappresentare colui che dovrebbe essere il vero discepolo. Solo approfondendo la sua figura possiamo comprendere la ragione per cui l’evangelista lo lascia senza nome e ci invita a identificarci in lui. Era discepolo del Battista, insieme con Andrea fratello di Simon Pietro e quando il Battista indica Gesù quale Agnello di Dio, segue subito Gesù (Gv 1, 35-40).

Nell’Ultima Cena quando Gesù annuncia il tradimento di Giuda (Gv 13, 21-27), il discepolo amato che conosce i segreti intimi del cuore di Gesù chiede al Maestro chi è il traditore. Durante la passione di Gesù, non fugge, giunge fino al calvario (Gv 19, 25-26), poi la scena di oggi la corsa al sepolcro (Gv 20, 1-9) e infine sarà presente nell’apparizione di Gesù sul lago (Gv 21, 7.20). Questo discepolo, è profondamente legato al suo Maestro e proprio questo forte legame gli permetterà di comprendere il mistero della risurrezione. Arrivando al sepolcro, vede il lenzuolo che avvolgeva il corpo del Signore, lo vede sgonfio, afflosciato, vede i lacci ma non c’è il corpo di Gesù. Rimane fuori a riflettere, non entra, aspetta Pietro e durante l’attesa contempla la scena.

Entrando insieme con Pietro, ci indica il percorso che deve fare la Chiesa: chi arriva per primo alla fede deve aspettare chi arriva dopo, e solo entrando insieme a Pietro, vide e credete che il Signore era risorto. Nella nostra Chiesa ci sono persone che amano di più il Signore e arrivano alla fede prima degli altri: queste persone però, devono sapere aspettare la lentezza, la fragilità di coloro che ancora fanno fatica a seguire il Signore. La Chiesa è bella perché non lascia indietro nessuno, sa aspettare pazientemente. Insieme e come comunità si arriva alla conclusione che il Signore è Risorto.

I discepoli come noi si chiedono dove è finito colui a cui hanno consacrato la loro vita: è finito nella morte? Per rispondere a questo interrogativo bisogna contemplare il sepolcro: solo attraverso la contemplazione capiremo il mistero della morte e della risurrezione del Signore. Il discepolo senza nome, non ha vissuto la risurrezione attraverso una apparizione ma attraverso un’esperienza interiore, attraverso la contemplazione e fa di tutto perché anche Pietro e tutti gli altri facciano la stessa esperienza con gli occhi della fede. Con lo sguardo della fede si vede quello che gli occhi materiali non possono vedere: solo il credente vede al di là di ciò che è verificabile. Stabiliamo anche noi un profondo legame con Cristo per comprendere il mistero della vita di Lui, la sua Risurrezione.

A cura di don Simon Pedro, parroco di Paulilatino