VI Domenica di Pasqua. Il commento al Vangelo

Il Vangelo   

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gv 14,15-21


Il commento

Anche il Tempo di Pasqua volge al termine e la comunità si prepara a vivere la grande festa del dono dello Spirito Santo che come fuoco scenderà a scaldare i cuori di chi lo invoca. La parola del vangelo di quest’ultima domenica di Pasqua, tra i tanti messaggi, sembra però sottolineare la fatica e, a volte, lo smarrimento che affronta il discepolo di fronte a un mondo che non vede e non conosce lo Spirito di verità. Non lo vede perché lo spirito dell’errore e della menzogna ci presenta la realtà come violenza, sopraffazione, dolore, ingiustizia e non-senso.

Per resistere di fronte a tutto questo male non ci è chiesto di indossare la divisa dell’ottimista incallito, perché lo vediamo tutti: le guerre continuano a seminare morti e distruzione, come pure fanno la fame e la mancanza di presidi medici e di cure; il divario tra ricchi e potenti da un lato e poveri e miserabili dall’altro è sempre più scandaloso; il dramma di genitori che vedono morire i propri figli per incidente o malattia ci lascia sempre attoniti e ci porta a chiederci: ma Dio dov’è?

Lo spirito dell’errore e della menzogna che domina il mondo ci fa credere che vince sempre il più forte, il più furbo e soprattutto che nella vita, se vuoi essere felice, devi vincere a ogni costo, mettendo te stesso e i tuoi desideri al di sopra di tutto e di tutti. Lo spirito dell’errore e della menzogna ti porta a credere che ogni tua azione nei confronti degli altri deve avere un tornaconto, altrimenti è tempo sprecato: amo solo se sono amato; dono se ricevo in cambio qualcosa; mi dedico a qualcosa se questo mi viene riconosciuto; se mi conviene, lo faccio.

Per il discepolo è dura non conformarsi a questo spirito. Il rischio di sentirsi emarginato, deriso, additato e incompreso potrebbe portare allo scoraggiamento, al dubbio, sicuramente alla fatica di stare in questo mondo. A volte può capitare che ci lasciamo andare a espressioni come: a che serve che faccia beneficenza se la fame nel mondo non verrà mai sconfitta? Oppure a che serve che preghi per la pace nel mondo se, tanto si sa, l’uomo farà sempre la guerra? O ancora: queste nuove generazioni sono un disastro, a che serve che mi sforzi nel mio lavoro di educatore? Ecco allora la promessa: Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi sempre.

Abbiamo davvero bisogno di essere consolati e difesi contro la logica del male per poter dimostrare che con un nuovo sguardo la realtà assume tutt’un altro significato. È lo sguardo che nella tomba vuota non vede la fine ma l’inizio, non la sconfitta ma la vittoria, non il fallimento ma il traguardo raggiunto. Con questo nuovo sguardo assume un altro significato l’elemosina e il dono di un sorriso a chi è nel bisogno, offrire il perdono e la pace a chi ci ha offeso e non rispondere con la logica della vendetta, sforzarsi di scorgere nelle nuove generazioni, forse confuse e smarrite, anche tanta voglia di cambiare… in meglio.

Desiderosi di ricevere il dono di uno sguardo nuovo, insieme a tutta la comunità, invochiamo: Vieni Spirito Consolatore!

A cura di Sebastian Madau, docente IRC