Aree interne: anche l’Arcivescovo Roberto tra i firmatari di un documento rivolto al Governo

Numerosi vescovi italiani hanno lanciato un forte allarme sui territori periferici del Paese

Anche il nostro Arcivescovo Roberto ha firmato la lettera aperta al Governo e al Parlamento sottoscritta da numerosi vescovi italiani in difesa delle Aree Interne.

Il documento, intitolato “Uno sguardo diverso”, è stato consegnato al gruppo interparlamentare “Sviluppo Sud, Isole e Aree Fragili” al termine del V Convegno nazionale dei vescovi delle Aree Interne, svoltosi a Benevento dove ha partecipato anche il Presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi. L’appello lancia un forte allarme sul destino dei territori periferici del Paese, denunciando che «nelle aree interne assistiamo a nuove solitudini e dolorosi abbandoni», mentre «la forbice delle disuguaglianze e dei divari continua ad allargarsi».

Il documento esprime preoccupazione per la narrazione del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne, che secondo i vescovi rischia di ridurre questi territori a un “suicidio assistito”. «In definitiva – si legge nella lettera – un invito a mettersi al servizio di una morte felice di questi territori». Al contrario, i presuli affermano con forza: «Non possiamo e non vogliamo rassegnarci alla prospettiva adombrata dal Piano… risuonano anzi ancor più forti, dentro di noi, le parole del profeta: Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele (Ez 3,17)».

Il testo chiede al Governo e al Parlamento di «esplorare con realismo e senso del bene comune ogni ipotesi d’invertire l’attuale narrazione delle aree interne» e sollecita  le forze politiche e i soggetti coinvolti a incoraggiare e sostenere, responsabilmente e con maggiore ottimismo politico e sociale, le buone prassi e le risorse sul campo, valorizzando un sistema di competenze convergenti, utilizzate non più per marcare differenze, ma per accorciare le distanze tra le diverse realtà nel Paese». «Chiediamo – aggiungono – di avviare un percorso plurale e condiviso in cui gli attori contribuiscano a costruire partecipazione e confronto così da generare un ripopolamento delle idee ancor prima di quello demografico».

I vescovi inoltre ritengono: «che si debba ribaltare la definizione delle aree interne, passando da un’esclusiva visione quantitativa dello spazio e del tempo – in cui è ancora il concetto di lontananza centro-periferia a creare subalternità – a una narrazione che lasci emergere una visione qualitativa delle storie, della cultura e della vita di certi luoghi», favorendo: «il controesodo con incentivi economici e riduzione delle imposte, soluzioni di smart working e co working, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani specifici di trasporto, recupero dei borghi abbandonati, co-housing, estensione della banda larga, servizi sanitari di comunità, telemedicina».

Il documento sottolinea inoltre come la Chiesa resti una delle poche presenze capillari nei piccoli centri, attraverso parrocchie, Caritas e progetti sostenuti anche dai fondi dell’8xmille: servizi sanitari di comunità, taxi sociale, sostegno all’imprenditorialità giovanile. Un impegno che intende promuovere la restanza, ovvero la possibilità concreta di costruire futuro nei luoghi d’origine.

Il convegno di Benevento, promosso dall’Arcivescovo metropolita mons. Felice Accrocca, ha visto la partecipazione di una trentina di presuli provenienti da undici regioni italiane. In questa occasione, il documento è stato consegnato ufficialmente all’Intergruppo parlamentare.

Il cardinale Zuppi ha dato la disponibilità della Cei a partecipare al tavolo permanente sulle aree interne insieme al Forum nazionale e all’Intergruppo Parlamentare.

«Non possiamo restare indifferenti davanti allo spopolamento e all’abbandono – ha detto monsignor Carbonaro – occorre lavorare insieme, istituzioni e Chiesa, perché i nostri giovani possano scegliere di restare e di costruire futuro nei loro luoghi d’origine».


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