Nuoro: Omelia per la Festa di San Domenico Savio

06-05-2017

Cari fratelli e sorelle,

 

Quest’anno, la festa di san Domenico Savio coincide con il sabato antecedente la domenica del Buon Pastore, tradizionalmente dedicata alla giornata per le vocazioni. Abbiamo quindi, un triplice insegnamento: della Parola di Dio, della pastorale della Chiesa, della storia della santità. Il messaggio della Parola di Dio è concentrato nell’immagine di Gesù come il buon pastore, che conosce le sue pecore, le custodisce nell’ovile, le difende dai ladri e dai briganti. Egli è la porta attraverso la quale si entra nell’ovile: “Io sono la porta delle pecore”, afferma Gesù. In effetti, nel Vangelo ritorna spesso il simbolo della porta: c’è la porta stretta che conduce alla vita e quella larga che va verso la perdizione, c’è la porta che viene chiusa per le vergini stolte e senza olio nelle lampade, ci sono i malati radunati alla porta della città, c’è il mendicante Lazzaro che sedeva alla porta del ricco Epulone, c’è la porta delle Pecore dove giaceva il paralitico, c’è la porta chiusa alla quale bussa l’amico importuno.

 

Di questi molteplici riferimenti al simbolo della porta, oggi, prendiamo quello che Gesù ha riferito a se stesso e ci chiediamo come si faccia a passare attraverso la porta vera che è Gesù, o, in altri termini, come si possa essere suoi discepoli fedeli. “Prendi le Beatitudini e fa quello che dicono le Beatitudini”, ha detto un giorno in un’omelia a Santa Marta Papa Francesco. In buona sostanza: “sii umile, povero, mite, giusto”; e quando qualcuno fa un’altra proposta, “non ascoltarla: la porta vera è sempre Gesù e se entri da quella porta non ti sbagli”. Gesù “non solo è la porta, aggiunge il Papa, è il cammino, è la strada. Ci sono tanti sentieri, forse più vantaggiosi per arrivare, ma sono ingannevoli e falsi. Soltanto Gesù è la strada”.

 

Nella vita del cristiano c’è spesso la tentazione di cercare altre porte o altre finestre per entrare nel regno di Dio. Nel Regno di Dio, però, “si entra soltanto da quella porta che si chiama Gesù. Tutti coloro che fanno un’altra scelta, che vorrebbero entrare dalla finestra, sono “ladri e briganti”. In conclusione, il Papa invita a pregare per ottenere la grazia di bussare sempre alla porta vera, anche quando, a volte sembra chiusa, e ci sentiamo tristi, desolati. Bisogna pregare proprio per trovare la forza di “non andare a cercare altre porte che sembrano più facili, più confortevoli, più alla portata di mano”, e andare invece a cercare la porta vera, ossia Gesù, che non delude mai, non inganna, non è un ladro, non è un brigante. Ci ha dimostrato la sua fedeltà e il suo amore dando la sua vita per noi”.

 

Nel secondo messaggio, la Chiesa ci invita a pregare perché il Signore mandi operai alla sua vigna, suscitando vocazioni alla vita religiosa, soprattutto nel mondo dei giovani. E’ sotto gli occhi di tutti la scarsità del clero. Un tempo eravamo abituati ad avere il sacerdote in ogni paese e in ogni parrocchia. Oggi, per molteplici fattori di ordine sociale e religioso, non è più così. Mancano i preti ma non manca a domanda religiosa che chiede di essere gratificata. Bisogna certamente promuovere la ministerialità dei laici, rendendoli corresponsabili della vita della parrocchia, ma bisogna anche pregare per avere vocazioni al sacerdozio.

 

Il messaggio specifico di questa festa, infine, ci viene dalla vita e dall’esempio di san Domenico Savio. Questo giovane allievo di don Bosco ha raggiunto un alto grado di perfezione cristiana ed è diventato modello di santità per i giovani di tutti i tempi. A sette anni ricevette la Prima Comunione, e in quell’occasione scrisse alcune righe nelle quali riassumeva il suo progetto di vita: “Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati”.

 

I suoi biografi scrivono che Domenico, in fedeltà a questi propositi, faceva ogni otto giorni la confessione, tutti i giorni la Comunione eucaristica come fondamento della sua gioia. Riferiscono, inoltre, alcuni episodi significativi della sua vita spirituale, come quando, un giorno, per strada incontrò qualcuno che bestemmiava e lo invitò a cambiar discorso e a correggersi. Un altro giorno, al passaggio di un sacerdote che andava a portare la Comunione ai malati, si inginocchiò nel fango della strada e fece inginocchiare anche un ufficiale irrigidito nella sua divisa sabauda, stendendogli un fazzoletto per terra. Questi comportamenti, in buona sostanza, sono una risposta al programma di vita spirituale che gli propose Don Bosco, cui Domenico chiese aiuto per diventare santo. Don Bosco gli rispose proponendogli i cosiddetti “segreti della santità”: allegria, impegno nei doveri di studio e di preghiera, fare del bene. Come vedete, niente di straordinario. Semmai, si potrebbe dire che gli propose di fare in modo straordinario le cose ordinarie. Lo stesso ha fatto Giovanni Paolo II, perché, nell’esortazione apostolica a conclusione del grande giubileo del Duemila, propose ai cristiani la santità come misura alta della vita cristiana ordinaria.

 

In ultima analisi, sia l’esempio di san Domenico Savio sia il magistero della Chiesa ci dicono che essere santi non è problema dei preti o delle suore, né significa essere persone fuori della realtà, ma essere persone vere, grandi, che non accettano la mediocrità. La santità, perciò, è vissuta all’interno delle situazioni normali, è alla portata di tutti. Secondo il Card. Montenegro, arcivescovo di Agrigento e già Presidente della Caritas Italiana, “essa si veste del grembiule, della tuta, del camice, siede dietro un bancone o una scrivania. Senza i santi il cristianesimo non riuscirebbe a parlare agli uomini di oggi. La santità è la risposta che possiamo e dobbiamo dare a questo mondo piatto, senza slanci e anonimo, alla ricerca di comode maschere”.

 

Ognuno di noi decida se rispondere alla chiamata personale alla santità con la pagella del sei politico o con la pagella del cuore. La pagella del sei politico misura la sufficienza ed è puro calcolo. La pagella del cuore è senza misura ed è puro amore. S. Domenico Savio ci liberi dalla tentazione dei cristiani che si accontentano della sufficienza e ci dia il coraggio dei cristiani che pensano in grande e amano senza misura.

 

Amen.