Omelia per la B.V. di Loreto

Patrona dell’Aeronautica Militare
03-02-2021

Omelia per la B.V. di Loreto – Patrona dell’Aeronautica Militare

Autorità Civili e Militari, fratelli e sorelle,

È noto che Il Giubileo Lauretano, iniziato ufficialmente con l’apertura della Porta Santa l’8 dicembre 2019, non ha potuto essere celebrato in tutta la sua estensione per l’epidemia da Covid-19 ed è stato prorogato da papa Francesco fino al 10 dicembre 2021, rinnovando così per altri dodici mesi l’esperienza di grazia e perdono per tanti fedeli che visiteranno il Santuario di Loreto. Questa grazia si estende anche alle tante cappelle degli aeroporti civili e alle basi dell’aeronautica militare del mondo e ai luoghi che l’immagine della Madonna di Loreto visiterà.

Oggi è qui con noi! Si tratta di una immagine che rimanda alla Madre di Gesù, ma anche al legame speciale della Madonna di Loreto con l’Aeronautica Militare. Legame che risale ai primi decenni del XX secolo, quando il Papa Benedetto XV, accogliendo i desideri dei piloti della Prima guerra mondiale (1914-1918), proclamò la Madonna di Loreto Celeste Patrona di tutti gli aviatori con il Breve Pontificio del 24 marzo 1920.  La presenza del Simulacro della Madonna di Loreto ci parla di due dimensioni che fanno parte della nostra vita spirituale e della quotidianità: Dio che ci chiede di “volare alto” e poi il rimando alla “casa, alla famiglia” nel ricordo della casa di Nazareth.

L’immagine più «aerea», che troviamo nella Bibbia, come sintesi dell’azione di Dio nei confronti del suo popolo, si legge al c. 19 dell’Esodo, dove Dio si rivolge al suo popolo, Israele, da poco uscito dalla schiavitù dell’Egitto, e gli dice: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. (Es 19,3-6).

Israele ha vissuto la libertà, ricevuta come dono inaspettato e gratuito di Dio; una libertà che lo ha sottratto dalla schiavitù dell’Egitto e lo ha fatto arrivare alla presenza di Dio. Non è un caso, penso, che la Bibbia usi anche questa immagine del «volo d’aquila», per raccontare l’esperienza della libertà. Delle varie conquiste che l’uomo ha potuto fare nel corso della sua storia, quella di riuscire a volare – conquista relativamente recente ma che, come sappiamo, ha avuto uno sviluppo rapidissimo – è forse quella che rende meglio di tante altre la percezione della libertà.

Vincere il peso che ci tiene legati alla terra, percorrere con rapidità i cieli, addirittura conquistare gli spazi al di là del nostro piccolo pianeta… tutto questo è simbolo di una libertà che abbiamo potuto raggiungere in molti altri campi (anche se forse tendiamo troppo a dimenticarci dei suoi limiti). Abbiamo tra le mani il dono della libertà, una grande responsabilità.

Torniamo così alla nostra immagine iniziale, quella del «volo d’aquila»; quell’aquila che è anche nello stemma dell’Aeronautica militare, che in questo anno onora la Beata Vergine di Loreto, nel centenario della sua proclamazione a patrona degli aviatori. L’esperienza del volo ci ricorda, come ho detto, il dono della libertà: una libertà che, per noi cristiani ha un nome: Gesù Cristo.

Una libertà non fine a se stessa (fare ciò che voglio) ma che ci rende veramente capaci di una vita piena, generosa, donata a Dio e ai fratelli. Altro elemento su cui riflettere: la casa, la famiglia, un luogo dove si custodisce l’altra persona. Appunto la casa di Nazareth.

Abbiamo bisogno di restituire alla “casa” questo primato di ambiente dove si cresce in umanità. Dove le persone si incontrano, condividono, gioiscono e anche, insieme, affrontano i momenti difficili e dolorosi della vita. Sappiamo bene che una casa non è solo questione di mattoni o muri, ma principalmente è incontro di progetti, di affetto, per costruire insieme un futuro, crescendo in umanità. Affidiamo proprio alla Madre di Gesù, alla Vergine di Loreto tutte le famiglie qui presenti.

La Vergine di Loreto custodisca tutti gli aviatori, e custodisca tutti coloro che solcano i cieli; e aiuti loro, e tutti noi, a essere riconoscenti a Dio per il dono della libertà che ci ha dato e sempre ci dà in Cristo; e ci aiuti a fare di questa libertà, come dice Paolo, non un pretesto per vivere secondo il nostro egoismo, ma la radice di una carità sempre più forte e piena (cf. Gal 5,13), riflesso dell’amore senza riserve del Dio che ci ama, ci libera e, sollevandoci su ali di aquila, ci fa giungere fino a Sé.

Amen

+ Roberto Carboni, Arcivescovo