Omelia per la festa di Sant’Archelao

13-02-2022

Omelia per la festa di Sant’Archelao, patrono dell’Arcidiocesi Arborense e della città di Oristano

Eccellenza, confratelli nel sacerdozio, distinte Autorità civili e militari, signor Sindaco di Oristano, fratelli e sorelle.

La celebrazione liturgica del martire Archelao, Patrono dell’Arcidiocesi e della città di Oristano, è occasione privilegiata per incontrarci come comunità ecclesiale e civile, rappresentata in modo significativo dalle Autorità presenti e da tanti cittadini, uomini e donne, qui convenuti.

Essere cristiani non significa occuparsi di sacrestie o di devozioni, ma essere attivamente presenti nella società illuminandola con la propria fede e l’impegno ispirato al vangelo. Gesù ha parlato di lievito nella pasta per farci comprendere come la vocazione a essere suoi discepoli debba essere uno stimolo per tutti. Ecco perché, anche nel contesto dell’odierna celebrazione, è opportuno riflettere come credenti e come cittadini sul cammino che stiamo facendo, sui tanti segni di bene presenti nella nostra città e su altri aspetti, più problematici, verso i quali, insieme dobbiamo intensificare la nostra collaborazione e il dialogo.

L’occasione è data dalla venerazione verso Sant’Archelao, una figura lontana da noi nel tempo; la sua esperienza cristiana e umana si è svolta in contesti ben differenti dal nostro, al tempo stesso avvertiamo che il suo messaggio e la sua testimonianza sono ancora attuali.

Egli è presente come possono esserlo gli amici di Dio che non hanno età. La sua testimonianza è un invito a invocarlo come martire eroico, che seppe mostrare il coraggio della verità e del dono di sé.

A questo siamo chiamati dalla testimonianza di Archelao: al coraggio della verità e al dono di noi stessi. Vogliamo affidare la città di Oristano e l’Arcidiocesi Arborense alla sua intercessione. La nostra città, credo tutti siamo d’accordo, è ricca di storia e di potenzialità per il futuro. Ma non possiamo nascondere un presente in cui c’è eccessiva lentezza nel riconoscere la grande ricchezza di risorse umane, ambientali, culturali, economiche, che la accomuna a tante realtà della Sardegna: una lentezza che perdura, purtroppo, da molti anni. È necessario non chiudere gli occhi davanti alle criticità, guardando anzi a quanto si può e si deve fare, per dare spazio alla voglia di futuro che, in questo tempo di pandemia, sembra aver abbandonato tanti di noi.

In questa città ogni giorno converge un numero consistente di ragazzi e di ragazze che frequentano le scuole cittadine. La loro presenza ci interroga per un ascolto più attento, un dialogo sincero. Faccio mia la preoccupazione che molti docenti mi hanno manifestato: è grave la condizione di giovani e giovanissimi, che frequentano la scuola in maniera discontinua, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Una situazione che, se penalizza tutti i ragazzi sotto il profilo della socializzazione, dell’immagine di sé e della realtà, della stessa formazione culturale, lascia indietro soprattutto quanti non possiedono adeguati strumenti informatici, per stare al passo con i compagni di classe. È sotto gli occhi di tutti l’estremo disagio che i nostri ragazzi vivono nell’affrontare situazioni in sé pesanti, che possono diventare insostenibili, nell’età della crescita. Chi li aiuterà a recuperare questi anni sciupati? Chi li ascolterà? Chi si metterà in gioco per dare loro altre possibilità? Siamo chiamati come Chiesa, Scuola, Istituzioni civili, Volontariato e famiglie, a pensare a un progetto comune, o rischiamo di ritrovarci una frattura antropologica seria, maturata in questi due anni di pandemia, che ancora non vuole fermarsi. Siamo chiamati urgentemente ad ascoltare i giovani. Faccio mie le parole di mons. Erio Castellucci (Arcivescovo-Abate di Modena, ndr): Anche se avessimo l’impressione di sentire cose sgradevoli, provocatorie e ingiuste, dovremmo partire dal loro vissuto, accettare che essi stessi si confrontino con la vita, stare al loro fianco e non dettare regole dall’alto. Saranno loro stessi a indicare le strade per trovare, insieme a noi adulti, piste e risposte plausibili per la loro vita. Non saranno sempre i sentieri che noi avevamo pensato per loro, ma saranno i loro sentieri.

Molti di noi hanno sperimentato, nell’incontro con i ragazzi, che essi accettano il confronto con quegli adulti dai quali si sentono amati e accompagnati, e non classificati e giudicati. Se facciamo proposte esigenti prima di tutto devono vederle incarnate nella nostra vita, solo così potranno farle proprie. Ma le famiglie sono spesso l’anello debole di questo possibile circolo virtuoso, perché portano il peso sempre più insostenibile di una responsabilità che, molte di loro, non riescono a gestire, o perché sono il collettore di problemi più grandi: mancanza di lavoro, aggravata dalla chiusura di molte attività, separazioni sempre più frequenti, con conseguente impoverimento, che spesso significa carenza abitativa, alimentare, educativa. Lo possono testimoniare la Caritas, la Mensa della Carità e le Associazioni di Volontariato che quotidianamente assistono un numero sempre crescente di famiglie in difficoltà.

Sostenere le famiglie non significa fare ideologia, ma semplicemente prendere atto di una necessità che riguarda tutti noi. Chi se ne occuperà? Come si affronterà il problema della casa per le giovani coppie, per le famiglie senza reddito o con un reddito minimo, per chi non può più pagare un affitto? Chi si deve occupare di chi vive ai margini, senza lavoro, senza famiglia, senza un tetto? Chi aprirà gli occhi per vedere gli invisibili? Chi darà ai giovani, e ai meno giovani, una prospettiva di lavoro che vada al di là del reddito di cittadinanza, o comunque una prospettiva di vita accettabile? Non per ripetere temi già conosciuti, e senza voler fare inutili semplificazioni di un tema complesso, ma come porre rimedio alla gravissima emergenza in cui a Oristano si trovano le strutture sanitarie, da tanti reparti dell’Ospedale Civile all’Hospice? Ormai da molti mesi numerose sono state le manifestazioni di protesta di cittadini e associazioni, anche con rappresentanti delle Istituzioni, ma la situazione resta ancora gravissima. Tutto ciò ci interroga anche come credenti. La Chiesa ha da poco intrapreso un cammino sinodale, che la sta portando a promuovere ascolto, dialogo, accoglienza al suo interno, ma anche verso tutte le realtà del mondo civile. Sarà questo il momento opportuno per una ripartenza comune, nel segno della collaborazione tra Chiesa, Scuola, Famiglia, Istituzioni civili, terzo settore: un cammino sinodale che ci veda impegnati, ognuno nel proprio campo, ma anche insieme a tutti gli altri, a cercare soluzioni nuove e generose a problemi che toccano credenti e non credenti, laici e religiosi, cittadini e istituzioni. Esistono modalità, sperimentate anche in altri contesti, per promuovere tale collaborazione. Certo, sarà importante cogliere l’occasione, unica, offerta dai fondi del PNRR, ma ancora più importante sarà promuovere una sinergia, una prospettiva sinodale che possa durare al di là dell’emergenza presente, e che diventi stile di convivenza, insieme ecclesiale e civile.

Cari fratelli e care sorelle, non vi sembri distante questa riflessione dal motivo della celebrazione in onore di Sant’Archelao. Egli aveva a cuore la comunità cristiana del suo tempo e cercava di rispondere anche lui alle parole di Gesù che chiedeva ai suoi discepoli, di fronte alla moltitudine affamata: Quanti pani avete? Date voi stessi da mangiare! (Mt 14, 13-21). Accoglie stasera la nostra celebrazione di Sant’Archelao la chiesa Cattedrale, la cui vocazione è essere segno di accoglienza e unità per tutti i fedeli della diocesi, ma anche per coloro che forse si sentono ai margini o non sono cristiani. Vogliamo tenere aperte le porte perché le persone si sentano accolte. La presenza del Sindaco e delle distinte Autorità, è segno importante ed eloquente di una collaborazione nel segno dell’accoglienza e nella ricerca insieme del bene comune.

Concludo questa riflessione ringraziando coloro che nella comunità si adoperano per il bene di tutti, e penso proprio alle Autorità qui presenti. Vogliamo pregare per loro e invocare sulla nostra Città e su tutta l’Arcidiocesi, la potente protezione del martire sant’Archelao. Amen

 + Roberto, Arcivescovo

Preghiera a Sant’Archelao

Sacerdote e martire, Patrono dell’Arcidiocesi Arborense

Testimone di Cristo, Archelao,

seme gettato in terra,

vite potata per portare più frutto,

perdono offerto ai tuoi uccisori.

Lampada accesa,

rischiara con la tua fede

la nostra comunità di credenti

che ti venera come Patrono.

Martire del Vangelo,

hai spezzato con le tue mani il Pane della Vita,

hai annunziato, coraggioso,

la misericordia del Padre:

offri preghiere per noi, tuoi fratelli.

Dona pace,

tu che hai affrontato la violenza,

sicurezza e salute

per le nostre famiglie,

il sereno dopo la pioggia,

la luce dopo le tenebre,

la calma dopo la tempesta.

Amen

+ Roberto, Arcivescovo