Omelia per la solennità di Nostra Signora del Rimedio

08-09-2024

Un saluto di Pace e bene a tutti.

La festa della Beata Vergine del Rimedio rinnova il nostro affetto e la devozione alla Madre del Signore ed è un invito a lasciarci guidare da Lei per aprire il nostro cuore al Signore Gesù. Ma questa data segna pure una ripresa ideale, dopo la pausa estiva, del cammino pastorale della nostra Chiesa arborense. Sono giorni di preghiera e di festa non solo per gli oristanesi ma per tanti fedeli che, anche da lontano, vengono a pregare e sciogliere un voto alla Madonna in questa sua Basilica.

Il titolo di Beata Vergine del Rimedio sottolinea con forza, ancora una volta, la vocazione che la Madre del Signore ha ricevuto dal Suo Figlio: quella di avere occhi di misericordia e di amore per tutti noi, i suoi figli; specialmente per quelli che vivono situazioni difficili, periodi di sofferenza fisica e spirituale, che sono toccati dalla malattia, soffrono angustie che la vita quotidiana può riservare. Stasera ciascuno di noi è arrivato qui, idealmente, come in un pellegrinaggio. Forse non l’ha compiuto a piedi, ma certo lo avrà fatto interiormente. Infatti, già da quando ci si muove dalla propria casa per venire a questo Santuario, alle celebrazioni di questi giorni e a quella che stiamo vivendo, mettiamo in movimento il nostro cuore con l’intenzione di portare alla Madre del Signore le nostre gioie e speranze, le sofferenze e le fatiche. Che cosa, dunque, portiamo nelle nostre mani stasera, da deporre qui all’altare del Signore, sotto lo sguardo materno di Maria? Tanti avvenimenti e situazioni hanno segnato in questi mesi sia la comunità civile che quella ecclesiale.

La nostra Chiesa diocesana ha gioito per due ordinazioni diaconali, per l’ammissione agli ordini sacri del nostro seminarista e nei prossimi giorni per l’ammissione agli Ordini di un giovane uomo che si prepara al diaconato permanente. Ma abbiamo anche sofferto nell’adempiere al mesto compito di celebrare le esequie di alcuni presbiteri che hanno segnato il cammino della Chiesa arborense con il loro prezioso ministero sacerdotale.  Depongo sull’altare il servizio generoso dei sacerdoti che si impegnano quotidianamente per servire le loro comunità; come ben sapete, la scarsità di vocazioni ci obbliga con urgenza verso nuovi modi di organizzare le parrocchie, affidando talvolta a un unico sacerdote due, tre, quattro e anche cinque parrocchie. Ringrazio questi presbiteri che, con disponibilità, si sono aperti a queste nuove modalità di servizio pastorale. Ringrazio anche le comunità dei fedeli che stanno cercando di accogliere i nuovi modi di vivere la realtà parrocchiale e si aprono alla collaborazione.

Portiamo alla Madre del Signore anche il cammino della comunità civile. Conosciamo tutti la lunga litania di fatiche che deve affrontare la nostra terra di Sardegna: le difficoltà croniche che riguardano i trasporti, l’annuale, ripetitivo e doloroso copione degli incendi. La preoccupazione costante della gente, specialmente gli anziani e gli abitanti delle zone interne, riguardo la precarietà del servizio sanitario, la mancanza di medici, la fatica di trovare soluzioni per un problema annoso. A questo si aggiunge lo spopolamento progressivo delle aree interne. I sindaci di queste comunità tentano nuove vie e pensano soluzioni, ma è chiaro che sarebbe opportuna una riflessione approfondita e una progettazione ampia che coinvolga maggiormente altre Istituzioni. Anche la Chiesa è coinvolta in questi problemi, e cerca di non abbandonare i piccoli paesi, ma di mantenere la sua presenza e di farsi vicina alla gente, sapendo, per esempio, che la celebrazione delle feste religiose in queste piccole comunità manifesta la fede ma è anche un evento unificante, comunitario e identitario. In questi ultimi mesi si è aggiunta la preoccupazione non di poco conto, sollevata dalla discussione e dalle scelte in riferimento alla transizione energetica e alla scelta dell’energia rinnovabile. La mobilitazione di tanti cittadini evidenzia la necessità di un maggior coinvolgimento della popolazione in vista di decisioni che toccheranno tutti e, specialmente, le future generazioni. Credo sia opportuna una riflessione onesta, ben documentata e competente, evitando ulteriori abusi e ferite alla nostra Isola. Auspico, insieme a voi, che chi deve occuparsi, a vari livelli di responsabilità, della cosa pubblica, difenda la nostra terra e faccia gli interessi dei cittadini.

La festa del Rimedio è legata in modo speciale alla città di Oristano. Abbiamo affetto per questa città che però deve ancora manifestare al meglio la propria vocazione all’accoglienza, valorizzare la propria bellezza, non avere timore della creatività. Non è necessario fare qui l’elenco delle cose che dovrebbero funzionare meglio e che ciascuno di noi vede quotidianamente camminando per le strade… Sono consapevole che ogni cittadino è chiamato al rispetto del luogo in cui vive, a fare la propria parte con senso civico, non solo a esigere ma anche a dare, a fare in prima persona. Non ci sono ricette facili, ma certo un ingrediente necessario è puntare al bene dei cittadini.

Tutto questo presentiamo oggi qui alla Nostra Signora del Rimedio. Non deve destare meraviglia se in un contesto liturgico parlo di questi temi e tocco problemi molto concreti. Leggendo il Vangelo vediamo che il Signore è sempre stato molto concreto nel proporre la Sua parola: ha affrontato la fame di tanti, la sete, le malattie, i dubbi… E anche la Madre del Signore, Maria, si è dimostrata donna concreta, quando è corsa da sua cugina Elisabetta che aspettava un figlio in età avanzata e per questo aveva bisogno di aiuto e sostegno; oppure quando, con grande concretezza, ha detto al Figlio, alle nozze di Cana: non hanno più vino. Ha fatto notare una mancanza, un problema non da poco nel contesto delle nozze… Siamo chiamati a unire preghiera, riflessione e concretezza nell’affrontare i nostri problemi e quelli che riguardano le nostre comunità, sia in ambito civile che ecclesiale.

Dobbiamo pregare poiché la preghiera sincera e perseverante apre il cuore e illumina la mente nel trovare soluzioni. Dobbiamo riflettere, perché dobbiamo essere onesti nel vedere i limiti, informarci e farci competenti e non superficiali sulle cose da cambiare, sia nella comunità civile come in quella ecclesiale; dobbiamo essere concreti perché bisogna agire e portare a conclusione i progetti iniziati e, infine, con molta onestà, verificare quello che volevamo fare e quello che abbiamo fatto. La parola che riceviamo in questa celebrazione in onore della Madre del Signore è un invito insistente alla corresponsabilità di ciascuno. Mi riferisco, specialmente adesso, all’ambito della comunità ecclesiale. La nostra Chiesa diocesana deve crescere e maturare, ma questo non può essere solo un problema o un impegno dei preti, o di pochi cristiani, bensì di tutti coloro che condividono la fede in Cristo. Ogni vocazione nella Chiesa deve dare il proprio apporto, la testimonianza, l’azione concreta.

Al termine di questa celebrazione desidero consegnarvi la Lettera alla Comunità che indirizzo a tutta l’Arcidiocesi e che, per quest’anno, propone il tema della corresponsabilità di ciascuno nell’annunciare il Vangelo nel proprio contesto di vita, nel vivere la vocazione specifica, nel non sentirsi estranei alla comunità. Vi invito a leggerla e farne oggetto di riflessione comunitaria. Il Signore ci invia tutti ad annunciare il Vangelo; il come e il quando dipendono dalla vocazione di ciascuno, dal percorso esistenziale, ma non dobbiamo aspettare a domani. San Paolo ci ripeterebbe quello che già diceva agli abitanti di Corinto: Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2 Cor 6, 1).

Affidiamo questo impegno a Nostra Signore del Rimedio che ci soccorre nei momenti difficili, che ascolta la nostra preghiera e vede la nostra povertà. Ancora una volta lei ci presenta Suo Figlio e ci invita a seguirlo: Fate quello che Egli vi dirà.

Così sia.

+ Roberto Carboni, arcivescovo