Omelia per l’Ammissione agli Ordini di Francesco Soru

03-01-2020

03 gennaio 2020

AMMISSIONE AGLI ORDINI del Seminarista FRANCESCO SORU

Stasera la comunità cristiana di S. Gregorio Magno in Bauladu – ma possiamo dire con ragione tutta la nostra chiesa diocesana – vive un avvenimento importante: l’ammissione agli Ordini sacri del diaconato e presbiterato di un giovane uomo di questa comunità: Francesco Soru.

Il dono che egli fa di sé stesso, e l’accoglienza che la Chiesa fa di tale dono, riconoscendo la sua vocazione, la sua chiamata, sono illuminati dalla celebrazione che ancora risente del clima natalizio e oggi in particolare dalla memoria liturgica del Santissimo Nome di Gesù, introdotto dai grandi predicatori francescani, primo fra tutti san Bernardino da Siena.

Proprio attraverso l’intuizione dell’uso del nome di Gesù come elemento portante nella sua predicazione, san Bernardino ci ha ricordato che la nostra fede cristiana ha il suo fondamento solido nel riconoscere l’umanità di Gesù ma anche la sua divinità. Infatti accostando insieme il nome di Gesù e la sua missione (salvatore degli uomini) in poche parole diciamo che nel figlio di Maria, nel Verbo fatto uomo per noi, non riconosciamo e adoriamo colui che ci libera dal peccato e dalla morte.

L’invocazione del Nome, divenuto un vero e proprio cammino di preghiera e contemplazione specialmente nella tradizione orientale ma poi ripreso anche dalla riflessione teologica, contiene tutti gli elementi costitutivi della tradizione cristiana, dal riconoscimento della signoria del Cristo, alla filiazione divina e la Sua incarnazione, con la giusta “apertura” escatologica e quindi la percezione del mistero trinitario.

Alla luce proprio della teologia del nome di Gesù oggi possiamo leggere la celebrazione dell’ammissione agli Ordini di Francesco: in fatti qui noi parliamo di disponibilità a Dio, di donare sé stessi, di mettersi in cammino con fiducia e perseveranza, fidandoci e fidandoti del Signore nostro Gesù, che chiama a seguirlo.
Francesco già da qualche anno ha iniziato il suo cammino di formazione, dopo aver fatto il discernimento sulla sua vocazione. Ha messo alla prova il desiderio di servire il Signore, di spendersi per Lui nella preghiera, nel servizio ai fratelli, si è messo in discussione per riprendere la sua vita e donarla al Signore.

Nella semplice liturgia di questo Rito Francesco sarà chiamato per nome, così come Dio lo ha già chiamato per nome chiamandolo all’esistenza e lo ha condotto lungo il cammino della sua storia personale ad arrivare a questo impegno di dedicarsi al servizio di Dio e degli uomini nell’Ordine sacro.
Tale impegno, che egli esprimerà pubblicamente e che benedirò ha dinanzi a sé ancora un cammino di discernimento da parte della Chiesa, che vuole accompagnare questo suo figlio con la preghiera.

Ho detto che verrà chiamato per nome. Ma cosa c’è dietro il suo nome? C’è una storia iniziata nella sua famiglia, – che desidero ringraziare – un incontro con Dio attraverso la comunità cristiana di Bauladu e il contatto con i sacerdoti e con altri fedeli laici impegnati e testimoni di Cristo. C’è il contatto con i formatori e i compagni dell’attuale cammino nella Comunità Nuovi Orizzonti di Frosinone, che ringraziamo per la disponibilità.

Siamo di fronte al risultato di un “ineffabile dialogo tra Dio e l’uomo” (PDV, 36) che tra poco rivivremo in maniera sintetica in una serie di domande che rivolgerò a Francesco e di risposte che riassumeranno davanti a tutti quanto egli sta vivendo in questi anni. Un dialogo tra l’amore di Dio che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore risponde a Dio. Questo rapporto tra il dono gratuito di Dio che chiama e l’uomo che liberamente risponde è alla base di ogni vocazione: non è forse stato così anche per gli apostoli?

Il vangelo di Marco ci racconta come Gesù “salì sul monte e chiamò a sé quelli che volle ed essi andarono da lui” (3,3). Da una parte c’è dunque Dio che chiama; dall’altra c’è l’andare”, il “seguire” Gesù da parte dei dodici. Ogni vocazione è così. E questa sera vogliamo ancora stupirci davanti alla vocazione di Francesco perché anche per lui, innanzitutto è intervenuto Dio.
Così come per ogni chiamato, anche per Francesco, c’è sempre l’assoluto primato della Grazia poiché la chiamata è unicamente una proposta di Dio che non può essere né forzata né sostituita da alcuna decisione umana.

La vocazione – non è mai un diritto dell’uomo, non è una promozione né la realizzazione di un semplice progetto personale ma chiede grande rispetto e fiducia da parte del chiamato verso il datore di questo talento unico, chiede incondizionata fedeltà al Dio che chiama e che solo potrà aiutare Francesco – come ogni chiamato – a perseverare fondandosi non sulle sue sole forze ma soprattutto sulla potenza di Dio!

Carissimi giovani qui presenti! La scelta di Francesco vi provoca. Egli poteva scegliere altri progetti di vita, ma ha accolto l’invito del Signore a spendere la sua vita, a donare la sua libertà, il suo cuore, in questo progetto entusiasmante ma anche impegnativo: portare il Signore nei segni che Egli ha lasciato alla Chiesa: Eucaristia, perdono, annuncio, incontro! Sì, La scelta di Francesco interroga i giovani qui presenti: forse il Signore vuole da voi questo dono di sé. La comunità cristiana ha bisogno di annunciatori, del Vangelo e di persone che se ne lascino conquistare; di persone che facciano e siano Eucaristia, di uomini che donano il perdono che il Signore offre; di uomini disponibili ad aiutare altri uomini e donne all’incontro con il Signore, al dialogo con Lui.

Innalziamo la nostra preghiera a Dio perché, attraverso l’intercessione della Madre del Signore, il cammino di Francesco sia dono totale di sé e anche altri giovani sentono la chiamata ad impegnarsi nel servizio al Signore e alla Chiesa.

+ Roberto, vescovo