Omelia per l’imposizione del Pallio

27-10-2019

Fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace!

L’imposizione del Pallio, sobria ma profonda nel suo significato, ci rimanda, attraverso la distillazione dei gesti e simboli che la storia della comunità cristiana spesso realizza, a Gesù, che ci chiede di accogliere la Sua persona e il Suo giogo per imparare a “portarci” vicendevolmente, come ci esorta san Paolo (Gal 6,2).

Un simbolo dai forti richiami evangelici che ri-presenta ai nostri occhi l’immagine del Buon Pastore che ha dato la vita per noi. Nel vangelo Gesù indica gli atteggiamenti necessari per colui che è chiamato ad animare e sostenere i fratelli di fede: è invitato a conoscerli e dare la vita per essi. Nell’invito a conoscere vi è l’esortazione a vivere una relazione non superficiale, ma autentica, che ha bisogno di tempo di accoglienza, ascolto, attenzione. Ma ancor più impegnativo è l’invito a dare la vita.

Come sappiamo Gesù realizza in modo unico il dono di sé stesso accettando di morire sulla croce, e il suo esempio è strada e progetto di vita per tutti noi che vogliamo seguirlo e specialmente per me vescovo, ma anche per i presbiteri e diaconi e per ogni cristiano. Infatti non posso pretendere di guidare gli altri, se prima io stesso non seguo il Maestro, se non sono disposto a servire come Gesù ha servito, se non offro me stesso come Lui si è offerto.

Il Pallio ci rimanda all’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità e, al tempo stesso alla figura del vescovo come buon pastore. Il Signore mi invita a portare ben stretti coloro che mi sono affidati, come un pastore ma anche come un padre-fratello. L’Agnello, così stilizzato e simbolizzato nel Pallio, richiama anche la pecora perduta, malata, debole, che ha bisogno di essere messa sulle spalle e ricondotta al sicuro. Come non vedere in tutti questi richiami un invito chiaro a come deve essere il mio servizio episcopale in questa Chiesa di Oristano.

L’incontro fraterno che di recente ho avuto con i presbiteri della Arcidiocesi, nell’ascolto delle loro riflessioni e richieste, mi ha confermato nella necessità di coltivare il dialogo e l’accoglienza, la guida autorevole e il discernimento, perché tutta la nostra Chiesa possa camminare verso il Signore con fiducia e
rinnovato entusiasmo.

Il simbolo del Pallio ci parla anche del legame speciale che ogni vescovo della Chiesa Cattolica ha con il Successore di Pietro, con il vescovo di Roma che presiede le chiese nella Carità. Si tratta di un simbolo che ci viene inviato come «Segno liturgico della comunione che unisce la Sede di Pietro e il suo Successore ai Metropoliti e, per loro tramite, agli altri Vescovi del mondo…» (CIC 437).

In questa Solenne celebrazione il Pallio mi viene imposto dal Nunzio Apostolico in Italia, Mons. Paul Emil Tscherrig, che ringrazio di cuore per la Sua amabile presenza. Nella Sua persona salutiamo con affetto, manifestando la nostra gratitudine al Santo Padre Francesco, che lo ha inviato per come Suo rappresentante, dopo aver Egli stesso benedetto il Pallio nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Vaticano lo scorso 29 giugno. È un segno forte di comunione ecclesiale, annuncio della nostra appartenenza a Cristo, Agnello che si offre per noi.

Saluto cordialmente i confratelli nell’Episcopato che hanno voluto onorarci con la loro presenza; saluto i presbiteri, i diaconi, le Religiose e i Religiosi e tutto il Popolo santo di Dio sia della Diocesi di Oristano sia della Diocesi di Ales-Terralba che ha voluto accompagnare questo evento di comunione ecclesiale con la presenza e preghiera. Saluto le Autorità civili e militari chiamate a servire la nostra comunità cittadina e la Provincia; con tutte mi unisce la collaborazione nella ricerca del bene comune.

Carissimi tutti, confido nella vostra preghiera perché il Signore mi conceda di seguirLo e imparare da Lui, vero Buon Pastore, l’atteggiamento di accoglienza, disponibilità, coraggio nel servire e guidare la comunità cristiana. Amen

+Roberto Carboni, arcivescovo