Omelia per l’ordinazione diaconale di Pierpaolo Brunzu

25-03-2023

Carissimo Pierpaolo, carissimi fratelli e sorelle.

La solenne liturgia dell’Ordinazione Diaconale che questa mattina ci ha qui riuniti, si situa nel contesto della festa liturgica, importante e significativa, dell’Annunciazione della nascita del Signore alla Vergine Maria. Si tratta certo di una festa mariana, ma al tempo stesso di una festa profondamente cristologica. Infatti, al centro di questa festa c’è Gesù, annunciato dall’angelo, atteso dai profeti e dal popolo d’Israele e accolto con generosità, umiltà e disponibilità dalla Vergine Maria. Pertanto, la liturgia dell’Ordinazione Diaconale viene illuminata da questa celebrazione che ne indica anche il percorso di riflessione. Dobbiamo infatti ricordare che la prima definizione che Maria dà di sé stessa, la sua presentazione, sia nell’annuncio dell’angelo e poi nella visita a Elisabetta, è quella di Serva del Signore. Eccomi, sono la serva del Signore e poi, nel canto del Magnificat dice: Ha guardato all’umiltà della sua serva.

Dunque, la Madre del Signore vede sé stessa e si colloca nella prospettiva del servizio a Dio, della disponibilità totale a Lui. Questa stessa prospettiva deve caratterizzare ciascuno di noi, ma in modo particolare coloro che, come in questo caso, si avvicinano al ministero Diaconale che, per definizione, è ministero di servizio. Nella liturgia di oggi, sono tre le dimensioni che si intrecciano nel rivelare il profilo umano e spirituale del diacono: egli è colui che serve alla mensa della Parola, che serve all’Altare e che serve alla carità. Mi pare che questi tre servizi, questi tre atteggiamenti di comunione con il Signore, realizzati nell’assumere la vocazione diaconale, sono stati ben interpretati e vissuti dalla Madre di Gesù.

Al servizio della Parola

Come ben sappiamo Gesù non è venuto soltanto per dirci parole, ma è egli stesso la Parola del Padre che viene pronunciata per noi, per la salvezza del mondo. Il primo servizio che Maria compie è proprio quello di custodire nel suo cuore e nel suo grembo questa Parola, come ci ricorda il Vangelo di Luca: Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Luca 2, 16). Ella ascolta le parole e gli avvenimenti, la parola pronunciata per così dire anche attraverso i fatti, nel proprio cuore, per fare discernimento. Ecco il primo atteggiamento che viene suggerito al nostro diacono Pierpaolo: quello di custodire la parola del Signore nel proprio cuore, di meditarla, di ruminarla, direbbero i Padri, di farne luce per il proprio cammino. Non sempre si tratta di una Parola immediatamente comprensibile o facile, non lo è stato neanche per Maria, la Madre del Signore. Ricordiamo lo smarrimento di Gesù nel tempio, quando la Madre del Signore manifesta la sua fatica umana per comprendere: figlio, perché ci hai fatto questo? E Gesù risponde: mi devo occupare delle cose del Padre? Maria ci insegna a custodire la Parola, a volte difficile, esigente, che deve essere compresa, non superficialmente ma in profondità. Alle nozze di Cana Maria, accortasi della mancanza del vino, dice ai servi, fate quello che egli vi dirà. Dunque, mette in primo piano proprio la parola del Signore. Che viene assurta a guida del comportamento. Maria diventa la mediatrice di questa Parola. Ecco, dunque, un atteggiamento che il diacono deve favorire in sé stesso: non appropriarsi della Parola. La nostra spiegazione e meditazione non è fatta per mettere noi stessi in primo piano, quanto piuttosto ciò che il Signore dice. Noi siamo mediatori, servitori di questa parola, proprio come Maria ci ha insegnato. Questo è l’invito per il nostro diacono Pierpaolo: essere umile dinanzi a questa Parola. Divenire servitore, e non servirsene, proporla e offrirla ai fedeli non come cosa propria: deve trasparire, in modo evidente, la presenza e la forza di Dio.

Al servizio della Mensa

Secondo atteggiamento che viene chiesto al diacono attraverso la liturgia è quello del servizio all’Altare. Sappiamo che questo significa, in senso stretto, da un punto di vista liturgico, tutto ciò che ha attinenza con la preparazione della mensa, con la disposizione dei doni sull’Altare in vista del sacrificio, con la distribuzione dell’Eucaristia. Avviciniamoci a Maria per capire come ella è stata unita e associata, in modo privilegiato, al sacrificio del suo Figlio Gesù. I Vangeli, come sappiamo, la presentano ai piedi della Croce insieme al discepolo Giovanni. Nella contemplazione di quella scena mi ritorna in mente la frase di un famoso vescovo americano, Fulton Sheen, il quale diceva: Maria è l’unica creatura, l’unica donna che può dire con estrema verità, additando il Cristo sulla Croce, il figlio da lei generato: Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Anche Maria collabora a questo dono che Gesù fa di sé stesso. Perché lo segue e lo prepara con il suo affetto, capisce le sue motivazioni, ispirata proprio dallo Spirito Santo che l’aiuta a comprendere la profondità di un tale sacrificio. Ora nel ministero del Diaconato bisogna ricordare che tutto ciò che ha attinenza con l’altare non è solo indossare vesti specifiche o preparare meccanicamente oggetti o cose, predisporre o eseguire rituali, ma piuttosto immedesimarsi in questa dimensione, dove l’altare è al tempo stesso il corpo di Cristo e la mensa dove si consuma il sacrificio di Cristo: deve essere preparato anche con un atteggiamento evidente di rispetto e di amore. Non si tratta di assecondare i propri gusti ma di fare un gesto ecclesiale e comunitario. Da questo altare, poi, il diacono riceve il corpo del Signore per portarlo a tutti coloro che desiderano fare Comunione con Cristo e i fratelli e specialmente i malati.

Al servizio della Carità

Il terzo atteggiamento che la liturgia dell’Ordinazione Diaconale suggerisce per il diacono è quello della carità. Insieme al ministero, appunto, della parola e dell’altare, c’è quello della carità. La carità significa attenzione: ai poveri, ai deboli, alle necessità dei fratelli. Questo lo abbiamo già contemplato nell’atteggiamento della Madre del Signore, appunto alle nozze di Cana, quando si accorge della situazione drammatica della povertà di questa coppia di sposi e si fa interprete e anche mediatrice; è Lei che invoca il Signore per averne l’aiuto. Il diaconato, attraverso quel legame stretto e importante con il vescovo, manifesta la carità della Chiesa. Attraverso diversi modi, non solo nel gesto più immediato e concreto che può essere quello del distribuire beni materiali come gli alimenti, gli indumenti, il denaro. Deve, innanzitutto, portare sé stesso, il proprio tempo, la propria disponibilità, il proprio sorriso, la propria comprensione e pazienza: dunque una carità che si manifesta in molti modi.

Ecco, quindi, caro Pierpaolo, come il tuo ministero viene illuminato dalla figura della Madre del Signore. Dal suo esempio puoi attingere un atteggiamento di servizio, di ascolto, di attenzione ai poveri che segna in modo indelebile la vocazione al diaconato. A Lei ti affido, perché sempre faccia memoria della tua vocazione al servizio della comunità, dei poveri e di tutti coloro che incontrerai nella tua strada. Amen.

+ Roberto Carboni, arcivescovo