Omelia per Nostra Signora del Rimedio, patrona dell’Arcidiocesi

08-09-2021

Signor sindaco della città di Oristano, Autorità civili e militari che ci onorate della vostra presenza… carissimi malati che vi trovate, per periodi di cura, nella clinica Santa Maria Bambina… fratelli e sorelle…

Ci presentiamo dinanzi alla Madre del Signore, Nostra Signora del Rimedio, patrona della nostra Arcidiocesi.

Maria è nostra sorella in umanità e al tempo stesso è Madre nostra. La sua vocazione è quella di portarci a Gesù, ma anche di ascoltare le nostre fatiche, i dolori, le preoccupazioni. Quale supplica le rivolgiamo? Cosa portiamo nelle nostre mani? Che cosa le presentiamo? Le mani ferite di uomini e di donne.

Abbiamo vissuto questi mesi sotto l’angoscia della piaga degli incendi. Insieme al dolore nel vedere la natura della nostra Isola distrutta e deturpata, si è aggiunto ancora di più quello di vedere i volti segnati dall’angoscia e dal dolore di coloro che in questi incendi hanno perduto tutto: il lavoro di anni, i sacrifici di una vita, il sudore di tanto impegno. Ci ha fatto male vedere gli animali morti che non hanno potuto scampare alle fiamme.

Purtroppo, la nostra Sardegna non è nuova a questi drammi, ma in particolare quest’anno esse hanno assunto una rilevanza tragica e hanno ferito, insieme ad altri territori dell’Italia e del mondo, la nostra Casa comune. Saranno le autorità preposte a dirci quanto è presente la mano dell’uomo, l’intenzione criminale, gli interessi privati legati agli incendi, insieme alla scarsa attenzione e alla superficialità.

Ancora una volta, si leva sembra inascoltato, il coro di tanti cittadini che chiedono: più uomini, più mezzi, più risorse, più pianificazione, più controllo. Sono anni che sentiamo questo ritornello, che ritorna puntuale ma solo dopo che si cammina sulla cenere e si contano i danni. La prevenzione e l’educazione costante al rispetto sembrano pii desideri piuttosto che reali progetti. Sta sempre più appartenendo al nostro modo di pensare che la cura della Casa comune sia un impegno urgente e non dilazionabile. La natura, la creazione ci è stata affidata per custodirla.  Dobbiamo estirpare l’idea errata che, come uomini, abbiamo diritti di sfruttarne le risorse, senza responsabilità e programmazione.

Questa nociva ideologia ci ha già portato a una situazione in cui il pianeta, ma anche la nostra terra di Sardegna, non ha più la forza di rigenerare, in tempi accettabili, quello che consumiamo e distruggiamo. È noto a tutti che il 29 luglio scorso la terra ha già consumato le energie e risorse del 2021 e già sta intaccando quelle del 2022, mettendo sulle spalle delle nuove generazioni una ipoteca pensante. È comprensibile allora che le giovani generazioni ci chiedano con forza di fare qualcosa, di muoverci, di mettere in atto politiche che frenino lo sfruttamento del pianeta. A questo aggiungiamo la necessità di una cultura del rispetto per la nostra terra di Sardegna; rispetto che deve innanzi tutto venire dai suoi stessi figli.

Propongo che ragazzi e giovani che inizieranno tra poco la scuola siano portati a camminare in mezzo ai boschi ridotti in cenere per prendere coscienza che tutto questo ci deve interessare, è nostro, e siamo coinvolti in questo dolore, e la nostra incuria e disattenzione ha la capacità di creare un futuro povero in molti sensi, se non ci si impegna davvero. Le nostre mani, oltre alla ferita degli incendi, hanno ancora le ferite, non pienamente rimarginate dei problemi originati dalla pandemia.

Portiamo a Nostra Signora del Rimedio la fatica di una ripresa, l’incertezza del momento presente, nonostante i passi fatti e le speranze, comunque, che non dobbiamo spegnere. Un anno è trascorso, ci sembra di vedere passi di miglioramento, speranza di maggiore tranquillità, come ci viene spiegato dalle persone competenti a cui diamo fiducia soprattutto per merito dei vaccini. Però l’incertezza, a cui si somma comunque la nostra responsabilità, i nostri comportamenti riguardo all’arginare il contagio, ha ancora un peso importante.

Ci preoccupano in modo particolare i nostri giovani. Il tempo di pandemia, come sappiamo bene, ha creato situazioni di disagio, di tensione. Ha mortificato le energie dei ragazzi e dei giovani. Talvolta tutto questo si è trasformato in protesta, qualche volta anche in violenza, per farci sentire che ci sono, che vogliono vivere la vita. Fra poco riapriranno le scuole. Siamo tutti consapevoli delle incertezze in questo nuovo inizio.

Ma credo che tutti coloro che sono impegnati nella Scuola come luogo di educazione dell’umanità, luogo di pensiero e dove si offrono gli strumenti per pensare, riflettere, progettare, vogliano rimettersi al lavoro. Gli stessi ragazzi desiderano la scuola in presenza.

Come si lega tutto questo alla celebrazione mariana che stiamo vivendo? La vita concreta, i problemi, non sono estranei alla fede, anzi essi vengono riletti e ripensati proprio nel contesto della fede. Noi oggi mettiamo insieme la preghiera a N.S. del Rimedio e ricordiamo la Natività di Maria. Cioè mettiamo in primo piano l’umanità della Madre del Signore, per ricordare al tempo stesso l’umanità di Gesù e anche riflettere sulla nostra umanità.

Nato da donna dice san Paolo nella lettera ai Galati (Gal 4,4,) per fare sintesi in poche parole di quel mistero grande che è la volontà di Dio di farsi vicino, prossimo a noi. Accanto alla Madre del Signore e al Signore stesso noi mettiamo la nostra umanità ferita e stanca. In questo contesto, tutto ciò che è umano, i dolori e anche le gioie dell’umanità, le gioie e le preoccupazioni della nostra gente di Sardegna, non sono estranee alla nostra fede. Noi le assumiamo per presentarle con fede alla Madre di Gesù, perché sia lei a intercedere per noi. Sappiamo che questo fa parte della vocazione profonda di Maria; quella di accorgersi dei limiti, del dolore, della povertà dei suoi figli: Non hanno più vino, dice a Cana a suo Figlio.

E noi possiamo tradurre queste parole, ampliando l’elenco delle nostre povertà: distruggono la loro casa comune, non si rispettano, non si ascoltano etc… Sono le nostre povertà di oggi. La preghiera alla Madonna non ci esime dal fare la nostra parte, ma ci dà maggior forza e fiducia per vincere le nostre povertà, insieme. Concludo affidando alla Madre del Signore, a Nostra Signora del Rimedio, tutta la comunità diocesana, la comunità cristiana di Oristano.

Siamo in un contesto di cambiamento, di riflessione per capire dove la Chiesa deve andare, qualche percorsi intraprendere, su cosa puntare come aspetto essenziale. Abbiamo povertà anche nell’ambito ecclesiale: povertà nel numero dei preti che curino le comunità, povertà di collaborazione dei laici, povertà di coraggio nel fare scelte diverse…

Affidiamo allora a Maria la nostra preghiera: Tesorera celestiale, divina dispensadora. Alcanzadenos, Segnora, Remediu pro dogni male. Amen

+Roberto, Arcivescovo