I gosos. Oe cun gala cust’intrada. Chenabura cun sa Rughe a pala.

Gosos. La nostra tradizione canora e religiosa ci ha riservato versi densi di fede e significato.

Cun zelante fervore clamat su Re Davide: sas portas aberide pro ch’intrat su Segnore. Con questa torrada ci pare di vedere la scena raccontata nel Secondo Libro di Samuele, quando l’arca del Signore viene trasportata dalla casa di Obed – Edom nella città di Davide. In quest’occasione Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. […] Così Davide e tutta la casa d’Israele trasportavano l’arca del Signore con tripudi e a suon di tromba (2Sam 6,14-15).

La Gerusalem dizzosa, la Gerusamme a cui, dopo esservi entrato trionfalmente, Gesù dice: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati… (Mt 23,37), riceve l’invito: sas portas tene apertas, ca sas dizzas sunt certas in s’intrada gososa (strofa 1). Si avverano sas dizzas dei profeti Isaia e Zaccaria: Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma (Mt 21,5; Is 62,11; Zc 9,9).

Il principe della pace, Gesù, che i due ciechi di Gerico avevano apostrofato come Signore, figlio di Davide (Mt 20,31), ricalca i passi di un altro “pacifico” della stirpe davidica, Salomone. Quando dev’essere incoronato, il re Davide da quest’ordine: […] fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon (1Re 1,33). Oggi è il giorno in cui, a Gerusalemme, Gesù è cun canticos rezidu, cun pompas ospedadu (strofa 2), dove sa plebe aborrottada bos dat sa bene enida (strofa 4). È il momento in cui le persone entusiaste cominzan a bettare sas capas in sa via, in signu de allegria e gosu singulare (strofa 5), come gli ufficiali di Ieu che viene consacrato re al posto di Acab (2Re 9,11-13). Il nostro autore ricorda a Gesù, quasi a volerlo disilludere: Oe cun tanta gala custa intrada faghides, chenabura nde bessides cun duna rughe a pala (strofa 3).

Gesù entra vittorioso a Gerusalemme, come il suo antenato Davide che l’aveva strappata ai Gebusei (2Sam 5,6-12); e come il re poeta, che saliva l’erta degli Ulivi piangendo e camminando con il capo coperto e a piedi scalzi (2 Sam 15,30), anche Gesù esce dalla città verso il Golgota per essere crocifisso (Mt 27,32-33). In pochi giorni custas festas onorosas, in penas orrorosas prestu si den mudare (strofa 6). Non si chiuderà tutto lì nella croce e nel sepolcro.

C’è una speranza, quella della profezia davidica che Pietro ricorda alla folla il giorno di Pentecoste: Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione. Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni (At 2,30-32).

A cura di Giovanni Licheri.