Eccoci in Quaresima: tempo di penitenza e conversione. Cammino di quaranta giorni per arrivare meno distratti alla Pasqua del Signore. La tradizione spirituale individua nel digiuno, nell’elemosina e nella preghiera gli atteggiamenti per crescere nella vita spirituale.
Questa volta, però, faccio fatica a parlarvi di digiuno, dopo un anno in cui è stato costantemente presente nella nostra vita. Digiuno di abbracci, di strette di mano alle persone care, specialmente nel momento solenne e tragico in cui lasciavano questa vita. Fame di relazioni, di amicizie, di incontri, di feste. Assenza di tante cose che tessono il quotidiano e all’improvviso sono scomparse, ridotte, guardate con sospetto. Più che parlare di digiuno vi inviterei piuttosto a nutrirvi. Alimentiamoci di dialoghi e incontri, diamo nuovo valore alle relazioni, iniziando da quelle in famiglia. Mettiamo occhi nuovi per guardare le persone con le quali viviamo, tutti i giorni: marito, moglie, figli, nonni, fratelli, amici, parenti. Nutriamo la nostra umanità, scoprendo la bellezza di un ascolto, di un incontro, di una preghiera insieme, del perdono dato e ricevuto. Nutriamoci di spiritualità.
Sento anche la fatica a parlarvi di elemosina. Quest’anno è stato segnato dall’incertezza per tante attività lavorative. Molti hanno chiuso, altri hanno vissuto e stanno vivendo il dramma di nuove povertà. Si è allungata la fila di persone che, dinanzi alla porta della Caritas, chiedono di poter avere un po’ di cibo da portare a casa. Sì, non posso parlarvi di elemosina, perché molte famiglie sono in povertà. Posso invece parlarvi di condivisione, anche nelle ristrettezze. Non si tratta solo di dare qualcosa, ma di guardare oltre la finestra, oltre il muro, di dare insieme al pane la misericordia, con la consapevolezza che questa sofferenza ci tocca tutti e insieme ne possiamo uscire.
Infine la preghiera. Con il digiuno e l’elemosina sono le tre ali che fanno volare la vita spirituale. Non possiamo nasconderci che questi mesi di pandemia hanno lasciato il segno anche nella nostra relazione con il Signore e con la comunità. Abbiamo cambiato ritmi, consuetudini; vissuto l’assenza di tanti momenti celebrativi in cui la comunità esprimeva festa e comunione, incontro e allegria. Anche la nostra preghiera è cambiata. Avvertiamo la necessità di renderla più solida, più profonda, che traduca il nostro desiderio di vedere Gesù. Non si prega solo per chiedere, anche se il Signore accoglie con benevolenza ogni nostra domanda: apriamo il cuore alla preghiera di gratitudine e di lode.
Non sarà facile dire grazie per questa prova, che ci ha fatto scoprire i nostri limiti e la fragilità dell’esistenza, ma anche le possibilità di incontro e condivisione. Ma è necessario. Solo accogliendo la fatica saremo pronti a riprendere il cammino.
La Quaresima è un tempo speciale nella vita di ogni cristiano. Ci prepara alla Pasqua del Signore. Chiediamo a Lui che ci aiuti a coltivare il desiderio di ascoltarlo, seguirlo, amarlo. Questo è l’augurio per me, per voi. Un tempo che ritorna uguale, ogni anno ma che possiamo rendere nuovo, efficace, illuminante con la grazia del Signore Risorto.
+ Roberto, Arcivescovo
Oristano 17 febbraio 2021,
Mercoledì delle Ceneri