Sinodo 2021-2023: Pubblicata la Sintesi nazionale della fase diocesana

In ascolto del Popolo di Dio

L’indizione del Sinodo universale ha rappresentato per le Chiese in Italia l’occasione per dare seguito ad alcune indicazioni offerte da Papa Francesco negli ultimi anni. Già nel 2015,
al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, parlò di “stile sinodale”, mentre nel 2019 tornò sul tema della sinodalità raccomandando di avviare un processo “dal basso verso l’alto, e
dall’alto verso il basso”. Così, rispondendo ai suoi ripetuti appelli, raccolti e assunti dalla 74ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, nel maggio 2021 è stato
avviato il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, ufficialmente apertosi in tutte le diocesi il 17 ottobre 2021 e teso a prestare orecchio a “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (cf. Ap 2-
3).

Il percorso prevede uno sviluppo in cinque anni, con un’articolazione in tre fasi: narrativa (2021-2022; 2022-2023), sapienziale (2023-2024) e profetica (2024-2025).

L’anno pastorale 2021-2022, in sintonia con quanto richiesto dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, è stato dedicato all’ascolto e alla consultazione capillare del Popolo di Dio,
inserendosi a pieno nel tracciato del Sinodo universale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”: è stata avviata una consultazione anche al di là del
perimetro di coloro che si sentono membri della comunità ecclesiale, attraverso la proposta di un cammino spirituale di ascolto reciproco e di una sinodalità vissuta sulla quale far leva
per quella riforma che il Signore domanda continuamente alla sua Chiesa.

Del cammino percorso in questo primo anno si dà qui sinteticamente conto.

Il coinvolgimento è stato ampio ed eterogeneo: dalle Chiese locali nelle loro articolazioni (diocesi, parrocchie, zone pastorali o foranie…) e in tutte le loro componenti, con lo sforzo di raggiungere anche i mondi della politica, delle professioni, della scuola e dell’università, fino ai luoghi della sofferenza e della cura, alle situazioni di solitudine e di emarginazione. Non sono mancate incertezze e perplessità, soprattutto in fase iniziale, a rallentare il percorso, specialmente in una stagione segnata da ansie e smarrimento, dal riacutizzarsi della pandemia con il suo carico di lutti, sofferenze e disagi, allo scoppio della guerra in Ucraina, che ha riacceso ferite, paure e risentimenti. In mezzo a queste crisi, il Popolo di Dio ha cercato di superare individualismi, scetticismi e steccati, e si è messo in cammino.

È stato costituito un Gruppo di coordinamento nazionale, si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone. Più di 400 referenti diocesani hanno coordinato il lavoro, insieme alle loro équipe, sostenendo con costanza e convinzione iniziative, producendo sussidi e raccogliendo narrazioni. Si è creata una rete di corresponsabili che è un primo frutto, inatteso, del Cammino e una risorsa preziosa per la sua prosecuzione. Il collegamento tra i referenti è stato importante per sostenere un lavoro ricco e impegnativo che si è dovuto confrontare anche con resistenze dovute alla paura di attivare un processo destinato semplicemente a lasciare le cose come stanno.

Sono duecento le sintesi diocesane e 19 quelle elaborate da altri gruppi – per un totale di più di 1.500 pagine – pervenute alla Segreteria Generale della CEI a fine giugno. In alcune Chiese locali il cammino si è innestato su Sinodi diocesani in corso, appena avviati o da poco conclusi, con l’attenzione d’intrecciare il percorso diocesano con quello nazionale e universale e con la disponibilità a leggere il Sinodo diocesano come un dono anche per le altre Chiese, con uno spirito nuovo e una visione più ampia che può contribuire a uscire dalla logica dei Sinodi di documenti. Il soffio dello Spirito ha rimesso in movimento le comunità, a volte stanche e ripiegate su se stesse, ha aperto gli occhi e il cuore consentendo di vedere e riconoscere i “compagni di viaggio” e il debito di ascolto maturato nel tempo. Diverse persone, talvolta confinate nell’invisibilità, sono state raggiunte dall’invito del Sinodo e coinvolte in un percorso di ascolto che le ha viste finalmente protagoniste. Del resto, è apparso subito chiaro che non c’è nulla che sia estraneo alla vita della Chiesa e, quindi, che la Chiesa può essere davvero la casa di tutti.

Va, tuttavia, segnalato che il percorso compiuto durante il primo anno ha intercettato principalmente la parte della comunità ecclesiale italiana che in qualche modo gravita o afferisce ai circuiti parrocchiali, seppur con eccezioni anche importanti e tanta creatività. La parrocchia resta il paradigma strutturante dell’immaginario pastorale e missionario, sebbene la presenza e l’azione dei cattolici italiani si svolga anche in circuiti che hanno un minor ancoraggio parrocchiale. Si tratta di un dato da tenere in considerazione per avere una piena percezione dell’articolazione, della varietà e della ricchezza delle forme del camminare delle Chiese in Italia. Il metodo della conversazione spirituale ha aiutato a vivere il processo sinodale: ascoltare la vita ha permesso di non impantanarsi in uno sterile confronto di idee, ma di favorire uno scambio autentico, in cui cogliere “i segni dei tempi”.

Ripartire dall’ascolto dei vissuti ha consentito alle comunità italiane, talvolta arroccate su posizioni di difesa e di rassegnazione, di scoprirsi capaci di accogliere e di amare. Questa metodologia, che promuove una dinamica che aiuta a passare dall’“io” al “noi”, da una prospettiva individuale a una comunitaria, è stata particolarmente apprezzata tanto che da più parti si è sollevata la richiesta di mantenerla, approfondirla e valorizzarla come prassi ordinaria. La conversazione spirituale ha permesso di far emergere fatiche e limiti delle realtà ecclesiali, ma sempre in una prospettiva propositiva e di speranza. In ordine alle dinamiche interne alla vita della comunità e alla sua forma strutturale, ad esempio, sono state registrate con lucidità alcune annose questioni che affaticano il passo: il clericalismo, lo scollamento tra la pastorale e la vita reale delle persone, il senso di fatica e solitudine di parte di sacerdoti e di altre persone impegnate nella vita della comunità, la mancanza di organicità nella proposta formativa, l’afasia di alcune liturgie.

Tale disamina non si è, tuttavia, connotata per il senso di rassegnazione e neppure per i toni accesi della rivendicazione. Anzi, per il modo in cui è stato condotto, il processo sinodale ha aperto spazi e opportunità di ripensamento e di profonda riforma di queste dinamiche, a partire dalle sinergie che ha attivato e dal gusto di lavorare insieme. Non si è semplicemente parlato di sinodalità, ma la si è vissuta, facendo i conti anche con le inevitabili fatiche: nel lavoro dell’équipe diocesana – presbiteri, diaconi, laici, religiosi e religiose insieme, giovani e adulti, e con la presenza partecipe del Vescovo –, nell’accompagnamento discreto e sollecito delle parrocchie e delle realtà coinvolte, nella creatività pastorale messa in moto, nella capacità di progettare, verificare, raccogliere, restituire alla comunità. L’esperienza fatta è stata entusiasmante e generativa per chi ha accettato di correre il rischio di impegnarvisi: in molti contesti ha contribuito a rivitalizzare gli organismi di partecipazione ecclesiale, ha aiutato a riscoprire la corresponsabilità che viene dalla dignità battesimale e ha lasciato emergere la possibilità di superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa “tutta ministeriale”, che è comunione di carismi e ministeri diversi.

A riguardo non va sottaciuta la fatica a suscitare un coinvolgimento cordiale di una porzione non trascurabile del clero, che ha visto il Cammino sinodale con una certa diffidenza. In alcuni passaggi, inoltre, non è risultata scontata la sintonia tra le modalità ordinarie di esercizio del ministero episcopale e l’assunzione di uno stile pienamente sinodale, a cui il Cammino punta.

I referenti diocesani si sono incontrati alcune volte online e due volte in presenza a Roma: dal 18 al 19 marzo e dal 13 al 15 maggio 2022. Quest’ultimo appuntamento residenziale,
con la partecipazione dei Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali, ha permesso di stendere insieme una prima sintesi nazionale; successivamente, durante la 76ª Assemblea Generale della CEI (23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio 2022, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica, si è ulteriormente riflettuto, in modo sinodale, arrivando a definire alcune priorità emerse dall’ascolto del Popolo di Dio.


In dieci nuclei la varietà di accenti e sensibilità delle Chiese in Italia

Ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo sono i dieci nuclei attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: non si tratta di categorie astratte, predeterminate, ma di modalità per agganciare, raccogliere e presentare l’esperienza vissuta del camminare insieme delle Chiese in Italia, nelle loro articolazioni e specificità.

Questa scelta di fondo rappresenta anche il tentativo di riprendere il percorso compiuto tra i due ultimi Convegni Ecclesiali Nazionali, celebrati a Verona (16-20 ottobre 2006) e a
Firenze (9-13 novembre 2015), con l’intento di passare dall’usuale strutturazione per settori d’azione o secondo le missioni degli Uffici pastorali (ai diversi livelli) a una visione che tenta di abbracciare sempre l’insieme dell’esistenza delle persone e di cogliere le interconnessioni della vita. Ogni nucleo va inteso come una dimensione, una declinazione o un ambito del camminare
insieme. In questo senso, i dieci nuclei non sono alternativi, ma complementari; alcuni espressi come verbi, altri come sostantivi, proprio per rispettare le risonanze con cui sono stati espressi. La loro pluralità non rappresenta un limite da superare, attraverso un’operazione di omogeneizzazione o di gerarchizzazione, ma contribuisce a custodire il fondamentale pluralismo dell’esperienza delle Chiese in Italia, con tutta la varietà di accenti e sensibilità da cui sono attraversate e di cui sono portatrici.


Scarica il documento integrale della sintesi ⇒ CEI_Sintesi_Nazionale


foto Agensir ©Siciliani-Gennari/CEI