Visita ad Limina: il resoconto dell’Arcivescovo

14-04-2024

Il racconto e le impressioni sulla recente Visita ad Limina: la gioia dell’incontro!

A oltre dieci anni dall’ultima Visita ad limina, come vescovi della Sardegna abbiamo avuto la gioia, dall’8 al 12 aprile, di essere accolti dal vescovo di Roma, papa Francesco, che tutte le Chiese presiede nella carità. Il comune denominatore che ha racchiuso la nostra esperienza è stato quello dell’incontro con la Chiesa universale che nel Papa, ma anche in tutti coloro che la servono a diverso titolo, si manifesta, insieme ai tanti pellegrini che da ogni parte del mondo ne rappresentano la sua cattolicità. Innanzitutto, la possibilità di incontro tra noi vescovi sardi. Certo, noi abbiamo occasione di vederci quasi mensilmente, nelle nostre riunioni ordinarie. Ma questa volta si trattava di un modo nuovo di incontrarci, di ritrovarci insieme. La condivisione del luogo, eravamo tutti alloggiati a Santa Marta, la casa dove papa Francesco vive e lavora, ci ha permesso di fortificare maggiormente l’amicizia tra noi, la condivisione, l’ascolto, la possibilità di scambiarci le esperienze, le fatiche e le gioie del nostro Ministero alle Diocesi.

L’inizio della settimana è stato caratterizzato dall’incontro con il Santo Padre. Ma prima dell’incontro formale, c’è stato quello informale. Com’è risaputo, il Papa sin dall’inizio del suo pontificato ha preso la decisione di vivere a Santa Marta, l’edificio costruito da san Giovanni Paolo II, in vista soprattutto del Conclave, per facilitare i cardinali che nel passato, sino all’elezione di papa Woytila, dovevano sistemarsi in alloggi di fortuna costruiti all’occorrenza nei saloni e nei corridoi del palazzo papale. Dunque, anche noi siamo entrati nella dimensione di Santa Marta. La prima sera, ho avuto la sorpresa di vedere, a pochi metri da me, il Papa che mangiava a un tavolo uguale agli altri, insieme ad alcuni suoi collaboratori, conversando familiarmente e senza troppe cerimonie. Tutti i presenti si comportavano normalmente, restituendo al Papa, con la loro discrezione, quel desiderio di normalità che tanto gli piace. Il lunedì mattina c’è stato l’incontro più atteso, quello ufficiale, tra noi vescovi della Sardegna e il Papa, caratterizzato da una grande accoglienza e familiarità. Come già ho avuto modo di dire, il Papa ci ha chiesto di sistemarci non come di solito si usa negli incontri ufficiali, nelle poltrone preparate per noi nella sua biblioteca privata, ma di avvicinarci alla sua scrivania, disponendoci in semicerchio, a poca distanza da lui. Sempre con fare molto familiare ci ha chiesto di esprimergli con franchezza e semplicità che cosa ci stava a cuore. Le eventuali problematiche ma anche gli aspetti positivi presenti nelle nostre diocesi.

Ciascuno di noi ha avuto la possibilità di affrontare argomenti e fare domande su aspetti che pur tante volte negli incontri della Conferenza avevamo già trattato. Si è parlato della fatica che fanno le nostre comunità a riprendere il cammino, passando per il coinvolgimento dei laici, per toccare il tema del moltiplicarsi degli impegni pastorali per i preti che devono spesso occuparsi di più parrocchie.

Non è mancato l’accenno al tema dell’unione delle diocesi in persona Episcopi. Il Papa ha fatto su questo tema una riflessione più articolata, manifestando la sua intenzione, alla conclusione delle visite pastorali delle diocesi italiane, di fare sintesi delle esperienze ascoltate, delle difficoltà e potenzialità, così da avere maggiori elementi per approfondire gli sviluppi di questo tema e dare maggior indicazioni. È stato anche toccato il tema della pietà popolare e di come essa sia importante per aiutare il popolo, evangelizzandola e lasciando emergere la fede che esprime.

Altro incontro inaspettato ma pur significativo è stato quello, seppure fugace, con alcuni familiari di ostaggi di Hamas. Poco prima di noi il Papa li ha ricevuti in una breve udienza: erano lì per presentargli un accorato appello per la salvezza dei loro cari. Alla fine, uscendo dall’udienza, hanno salutato con commozione ciascuno di noi, chiedendoci, sia con gli occhi che con le parole, di chiedere la liberazione dei loro cari.

La Visita ad limina ci ha permesso di incontrare la Chiesa Universale, attraverso i momenti di confronto e dialogo con i vari Dicasteri vaticani. L’accoglienza dei responsabili, cardinali e vescovi provenienti da diverse parti del mondo, ci ha manifestato in modo tangibile la dimensione universale e cattolica della Chiesa. Gli incontri nei Dicasteri sono stati scanditi in questo modo: ciascuno di noi ha presentato una breve relazione, nella quale ha tracciato con linee generali la situazione della Chiesa in Sardegna. A me è toccato il compito di fare una breve relazione al Dicastero per l’evangelizzazione. In quella presentazione ho fatto memoria di come già il Concilio plenario Sardo, concluso nel 2001, con una riflessione ancora attuale per molti aspetti, tratteggiava la situazione della Chiesa in Sardegna con i suoi aspetti da maturare, le difficoltà e le potenzialità. Abbiamo incontrato anche la Commissione Pontificia per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, a cui è stato esposto in sintesi quello che nella Regione Sardegna si fa su questo tema a livello di ascolto delle vittime di abusi, l’informazione, la formazione e prevenzione.

In tutti i Dicasteri abbiamo avuto una accoglienza cordiale e attenta. La Sardegna è conosciuta da tutti per la sua bellezza e la sua storia. C’è stata libertà di porre domande su vari argomenti: sui temi legati alla famiglia e anche sul Sinodo della Chiesa universale e sul cammino sinodale della Chiesa italiana, con le sue fatiche e le sue positività. Continuando con l’elenco dei nostri incontri, particolare è stato quello dell’udienza generale del mercoledì con il Papa in piazza San Pietro, che ha visto la partecipazione del nostro Seminario Regionale, con i seminaristi, i loro formatori e le religiose che lì prestano il loro servizio. Il Papa, alla fine della catechesi dedicata alla virtù della fortezza, ha salutato ciascuno di noi. Ho potuto dirgli solo poche parole, per affidargli in particolare alcuni sacerdoti che soffrono in questo momento di malattie gravi e chiedere la sua preghiera. Infine, il Papa, con un fuori programma, ha accolto ben volentieri, la richiesta dei seminaristi e dei vescovi di poter avere una foto ricordo.

La Visita ad limina è stata anche caratterizzata dalla venerazione delle reliquie degli apostoli Pietro e Paolo e la visita alle altre Basiliche papali. Abbiamo celebrato il primo giorno nelle grotte Vaticane, di fronte alla tomba dell’apostolo Pietro, sotto l’altare della Confessione. Hanno pregato con noi in quell’occasione diversi sacerdoti della Sardegna che studiano a Roma. Particolarmente solenne è stata la celebrazione nella Basilica di San Paolo fuori le mura, con la presenza del Seminario Regionale che ha animato la liturgia.

Ho avuto la gioia di presiedere la celebrazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove ho pregato per le nostre Diocesi ricordando anche i titoli mariani con cui veneriamo la Madre del Signore: N. S. del Rimedio, N. S. di Bonacatu e Santa Mariaquas.

Infine, l’ultimo giorno, abbiamo celebrato nella Basilica e Chiesa madre di tutte le Chiese: San Giovanni in Laterano, Cattedrale del Papa. Le visite ai Dicasteri si sono concluse con la Segreteria del cammino sinodale della Chiesa universale, ma si è parlato anche di quello che coinvolge la Chiesa italiana e le nostre Chiese diocesane; si sono messe in evidenza le difficoltà e le fatiche delle comunità come pure gli stimoli che sono emersi dagli incontri dei gruppi di approfondimento.

Infine, mi permetto il racconto di un dettaglio, giusto per parlare della familiarità con il quale il Papa tratta le persone che lo incontrano. Mi è capitato in due occasioni nella Casa Santa Marta che, prendendo l’ascensore per andare al piano dove ero alloggiato, ho trovato all’interno dell’ascensore il Papa, già seduto nella carrozzina, che probabilmente saliva al piano dove ha il suo appartamento. Ha insistito perché entrassi in ascensore con lui e con molta semplicità mi ha chiesto da dove venivo e come era andata la giornata, entrando con semplicità in una conversazione di qualche minuto. Questo ha confermato la sua immagine di persona attenta, senza formalità, molto vicino a tutti.

Una settimana intensa, fatta soprattutto di incontri dove ciascuno ha portato il suo dono e rafforzato la consapevolezza dell’universalità della Chiesa. La vita delle nostre due diocesi, Oristano e Ales-Terralba, è stata sempre presente, nel dialogo e nella preghiera.

Il Papa ci ha esortato a riprendere il cammino, a dare speranza alla gente, a non scoraggiarci delle difficoltà, a prendersi cura dei presbiteri e dei fedeli laici e ricordarci sempre di pregare per Lui.

+Roberto, Arcivescovo