Maggio: un mese pasquale e mariano.

Spunti di riflessione e qualche consiglio per le nostre assemblee.

Condividiamo sul nostro sito, un approfondimento a cura di Antonino Zedda, vicedirettore de L’Arborense sul tema “Mese di maggio: un mese pasquale e mariano”.


Il primo maggio 2020, su invito della CEi, tutte le comunità diocesane e parrocchiali d’Italia, si sono date appuntamento nel Santuario di Caravaggio, caro alla devozione dei lombardi. Questa bella Basilica è stata scelta dalla Cei perché sorge in provincia di Bergamo e nella diocesi di Cremona, quasi a voler toccare così due delle zone più colpite dal Coronavirus, riversando tanto dolore sulle diocesi del nord e su tutta l’Italia. Il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha guidato la celebrazione, lui che dal virus è stato contagiato finendo, per un lungo periodo, anche ricoverato in ospedale.

La preghiera mariana del Rosario, che ha sancito la consacrazione dell’Italia intera alla Vergine Maria, si è svolta a porte chiuse, ma l’evento è stato seguito in diretta da molti milioni di cattolici italiani. La consacrazione è stata voluta come un ulteriore segno di affidamento alla Vergine in questo tremendo periodo pandemico.

Ma la profonda devozione mariana degli italiani e la caratterizzazione di questo mese di maggio non nasce oggi e in questo contesto. Da sempre gli italiani hanno dedicato questo mese alla devozione e all’amore della Vergine Maria. La dimensione e l’interpretazione mariana di questo periodo  dell’anno liturgico da sempre pone, comunque, qualche perplessità liturgica e qualche piccolo rischio spirituale.

Mi spiego meglio: il rischio è che il mese di maggio dedicato alla Madonna, con le devozioni che gli sono proprie, metta in secondo piano le celebrazioni della Pasqua, che si snodano nei cinquanta giorni che vanno dalla Risurrezione alla Pentecoste.

Vediamo di chiarire meglio il senso di questo possibile rischio leggendo la storia: lentamente, a cominciare dal medioevo, si è sviluppata la tradizione di dedicare il mese di maggio alla Madonna. Anche in questo caso la devozione ha cercato di cristianizzare usi e costumi popolari che nel periodo primaverile, celebravano il risveglio della natura che si colora e si profuma di fiori. In un celebre inno che risale al re di Castiglia Alfonso X, (XIII sec.) Maria viene cantata come Rosa delle rose, Fiore dei fiori, da
qui l’usanza di adornare di rose e di fiori, particolarmente in questo mese, le immagini della Vergine, di rivolgersi al Lei con speciali preghiere tra cui grande fortuna avrà il Rosario, una spirituale corona di rose da offrire alla Vergine Madre di Dio.

Nel XVI secolo la devozione mariana del mese di maggio riceverà un forte impulso: san Filippo Neri insegnava ai giovani romani a circondare di fiori l’immagine della Madre di Dio, a cantare le sue lodi. Da allora fino a oggi, prima nelle comunità di suore o di frati e poi, pian piano in tutte le comunità parrocchiali il rosario veniva e viene pregato nelle chiese, davanti alle edicole di certe strade, e persino nei quartieri e nei cortili delle case. In questo mese, favorevole anche la bella stagione, si moltiplicano i pellegrinaggi ai vari santuari mariani parrocchiali o diocesani.

Se però guardiamo a questa bella tradizione mariana del mese di maggio dal punto di vista liturgico non possiamo non mettere in evidenza qualche rischio: durante il mese di maggio ci troviamo nel cuore del tempo pasquale, tempo nel quale la Chiesa celebra il Signore Risorto. L’attenzione dei credenti dovrebbe essere tutta rivolta a Colui che ha dato la sua vita per noi e ci ha fatti passare dalla morte alla Vita.

Il Crocifisso-Risorto, splendore della gloria del Padre, vincitore della morte, viene celebrato come il Signore nel cui nome si trova salvezza. Il tempo pasquale, che prolunga la gioiosa celebrazione del mistero del Signore crocifisso, sepolto e risorto, è il primo, vero, grande tempo forte dell’anno liturgico, che andrebbe vissuto in profondità e celebrato con attenzione.

Il rischio è che il mese di maggio dedicato alla Madonna, con le devozioni che gli sono proprie, metta in secondo piano il grande mistero della Pasqua che dovrebbe essere celebrato nei cinquanta giorni che vanno dalla Risurrezione alla Pentecoste. Non si tratta certo di depennare dal calendario il mese mariano ma semplicemente di armonizzarlo col mistero della Pasqua, la cui celebrazione non può passare inosservata. È, io credo, sempre urgente sottolineare il legame profondo che intercorre tra Maria e suo Figlio Risorto; tutta la nostra spiritualità dovrebbe far emergere come in Maria i frutti della Pasqua si manifestano in pienezza: Maria è la primizia della risurrezione e della fede del popolo cristiano; Maria è ikona vivente del discepolo che crede, accoglie e ama il Cristo risorto.

In Maria Santissima contempliamo le primizie della Pasqua, lei è certamente il frutto più bello e maturo del mistero pasquale: questi elementi teologici non possono rimanere nascosti, devono in ogni modo diventare il motivo conduttore di tutto il mese di maggio. Onoriamo, veneriamo e amiamo dunque, in questo caro mese mariano, la Vergine santissima che, primo e più prezioso fiore del giardino della risurrezione, ci conduce verso suo Figlio.

Ad Jesum per Mariam.