XVII Domenica del Tempo Ordinario. L’approfondimento della Parola.

Un Regno pieno di luce e di vita, prezioso e positivo, antico e sempre nuovo.

Il discorso in parabole del vangelo secondo Matteo, ascoltato nelle scorse due domeniche, si conclude nel passo evangelico della XVII domenica del Tempo Ordinario, con le tre brevi parabole del tesoro nascosto, della perla preziosa e della rete colma di pesci.

Con queste immagini Gesù descrive ancora i misteri del Regno dei cieli, cioè della presenza sovrana e salvifica di Dio nella storia, che lui in quanto Messia realizza in modo pieno e definitivo.

Le prime due similitudini sottolineano come il Regno dei cieli vada preferito a tutto. Il tesoro nascosto trovato nel campo allude a una scoperta, all’irrompere nella vita di una novità improvvisa e inattesa, che fa apparire tutto il resto irrilevante. Chi assapora il valore del Regno capisce come vendere tutto per averlo costituisca una garanzia, che rinunciare a tutto per esso non sarà una perdita, ma un guadagno, ciò che più tardi nel racconto evangelico non capirà il giovane ricco in dialogo con Gesù (cf Mt 19,16-22).

Il mercante che va in cerca di perle e ne trova una preziosa descrive invece il Regno dei cieli come l’oggetto più profondo dei desideri dell’uomo. Il credente scopre che nella fede trovano compimento e sovrabbondanza le sue aspirazioni più intense, ciò per cui vale davvero la pena investire per essere felici.

Mettendo insieme le due immagini, il Regno è descritto come il presentarsi impensato di ciò che si è sempre desiderato senza saperlo. Dal lato opposto, se il tesoro del campo e la perla preziosa si orientano sul positivo del regno, l’ultima parabola allude all’altra faccia della medaglia, cioè alla tragedia che si verifica nel momento in cui questa proposta viene rifiutata, usando un’immagine simile a quella della precedente parabola del grano e della zizzania (cf Mt 13,24-30).

La rete da pesca, infatti, raccoglie ogni genere di pesci, ma alla fine i pescatori distingueranno i pesci buoni dai cattivi, verosimilmente chi ha accolto il Regno e chi invece ne è rimasto fuori. Gesù conclude il discorso in parabole con la figura dello scriba che, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Si tratta di un’immagine fondamentale, perché da sola quasi riassume tutto il progetto teologico del primo vangelo.

Matteo è un vangelo principalmente rivolto a giudei che abbracciano la fede in Cristo. L’antico e il nuovo di cui si parla non sono Antico e Nuovo Testamento come noi li conosciamo, concetti non definiti ai tempi della stesura del vangelo (il Nuovo era ancora in formazione), quanto piuttosto il tesoro della Scrittura allora conosciuta letto alla luce dell’interpretazione nuova e definitiva data da Gesù.

Accogliere la dinamica del Regno significa per il credente attingere alla totalità della Scrittura e, nella novità dello Spirito e in cammino con la comunità cristiana, leggere la presenza di Dio nel quotidiano, trovando luce per operare scelte evangeliche, persuaso di un regno che si realizza già qui, ora.

A cura di Maurizio Spanu.