15 Agosto: il Mistero dell’Assunzione della B.V. Maria.

La festa dell’Assunzione di Maria Vergine in cielo, in anima e corpo, che celebriamo nel cuore dell’estate, pur in questo contesto di pandemia e di rinnovati distanziamenti, porta nella nostra vita una luce e una speranza che provengono direttamente dal mistero della Pasqua del Signore Gesù.

Uno dei testi che pregheremo nella solenne Liturgia è il Prefazio di questa Messa: esso ci aiuta a entrare nel significato profondo della festa: In lei, primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra un segno di consolazione e di sicura speranza. Siamo invitati a guardare Maria poiché in lei vediamo ciò che anche a noi è promesso. Certo La Vergine, a motivo della sua purezza originaria, ha avuto il privilegio di non sperimentare la corruzione della morte, cioè il disfacimento del corpo. Noi invece essendo tutti peccatori non possiamo pretendere il privilegio che alla Vergine è stato concesso. Ma Gesù, con la sua morte e la resurrezione, ci ha aperto le porte del cielo e, attraverso sua Madre, ci ha fatto intravedere il destino di gloria che ci attende. Troppo corto sarebbe il respiro della celebrazione odierna se essa, assieme all’esultanza per le grandi cose che il Signore ha operato in Maria, non ci rivelasse anche una verità profonda della vita di ognuno di noi: nell’Assunzione di Maria santissima in cielo ci viene rivelato il valore profondo della nostra esistenza.

Ogni vita umana è destinata all’eternità. Nulla di ciò che abbiamo vissuto sulla terra, a esclusione del male, andrà perduto. Questo è il primo messaggio che possiamo raccogliere dalla festa dell’Assunzione. Divenendo uomo, assumendo la nostra carne umana, Dio ha rivelato in modo chiaro il valore positivo della creazione e in essa della persona umana, compreso il suo corpo.

Nella prima lettera ai Corinti Paolo chiarisce: Il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo… Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Non appartenete a voi stessi… Glorificate dunque Dio nel vostro corpo (1Cor 6,13-15; 19-20). Non dobbiamo idolatrare il nostro corpo, come se fosse un dio, ma neppure disprezzarlo, come se fosse il carcere dell’anima. Dobbiamo farne veramente uno strumento di lode a Dio, sapendo che è tempio dello Spirito Santo in tutti coloro che per il Battesimo e l’Eucarestia, partecipano del bellissimo dono di essere casa della Trinità.

Un secondo messaggio, che ci viene dalla festa dell’Assunta, di estrema importanza e consolazione per tutti noi, ci parla della certezza che la vita non finisce con la nostra morte fisica. Gesù è risuscitato e siede alla destra del Padre. Sì, potremmo dire, ma Lui è Dio. Con l’Assunzione di Maria la Chiesa ci vuole rassicurare sulla verità di ciò che Gesù aveva detto: Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà (Gv 11,26) e san Paolo dice che Gesù è il primogenito dei risorti, primizia di coloro che sono morti (1Cor 15,20). Dunque la resurrezione è il destino buono che attende chiunque avrà creduto in Gesù, apertamente conosciuto o misteriosamente amato nello Spirito Santo. La nostra vita non finisce qui. Troppo piccola per i nostri desideri, troppo ingiusta per le molte diseguaglianze, troppo breve per le nostre attese sarebbe un’esistenza che si concludesse sulla terra.

Non veniamo dal nulla e non andiamo verso il nulla! Siamo attesi, anzi siamo attratti da un Padre che ci ha voluti e ci ama. La solennità odierna è occasione, nonostante preoccupazioni e dolori, per vivere un momento di luce e di speranza, una festa che fa guadagnare serenità alle nostre giornate, pur così attraversate da tanti dolori e preoccupazioni. La pace nasce quando sappiamo che, in forza della misericordia di Dio e del nostro pentimento, il male è perdonato e giorno dopo giorno i cuori degli uomini che amano Dio vengono risanati. Nasce nel tempo un inizio visibile di quella Gerusalemme celeste che sarà la nostra abitazione per sempre, ricca dei canti e delle luci dei santi e soprattutto della presenza di Dio, che sarà per noi una continua scoperta.

La festa dell’Assunzione di Maria non ci parla soltanto della meta, ma anche della strada da compiere per noi pellegrini, sull’esempio della nostra Madre celeste, che fu pellegrina del Cielo in tutti i giorni della sua vita sulla terra. Celebriamo la festa dell’Assunzione di Maria, l’entrata in cielo di colei che ha creduto, accanto al Figlio, anticipando la meta che attende ogni uomo.

Maria ci precede nell’accoglienza di quella Parola che genera il Figlio in noi, ma ci precede anche nella speranza della resurrezione, nell’assunzione di tutta l’umanità nella vita di Dio.

Per farci comprendere questo mistero, la Liturgia di oggi ci porta all’inizio di quella storia, in cui il cielo è sceso sulla terra e si è fatto piccolo germe di vita nel grembo di una semplice donna di paese, e ci propone il brano del Vangelo che racconta la visita della Madre del Messia alla cugina Elisabetta. La Madre di Dio dopo aver ricevuto l’annuncio della sua maternità da parte dell’angelo si reca in fretta e con amore da Elisabetta sua parente anziana, per condividere la propria gioia con qualcuna che stava vivendo una situazione molto simile. Il motivo della festa, dunque, è la gioia per essere amati da un Amore fecondo.

Cerchiamo di immaginare la scena dell’incontro nella casa di Zaccaria. Si potrebbe dire che le protagoniste sono due donne che s’incontrano, due donne incinte, una vecchia, vecchia di decina di secoli di attesa – il Battista rappresenta anche più di 2000 anni di attesa, rappresenta tutta l’umanità da che attende il Salvatore promesso dall’inizio dei tempi. Quindi una donna che porta in sé l’attesa antica dell’umanità. L’altra, una ragazzina che porta in sé l’Atteso dall’umanità, che porta in sé la novità, la vita nuova. L’anziana porta il desiderio, la giovane il Desiderato; una porta la fame, l’altra il cibo. E c’è l’incontro che diventa avvenimento. Ma credo sia giusto affermare che questo incontro non avviene tanto tra le Maria ed Elisabetta, quanto tra i due bimbi che sono nel grembo delle loro mamme che sono nella gioia.  Quindi Maria prorompe nel Magnificat il suo cantico di gioia: tutti secoli la chiameranno beata, in corpo e anima sarà per sempre accanto al Signore perché ha collaborato con Lui all’opera della redenzione.

Maria è Madre di Dio perché ha creduto alla Sua parola e accettato la Sua proposta. La sua beatitudine vale per ciascuno di noi che fa come lei, che oggi celebriamo recuperando il senso profondo di riconoscenza al Signore per la Sua presenza, per la Sua visita tra noi.


Nota storica

Il dogma dell’Assunzione fu proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950, Anno Santo, attraverso la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus. Ma ciò che esso ha definito era già presente nella fede della chiesa (sensus fidelium), e in particolare in quella popolare, fin dal 4° secolo d.C, quando un Padre della Chiesa, Epifanio di Salamina, cercò di rispondere al quesito circa il destino finale di Maria. Ci si domandava infatti se Maria, essendo totalmente immune dal peccato – e uno degli effetti del peccato originale è la morte – avesse ugualmente dovuto soggiacere a quest’ultima come tutti gli esseri umani. Così nel 6° secolo il Vescovo di Livias (presso Gerico) disse in un’omelia: “Era conveniente che quel corpo che aveva portato in sé e custodito il Figlio di Dio, dopo essere stato sulla terra, venisse accolto gloriosamente in cielo insieme con l’anima”.

Intanto nella Chiesa si cominciavano a celebrare le feste mariane. E la prima fu proprio quella che è all’origine dell’attuale festa dell’Assunta: il 15 agosto del 453 a Gerusalemme veniva dedicata alla morte di Maria una chiesa chiamata col suggestivo termine di “Dormizione”, perché Maria al termine del suo cammino terreno non era veramente morta, ma si era come addormentata. Nella tradizione orientale infatti la morte di Maria è chiamata dormitio (addormentamento) o anche transitus(passaggio). Più tardi, nel VII sec., il vescovo Modesto di Gerusalemme annunciava nelle sue omelie che “Maria è stata presa dal Signore dei Signori della Gloria”, ed esaltava il trapasso glorioso della Madre di Dio, “tratta dal sepolcro e chiamata a Sé dal Figlio in un modo noto solo a Lui”.

A cura di don Antonino Zedda