15 settembre: Don Pino Puglisi, uno sguardo che perdona.

Quante volte mi capita di non capire le parole del Vangelo domenicale? Quante volte appaiono così lontane dalla quotidianità e difficili da attuare? Come posso viverle nella mia vita? Accanto alla riflessione sul Vangelo domenicale è interessante accostare pagine evangeliche concretamente vissute da alcuni fratelli e sorelle nella fede: dal vangelo alla vita.

Domenica scorsa, XXIV del Tempo Ordinario, L’evangelista Matteo ci ha parlato del perdono e lo ha fatto tramite Pietro che pone a Gesù una domanda: Quante volte il cristiano può perdonare? Una domanda che è pane quotidiano nella vita di ogni uomo; la legge del taglione vorrebbe che a ogni torto subito ne seguisse un altro, ma la legge del discepolo di Gesù è un’altra: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette! Cioè sempre! Tanti cristiani, di ieri e di oggi, hanno vissuto la misura evangelica del perdono, ma leggendo questo vangelo mi è venuto subito in mente il Beato don Pino Puglisi, sacerdote e martire di mafia. Egli visse questa parola di Gesù in modo molto originale: infatti non ebbe bisogno di grandi discorsi, ma gli bastò un semplice sorriso. Don Puglisi nacque nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937 e venne ucciso dalla mafia nella stessa borgata, il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

Salvatore Grigoli, suo assassino poi divenuto collaboratore di giustizia, ha raccontato: Don Pino si stava accingendo ad aprire il portoncino di casa. Aveva il borsello nelle mani. Fu una questione di pochi secondi: io ebbi il tempo di notare che il mio compagno si avvicinò, gli mise la mano nella mano per prendergli il borsello e gli disse piano: padre, questa è una rapina. Lui si girò, lo guardò, sorrise e disse: me l’aspettavo! Non si era accorto di me, che ero alle sue spalle e io allora gli sparai un colpo alla nuca. Sapete, io non ho esperienza di santi. Quello che posso dire è che c’era una specie di luce in quel sorriso. Un sorriso che mi aveva dato un impulso immediato. Non me lo so spiegare: io già ne avevo uccisi parecchi, però non avevo mai provato nulla del genere. Me lo ricordo sempre quel sorriso, anche se faccio fatica persino a tenermi impressi i volti, le facce dei miei parenti. Quella sera cominciai a pensarci, in me si era smosso qualcosa.

L’unica misura del perdono è perdonare senza misura: una parola di Gesù divenuta realtà nella vita e nella morte di don Pino. Ed è proprio l’esperienza del perdono che ha permesso a questo giovane assassino di risorgere, di uscire dal buio della criminalità e vedere la luce, la luce dell’amore e della misericordia di Cristo Signore.

A cura di Antonello Angioni, seminarista