XII Domenica del Tempo Ordinario. L’approfondimento della Parola

Gesù è vicino, ancora una volta, ai suoi amici, poiché sa che non c'è mare o male che possa far soccombere chi si affida a lui e lo sveglia mentre dorme.

E’ possibile che Tu dorma comodo sul cuscino, mentre incombono le tempeste della vita?

Alcuni anni fa tenni nella parrocchia di Carloforte una serie di incontri di introduzione alla Scrittura attraverso alcune immagini ricorrenti nei due Testamenti. Parlai del mare e del valore, anche simbolico, che riveste nelle narrazioni e nei componimenti poetici. Basti pensare al Grande Mare (il Mediterraneo), il Mar Rosso o Mare dei Giunchi, il mare dispettoso in Giona, il mare di Tiberiade, etc. Una signora si alzò e mi disse: Noi, il mare, lo amiamo e lo odiamo allo stesso tempo. Il mare ci dà la vita attraverso la pesca e l’arrivo dei turisti; ma ci ha anche flagellato con i morti che ha provocato.

Venni folgorato da questo e dal fatto, scoperto dopo, che in tabarchino mare e male si dicono esattamente allo stesso modo. Con questa testimonianza si potrebbe chiudere il commento al vangelo della tempesta sedata, poiché è necessario in essa leggere tutte le burrasche esistenziali che ci affliggono. Le tante barche, e soprattutto la barca in cui si trova Gesù, è sballottata nel modo in cui scrive plasticamente il salmo responsoriale.

Nella prima lettura Dio rivela a Giobbe il senso della sua presenza non interventista nella storia del mondo e dell’uomo attraverso la sua opera creatrice. Chi ha messo un limite alla forza del mare? In altre parole, perché il mare si ferma quando schiaffeggia gli scogli e invade la spiaggia senza penetrare fino all’interno e creare morte? Ricordiamo bene la forza dirompente dello tzunami. Osservare il corso ordinario e straordinario delle onde, per il credente, è contemplare l’opera paziente e beneficante di Dio. Non mancano le tempeste, le burrasche, le forze ostili nella nostra vita, ma ci fa impaurire vedere che Dio dorme comodamente sul cuscino.

Il dettaglio di Marco fa pensare proprio a Gesù che sta fuori dal mondo, che non si fa toccare dalla contingenza, che sembra sonnecchiare nei momenti meno adatti. Eppure, proprio il vangelo di domenica ci ricordava che il Regno è come un seme piantato da uno che, dorma o vegli, non può operare sulla nascita del seme. Gesù è lì, ancora una volta, vicino e sereno, poiché sa che non c’è mare o male che possa far soccombere l’umano che si affida a lui e che lo sveglia e lo chiama. Le parole del maestro sono forti: non avete ancora fiducia?

Ecco il segreto per dormire sereni: avere fiducia in chi ci sta vicino, in Dio che ci accompagna. Pensiamo a una persona che teme il proprio compagno o è terrorizzata di chi le sta intorno. Non sarà certamente serena e non potrà affermare con Paolo: l’amore del Cristo ci sostiene/possiede. È nel momento della burrasca e delle avversità che si può verificare il proprio grado di fiducia nel Signore. Sono come bimbo sereno in braccio a sua madre.

Gesù stesso è fiducioso nel Padre e può sonnecchiare a poppa della barca sul cuscino; per questo si stupisce dei discepoli che si agitano più del mare, come se questo potesse vincere sull’amore, sulla figliolanza, sulla fiducia, sull’abbandono confidente.

Per concludere, quel mare impetuoso non può parlare per sempre e non può intimorirci, perché Gesù sa farlo tacere e calmare. Tuttavia, quando Gesù dorme, svegliamolo e chiediamogli di intervenire con la sua autorità.

A cura di Michele Antonio Corona

Pubblicato su L’Arborense n. 22/2021