Edith Stein: morì il 9 agosto del 1942. Fu proclamata Santa nel 1998

Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia che le sue opere sono state fatte in Dio.

Questa frase fa pensare all’esperienza di vita di Edith Stein, una donna senza mezze misure, amante della verità, che da atea divenne martire, scegliendo Cristo fino alla morte.

Edith nacque nel 1891 a Breslavia; sin da piccola era affamata di verità, infatti avvertiva sempre il bisogno di approfondire su tutto. A 13 anni mise in discussione la fede ebraica della famiglia e cominciò a sentirsi atea. Nel 1910 si iscrisse alla facoltà di filosofia. Negli anni di studi, Edith rivelò una capacità di approfondimento che stupiva tutti e non si rassegnava all’ateismo, perché l’ateismo non riesce a dare risposte ai grandi interrogativi che sono presenti nel cuore umano.

Cominciò allora un’appassionata ricerca della verità, che riempì le sue giornate e le sue notti, e che non si fermò fino a quando non poté esclamare: ho trovato la verità! Il cammino non fu facile: spianò la strada l’esperienza come crocerossina nell’ospedale da campo per curare i soldati malati. A contatto con loro, scoprì che non la scienza ma il dono di sé ha l’ultima parola: ormai l’anima di Edith comincia a respirare il Vangelo.

Altri due fatti fecero cadere il muro della sua incredulità. Il primo fu la morte di un giovane insegnante dell’Università: rimase scossa da questa notizia e decise di andare a consolare la giovane vedova. La sorpresa fu grande: la vedova aveva gli occhi inumiditi dal pianto, ma il suo volto era sereno; da poco tempo, insieme al marito, era diventata cristiana e, ora, nel mistero della passione di Cristo, trovava luce per il suo dolore. Scriverà più tardi Edith: Fu il mio primo incontro con la croce. È stato il momento in cui la mia incredulità crollò, impallidì l’ebraismo e Cristo si levò raggiante davanti al mio sguardo: Cristo nel mistero della sua croce. Fu un bagliore potente, ma non tale da illuminare completamente l’anima assetata di Edith: ella, infatti, rimase incerta se orientarsi verso la Chiesa evangelica o verso il cattolicesimo.

Passò qualche anno e poi la grande intellettuale del XX secolo piegò le ginocchia in totale umiltà davanti alla testimonianza di fede di una donna straordinaria, vissuta in un secolo altrettanto drammatico: Teresa d’Avila. Leggendo il suo Diario rimase profondamente scossa, perché quelle pagine raccontavano anche la sua esperienza di Dio. Edith, allora, con decisione esclamò: questa è la verità! Il mattino seguente comprò un catechismo e si immerse nello studio della dottrina cattolica.

Nel 1922 viene battezzata: la sua anima era raggiante, perché sentiva che Cristo era colui che da sempre aveva cercato e atteso, senza saperlo. Subito dopo, lasciò la famiglia e prese la grande decisione di diventare carmelitana, con il nome di Teresa Benedetta della Croce. Il 2 agosto 1942, la Gestapo si presentò al monastero di Echt per prelevare la monaca ebrea. Le sue ultime parole furono piene di coraggio: vado a morire per il mio popolo! Destinazione: Auschwitz.

Lì seminò dovunque gesti di amore: come Gesù nel Cenacolo! Il 9 agosto morì, nella camera a gas. Giovanni Paolo II, l’11 ottobre 1998, la proclamò santa.

Antonello Angioni, diacono