OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE. FESTA DELLA VITA CONSACRATA.

02-02-2020

OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE.
FESTA DELLA VITA CONSACRATA.
ORISTANO
02 FEBBRAIO 2020

Carissimi fratelli e sorelle, carissime consacrate e consacrati, da più di venti anni la festa della Presentazione del Signore è anche occasione per celebrare la giornata della Vita Consacrata, istituita 24 anni fa da san Giovanni Paolo II. Faccio mie le parole del Santo Papa che ci ricordava come: “La missione della vita consacrata nel presente e nel futuro della Chiesa, non riguarda solo coloro che hanno ricevuto questo speciale carisma, ma tutta la comunità cristiana.

È bello e importante dunque stare qui stasera come comunità cristiana per ringraziare il Signore per il dono della vita Consacrata alla chiesa e in particolare per ringraziare per le consacrate e i consacrati che vivono, testimoniano il vangelo e operano nelle nostre diocesi di Oristano e Ales- Terralba. Non solo ringraziare ma anche pregare per tutti i consacrati. In questo modo facciamo Chiesa, la rendiamo più visibile nella sua missione di testimoniare Gesù e mettere al servizio gli uni degli altri il proprio carisma, la propria vocazione: i laici, i consacrati, i presbiteri, il vescovo, per aiutarci vicendevolmente nel cammino verso Cristo.
La presenza della vita Consacrata (delle Consacrate) e la loro testimonianza è un dono per tutti. Ci ricorda che il Signore suscita vocazioni che reciprocamente si testimoniano la ricchezza del vangelo: la vocazione matrimoniale, la vocazione alla vita consacrata, la vocazione alla vita sacerdotale, la vocazione laicale nei diversi cammini che oggi si conoscono.

Carissime consacrate e consacrati, questo appuntamento annuale è occasione propizia per guardare anche al cammino fatto come comunità al servizio della Chiesa locale e nella testimonianza alla comunità cristiana. Oltre a ringraziarvi per la vostra testimonianza voglio invitarvi ancora una volta al discernimento a comprendere cosa il Signore vuole dalla vita Consacrata oggi, in questa stagione della Chiesa, come bisogna leggere i segni dei tempi, le difficoltà, la scarsità di vocazioni, il richiamo a rivedere le “opere”. Ripropongo una domanda già conosciuta: “Cosa vuole il Signore da noi? Cosa ci sta chiedendo? Come possiamo rispondere alle attese della Chiesa universale e della nostra chiesa locale di Oristano e di Ales- Terralba? Sono domande impegnative ma necessarie, per non rischiare di portare avanti con stanchezza la nostra testimonianza; solo come una routine un si è “sempre fatto così”.

Lasciamoci aiutare dalla Parola di Dio che la Liturgia ci propone: Il vangelo offre occasione di meditazione per tutti noi, ma in modo speciale vorrei proporre queste indicazioni alle consacrate e consacrati presenti. San Luca dipinge davanti ai nostri occhi la scena della presentazione di Gesù al Tempio. Una tradizione radicata nelle consuetudini di Israele. Maria e Giuseppe portano il Bambino al Tempio di Gerusalemme, 40 giorni dopo la sua nascita, per «offrirlo» a Dio. Questa cerimonia era prescritta per tutti i figli maschi primogeniti in ossequio al comando di Esodo (13, 2.11-16). L’insistenza con cui l’evangelista ripete per ben 5 volte “secondo la legge, per adempiere la legge di Israele”, vuole presentare Gesù come colui che adempie la Legge del Signore, che non si sottrae a questo rituale, che accoglie quel cammino di incarnazione nel suo popolo, nel contesto storico, che è il punto centrale della Sua presenza in mezzo a noi: “Venne tra la sua gente”.

Vorrei soffermarmi sulle parole che l’anziano Simeone dice di Gesù a sua madre e a Giuseppe. Dice Simeone: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele: in poche parole Simeone sintetizza quello che san Giovanni esprime nel prologo del suo Vangelo: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Lo stesso Gesù stesso aveva detto di sé: “Un profeta non è ben accetto nella sua patria”. Insomma, ci vengono qui prospettati due atteggiamenti che troveremo costantemente nel vangelo in relazione a Gesù: la sua accettazione, la sequela di Lui come Maestro, l’ascolto della Sua parola, l’amore e l’amicizia verso di lui: Ma anche l’atteggiamento di avversione, l’opposizione, il tentativo di farlo cadere in contraddizione (da parte dei farisei), il volerlo mettere in difficoltà o in cattiva luce di fronte alla gente.
Gesù stesso di fronte a questo atteggiamento avrà parole dure: “Duri di cuore; si meravigliava della loro incredulità…
Dunque questo testo ci invita a riflettere quale atteggiamento abbiamo nei confronti di Gesù, l’atteggiamento profondo in relazione alla sua persona: di accoglienza, di ascolto oppure di opposizione, di chiusura del nostro cuore.

La tentazione che possiamo avere è dire a noi stessi: ma io sono cristiano, sono cresciuto come cristiano, anzi possono addirittura essere religioso, consacrata, consacrato, sacerdote, vescovo. Però questo non basta. È necessario chiederci quanto della parola di Gesù è entrato nella nostra vita, la guida, la illumina. Oppure se il “cristianesimo” è rimasto in superficie.
Ecco, continua Simeone “Gesù è venuto perché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Principalmente del nostro cuore. Gesù mette come una luce dentro di noi, e ci fa vedere cosa c’è nella stanza, quali sono le cose a cui diamo importanza.
Insomma, la presenza di Gesù svela i nostri pensieri, ci aiuti a capire come stiamo impostando la nostra vita, a che cosa diamo importanza.

Inoltre Simeone aggiunge qualche cosa rivolgendosi alla Madre di Gesù: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Noi sappiamo che qui si tratta di una profezia riguardo alla presenza di Maria sotto la croce, quando vede suo figlio morire. Ma possiamo anche interpretare queste parole come riferite al fatto che seguendo Gesù vi è certamente gioia, pienezza di vita, ma anche talvolta il cammino della croce, la spada che trafigge l’anima.
È un’esperienza che facciamo come cristiani, ma anche come consacrati. Infatti sappiamo che seguire Gesù, professare i voti è certo un cammino di liberazione, di gioia, ma anche un cammino talvolta difficile, duro, doloroso perché va a toccare in profondità la nostra vita: la povertà, l’obbedienza, la castità mettono alla prova la nostra umanità e anche la nostra libertà. C’è bisogno di una grande grazia del Signore per poter vivere nella fedeltà quello che si è promesso, per non lasciare che questi voti, promesse, invece che essere gioia si trasformino in amarezza. Insomma, bisogna assumere il fatto che la sequela di Gesù è bella ma impegnativa e che va rinnovata ogni giorno.

Vogliamo dunque innalzare la nostra preghiera al Signore perché ci aiuti tutti, ma specialmente vogliamo pregare in questa occasione per il Consacrati e le Consacrate perché abbraccino con generosità la loro vocazione, assumendone anche la fatica e talvolta il sacrificio insieme alla gioia e alla letizia di Seguire il Signore.

Infine fratelli e sorelle, permettetemi di rivolgermi adesso alle donne consacrate, alle Religiose. Qui nella nostra Diocesi sono il numero maggiore. Esse si impegnano in tanti servizi, specialmente educativi, di accoglienza dei poveri ed emarginati, dei disabili, ma anche nel “ministero della preghiera e della contemplazione e adorazione”. Si tratta di un servizio importante, dove si manifesta in concreto la carità di Cristo. Oltre a questo però siamo oggi consapevoli che la vita religiosa femminile deve avere maggior spazio nel cammino delle comunità cristiane, nell’aiutare la formazione delle giovani famiglie, dei ragazzi, nel favorire quel nuovo stile anche di vita ecclesiale che i mutamenti dei tempi ormai impongono. Invito le consacrate a riflettere su questo, a leggere con profondità i segni dei tempi ad essere creative nella loro risposta al Signore.

Il Signore, con l’intercessione di Maria, aiuti tutti nel cammino di fedeltà e perseveranza nel dono di sé. Amen

+p. Roberto , arcivescovo