Omelia per la 26ma Giornata di preghiera per la Vita Consacrata

02-02-2022

Fratelli e sorelle, Consacrate e Consacrati, carissimi tutti…

Celebriamo oggi, nella festa della Presentazione del Signore, la giornata di preghiera, di gratitudine e di intercessione per la vita consacrata. È una buona occasione per riflettere su quale sia il posto e l’impegno che tutti i consacrati devono assumere nel contesto ecclesiale che stiamo vivendo nella Chiesa italiana e nella Chiesa diocesana, e cioè la partecipazione attiva al cammino sinodale a cui il Papa ci ha invitato. La liturgia ci esorta a far crescere in noi un atteggiamento di gratitudine a Dio. Infatti, la vita consacrata, la vita di tanti fratelli e sorelle che si donano al Signore è dono gratuito nella chiamata e dono gratuito nel consegnarsi al Signore che chiama.

Ti ringraziamo Signore, perché arricchisci la tua Chiesa di tanti carismi, di tante vie di santità e di annuncio del vangelo.

Alla gratitudine uniamo la preghiera di intercessione per tutti i consacrati. Il dono che il Signore vi ha fatto nella chiamata è un tesoro, come ci ricorda l’apostolo Paolo, che custodite e custodiamo in vasi di argilla. Esso fa i conti con la fragilità, e chiede un costante impegno di fedeltà e perseveranza. Per questo è necessario pregare per voi, perché siate fedeli, perseveranti, perché sappiate illuminare tutte le altre vocazioni nella Chiesa con la luce della vostra donazione. Il contesto sociale ed ecclesiale in cui vivete la vostra vocazione è certo impegnativo e per certi versi duro e difficile nei confronti della vita consacrata. Infatti, la fatica che tutta la Chiesa, anche la nostra comunità diocesana, avverte nell’intraprendere nuovi cammini di testimonianza cristiana, la fatica nell’annunciare il vangelo ai giovani, nel renderlo attraente con la testimonianza, è avvertito anche nella vita consacrata che vede una drastica diminuzione nel numero di giovani che scelgono questa vocazione.

Questo comporta una riflessione attenta sulla presenza e testimonianza di ogni Congregazione religiosa, una riflessione sulle attività e l’impegno nella Chiesa, spingendo verso una riflessione su come continuare il cammino. Il nostro oggi è segnato in modo importante dall’invito al cammino sinodale che papa Francesco ha proposto a tutta la Chiesa e in special modo alla Chiesa italiana e quindi per le nostre diocesi. In diverse occasioni abbiamo riflettuto sul significato del cammino sinodale e sono certo che anche nelle vostre comunità avete affrontato questo tema e vi siete già impegnati sia nel fare esperienza di ascolto sinodale che nel coinvolgere i membri della congregazione. Infatti, al centro del cammino sinodale sta l’ascolto. Certo, chi vive la vita consacrata è abituato ai momenti di incontro e di formazione: i Capitoli, le riunioni, le assemblee formative della comunità e della congregazione. Ma qui non si tratta solo di esercizio di ascolto dentro la comunità di vita religiosa, quanto piuttosto di aprirsi all’ascolto della e nella Chiesa diocesana in cui si vive. Invito le comunità religiose ad aprirsi all’ascolto della realtà che le circonda.

Spesso, nel vostro compito di educazione (nelle scuole primarie o secondarie, nello stare con i bambini e i ragazzi) siete chiamati a entrare in relazione con le famiglie. Vi esorto a fare ascolto sinodale in quel contesto, anzi direi, create le condizioni per incontrare le famiglie, per ascoltare da loro qual è la Chiesa che vorrebbero, come si può contribuire con la propria presenza e testimonianza per far crescere la Chiesa in uscita. Voi, come comunità di vita consacrata, fate sapere al popolo di Dio come vedete il cammino della diocesi, quali ostacoli e resistenze si devono togliere perché il suo cammino sia spedito. Il tempo di pandemia ha messo in evidenza tante difficoltà; sono emersi i limiti, la partecipazione poco convinta, la frattura con il mondo giovanile, la difficoltà nel cammino di iniziazione cristiana e la richiesta di sacramenti non sempre accompagnata da reale convinzione e scelta. Ma vi è stato anche il desiderio di una fede più profonda, un bisogno di preghiera e di spiritualità, il desiderio delle famiglie di vivere e trasmettere la fede ai figli.

Ancora una volta, affrontando il cammino sinodale è necessario chiedersi: Cosa vuole il Signore da noi? Cosa ci sta chiedendo? Questa domanda è per tutti, e anche per la vita consacrata che non può accontentarsi solo di portare avanti ciò che si è sempre fatto, ma deve interrogarsi sul proprio presente e sul futuro. Invochiamo il Signore perché aiuti tutti noi ad avere uno sguardo più profondo e attento.

Nel vangelo di Luca, l’anziano Simeone dice: I miei occhi han visto la tua salvezza (Lc 2,30), solo lui vede in Gesù il Salvatore, oltre le apparenze di un bambino, piccolo, fragile. Però riesce con gli occhi dello spirito a vedere la salvezza, perché lo Spirito Santo gli fece riconoscere in quel tenero neonato il Cristo del Signore. Chiediamo di saper cercare Gesù nei fratelli e nelle sorelle che abbiamo ricevuto in dono, che vivono la nostra stessa consacrazione ma anche in tutti i cristiani, uomini e donne, che formano il popolo santo di Dio. Insieme a loro viviamo lo stile sinodale, lo stile di ascolto, di accoglienza, di condivisione.

Ci aiuti in questo la Madre di Gesù e san Giuseppe che oggi presentano il piccolo Gesù al Tempio. Siano essi a presentarci e accompagnarci al Signore, perché sappiamo sempre ascoltare la sua Parola.

+Roberto, arcivescovo