Omelia per la festa di Nostra Signora del Rimedio

08-09-2022

Cari fratelli e sorelle…

è ancora vivo nel nostro cuore l’eco della solenne celebrazione che ieri ha fatto memoria dei 70 anni dell’Incoronazione del simulacro di Nostra Signora del Rimedio. Papa Francesco ha voluto manifestare la sua vicinanza alla nostra terra di Sardegna e alla nostra Chiesa Arborense inviando un Suo speciale rappresentante nella persona del Cardinale Gambetti, Arciprete delle Basilica Vaticana e Vicario generale per la Città del Vaticano, che ieri ha presieduto la solenne Eucaristia e ci ha fatto dono della sua parola.

Desidero brevemente, in questa mia riflessione, sottolineare il significato della celebrazione che ieri abbiamo vissuto e che oggi, nella festa liturgica della Natività di Maria continuiamo a rinnovare nella nostra preghiera. Il simulacro della Beata Vergine Regina è stato incoronato 70 anni fa con la corona che vediamo oggi sul suo capo. Ma cosa significano per noi oggi questi termini come corona, incoronazione, Regina. Sono termini umani che si rifanno ad esperienze storiche per noi in Italia ormai lontane nel tempo ma usate ancora oggi in alcuni paesi del mondo per designare l’autorità e la dignità di chi guida una nazione. Quando noi applichiamo questi termini alla regalità di Maria, essi vanno rivestiti di ben altri significati che ne trascendono e trasfigurano i significati umani ed immediati.

Il primo significato è quello di voler certo sottolineare la grandezza della Madre del Signore, la Sua grande dignità, Il suo posto unico e speciale nella storia della salvezza, la sua relazione profonda e speciale con Gesù suo figlio, il Figlio di Dio e nostro Signore. Il titolo di Regina, e dunque la sua incoronazione, è un titolo umano che vuole onorarla e mettere in risalto la sua grandezza, la sua disponibilità al Signore, la sua capacità di ascolto e obbedienza alla volontà di Dio ma anche la sua attenzione a noi suoi figli, che Ella ha ricevuto da Gesù stesso sotto la croce.

La seconda riflessione, ispirata da questi termini, è quella legata allo stile di regno e regalità che Gesù, per primo, ha voluto manifestare nella sua vita, nella sua predicazione e nel suo agire e nello stile di relazione con noi uomini suoi fratelli. Si tratta della regalità che si fa’ servizio. Sappiamo che l’evangelista Giovanni, nel raccontare la passione e la crocefissione di Gesù, mette in evidenza il suo regnare dalla croce. L’insistenza del vangelo nel parlare del titolo sopra la croce (Gesù Nazareno Re dei Giudei) lo mette in luce. Certo, parlare di regnare dalla Croce è un paradosso. S. Paolo non esiterà a definire Cristo crocifisso scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per chi crede è potenza, sapienza di Dio! (1Cor 1,23-24). La vita di umiltà che Gesù sceglie per amore (non accettando una relazione con gli uomini attraverso la manifestazione della Sua potenza che pure possiede…) mette in evidenza come Egli intende il potere come servizio. Gesù lo aveva ripetuto più volte: non sono venuto per essere servito ma per servire, (Mc 10.45) e questo è l’insegnamento che dà ai suoi discepoli. Ricordiamo il gesto così carico di significato della lavanda dei piedi. In quella occasione Gesù dice: voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono, se io il maestro e signore ho fatto questo a voi, anche voi dovete farlo gli uni gli altri…

Dunque, anche la Madre di Gesù, Maria, esprime la sua regalità facendosi discepola alla scuola di suo figlio: regalità come servizio, potere come accoglienza e misericordia degli altri. Accoglienza della vocazione che Suo figlio stesso le ha fatto comprendere: essere madre di molti figli, fratelli di Gesù. La fede dei cristiani ha espresso in tanti modi questa verità. Vi è una preghiera che tutti conosciamo che ce la comunica con mirabile sintesi: Sotto la tua protezione Santa Madre di Dio, troviamo rifugio… Sub tuum presidium. L’arte è ancora più immediata nel comunicare questa verità; un esempio per tutti la Madonna della Misericordia, di Piero della Francesca che con il suo grande manto copre e abbraccia una moltitudine di fedeli: fra loro possiamo considerarci anche noi, protetti e accolti.

Noi veneriamo oggi la Madre del Signore con il titolo di Nostra Signora del Rimedio. Sappiamo infatti che possiamo rivolgerci a Lei invocandola, soprattutto nei momenti difficili, di dolore e fatica, nelle tante situazioni di angustia che ci possono essere nella vita di ciascuno ma anche nelle fatiche che viviamo come società e come umanità. Come comunità cristiana e civile sentiamo l’afflizione generata dalla guerra vicina che purtroppo non mostra segni di una conclusione, ma anche dalle tante guerre dimenticate, dai drammi della povertà, delle migrazioni, delle malattie e le grandi preoccupazioni legate alla contingenza economica, l’aumento del prezzo delle energie e dei carburanti che incidono in modo significativo nelle attività di tante persone, spingendole talvolta verso la povertà.

Vogliamo confidare in Lei, Madonna del Rimedio, perché susciti e muova cuori desiderosi di impegnarsi, di vivere il potere (della scienza, della politica, della professione e vocazione che ciascuno può avere. Per questo vogliamo affidare alla Madonna del Rimedio coloro che rivestono ruoli di responsabilità nella comunità) a servizio specialmente dei poveri. Ci avviamo nei prossimi giorni, con le elezioni politiche, verso nuovi o forse vecchi scenari, abbiamo ascoltato promesse e analisi, progetti e proposte di soluzione. Papa Francesco in un suo discorso diceva: La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione. E come non ricordare le sapienti e attuali parole di San Paolo VI: La funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità. E per concludere questa riflessione mi piace ricordare le beatitudini del politico proposte dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyen Van Thuan, morto nel 2002: Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo. Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità. Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse. Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente. Beato il politico che realizza l’unità. Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale. Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura.

Chiediamo al Signore, per intercessione di Nostra Signora del Rimedio, che susciti persone generose che prendano a cuore il bene della comunità e specialmente dei poveri, perché sappiano rispondere alla chiamata all’amore del prossimo, mettendosi a disposizione. Invochiamo Nostra Signora del Rimedio per la nostra Chiesa diocesana, per la Chiesa sorella di Ales-Terralba, per la città di Oristano, per tutte le persone che vivono difficoltà e dolore nel corpo e nello spirito, per l’incertezza in cui vive la Sanità pubblica con tanti disagi per la povera gente… Non vogliamo dimenticare i nostri ragazzi e giovani, che dopo la pandemia paiono disorientati, perché non si lascino abbattere, non si ripieghino in sé stessi ma sappiano guardare avanti: perché Sia Lei, Vergine del Rimedio, ad ascoltare le suppliche, a stendere la sua mano di Madre, a presentare a Suo Figlio ogni nostra richiesta e supplica.

Nostra Signora del Rimedio, prega per noi. Amen.

+ Roberto Carboni, Arcivescovo