La chiesa di San Giuseppe lavoratore ha accolto il ritiro del Clero

La figura di san Giuseppe è stata al centro della riflessione dei sacerdoti e dei religiosi presenti

Nuovo appuntamento per il Clero arborense che si è ritrovato, giovedì 13 maggio, nella chiesa di San Giuseppe lavoratore in Oristano per il consueto appuntamento mensile.

Ha aperto i lavori l’Arcivescovo che, in avvio, ha spiegato la scelta della chiesa di San Giuseppe lavoratore come sede del ritiro: La scelta di questa chiesa per il nostro ritiro mensile è nata dal desiderio di trovare, come presbiterio, almeno un momento comunitario per pregare e riflettere sulla figura di S. Giuseppe, Custode del Signore, in quest’anno speciale che Papa Francesco gli ha voluto dedicare. Questa chiesa è l’unica parrocchia, nella nostra Arcidiocesi dedicata a S. Giuseppe ed è stata scelta per essere – insieme alla cappella della Casa madre delle suore Giuseppine in Genoni – chiesa giubilare, luogo fisico, e insieme spirituale, per meditare e approfondire la figura di san Giuseppe e il suo ruolo accanto a Gesù; luogo di
riconciliazione e dove possiamo chiedere e ottenere la misericordia del Signore. 

Per il Pastore della nostra Arcidiocesi, il discorso introduttivo ai lavori è stato anche occasione per fare il punto della situazione rispetto alla vita diocesana e per dare indicazioni per il proseguo dell’azione pastorale: Ho avuto occasione, dalla Pasqua sino a oggi, di riprendere le visite alle comunità cristiane, principalmente per amministrare le Cresime ma anche
per visitarle, si potrebbe dire in modo feriale. Sono consapevole del vostro impegno per stimolare il cammino della comunità, pur nel contesto delle limitazioni che comunque sono presenti; so che vi sforzate per trovare nuove modalità di incontro, di annuncio, di catechesi. Non mancano le fatiche e anche le difficoltà oggettive nella nostra chiesa diocesana. Difficoltà che nascono da diversi fattori: oltre ai motivi che già conosciamo, legati alla diminuzione dei presbiteri e alla necessità di un ripensamento generale del progetto pastorale, vi è la stanchezza della situazione che si protrae e che incide nella vita presbiterale; il desiderio, che si avverte sempre più acuto, di un rinnovamento del nostro stile di annuncio e presenza deve fare i conti con la fatica di far crescere le comunità in una risposta anche più matura, aiutandole a camminare dal si è sempre fatto così a nuove prospettive. Sappiamo bene che non basta aver chiara la diagnosi del male e neanche sapere quale deve essere la terapia, ma trattandosi di persone, di dinamiche comunitarie e personali, che implicano sia noi come presbiteri che i fedeli laici, dobbiamo fare i conti con ritmi più lenti, con la necessità di assimilare le ragioni di nuove prospettive, convincere, spiegare, stimolare etc… Tutto questo chiede tempo e una convergenza di convinzioni profonde che richiedono spazi interiori per maturare. In questo contesto, vedo utile favorire lo scambio e la condivisione nel presbiterio di quelle che ho chiamato già nella messa crismale le buone prassi, cioè intuizioni, modi di annuncio, testi, schemi di preghiere, che possono aiutarci vicendevolmente. Si potranno far convergere in una pagina dedicata nel sito web al materiale pastorale a cui si potrà attingere.

E proprio quello sinodale, richiamato dal Papa in quest’ultimo periodo, è stato lo stile proposto da mons. Carboni ai suoi presbiteri e religiosi presenti: Papa Francesco, come ben sapete, ha stimolato la chiesa italiana, i vescovi, i presbiteri e i laici, a riprendere quel cammino sinodale già prospettato in Evangelii Gaudium e poi nel Convegno di Firenze. Non si tratta di fare incontri, discorsi e lavori di gruppo e poi produrre documenti che nessuno forse leggerà, quanto di trovare una metodologia agile di coinvolgimento delle comunità, dal basso, forse con un passo più lento, non preoccupato di elaborare testi e documenti ben confezionati, ma piuttosto di avviare processi.

La riflessione, invece, è stata guidata da don Marco Statzu, presbitero della diocesi di Ales-Terralba e docente nella Facoltà di Teologia della Sardegna. Tutta la riflessione ha ruotato sulla paternità sacerdotale alla luce della paternità di san Giuseppe.

Per il Clero presente, il ritiro è stato anche occasione per pregare insieme e celebrare il sacramento della Riconciliazione.

Sul prossimo numero de L’Arborense, il settimanale dell’Arcidiocesi, un servizio approfondito sulla giornata.


(foto Tonino Zedda)