* di Nicola Faedda – Foto S. Virdis
Non ha senso andare a scuola per costruire un futuro che per noi non esiste. Con questa convinzione, venerdì 15 marzo, i ragazzi di tutto il mondo non sono andati a scuola per aderire al Global climate strike for future, lo sciopero internazionale di sensibilizzazione sui temi climatici e di sostenibilità, nato sulla scia delle proteste pacifiche dell’attivista sedicenne svedese Greta Thunberg, recentemente candidata al premio Nobel per la pace.
Da settembre e tutti i venerdì, Greta, manifestando davanti al parlamento svedese, ha lanciato il movimento studentesco internazionale Friday for future, venerdì per il futuro. Una protesta con numeri da record quella di venerdì scorso, che lascerà il segno nella storia: 100 nazioni e 1.700 città coinvolte in tutto il mondo. In Italia sono stati un milione i ragazzi che hanno manifestato in 235 diversi raduni organizzati. Anche a Oristano gli studenti degli Istituti superiori cittadini hanno aderito alla mobilitazione globale con un sit-in in piazza Eleonora; gli alunni e i docenti della Scuola Secondaria di via Marconi di Oristano hanno invece messo in atto una piccola manifestazione interna alla scuola; infine il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno di piena solidarietà con le istanze promosse dai giovani.
Secondo il report sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), commissione dell’ONU sul cambiamento climatico, diffuso nel mese di ottobre dello scorso anno, “Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nei decenni e millenni: l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato, le concentrazioni di gas ad effetto serra hanno subito un incremento”.
Secondo questo rapporto di circa trenta pagine, frutto del lavoro di due anni, di 91 ricercatori da 44 paesi, che hanno esaminato 6.000 studi in materia e valutato 42.000 recensioni di colleghi e governi, se i Paesi della Terra non prenderanno provvedimenti per limitare i gas serra, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi in più rispetto ai valori preindustriali entro il 2030.
Le conseguenze dei mutamenti climatici hanno profonde influenze sulla società umana, che deve confrontarsi con essi anche dal punto di vista economico e politico: questi, infatti, riguardano tutta la società nel suo complesso in termini di mobilità, alimentazione, approvvigionamento energetico, produzione di beni e servizi. Per queste ragioni Greta, intervenuta il 14 dicembre scorso al COP24, svolto a Katowice in Polonia, ha parlato chiaramente ai grandi della terra dicendo loro: “dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa eppure state rubando il loro futuro davanti ai loro stessi occhi”, “non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno e lasciate questo fardello a noi bambini”, “fino a quando non vi concentrerete su ciò che serve fare invece che su quanto è politicamente possibile non ci sarà speranza”, e infine “se le soluzioni all’interno del sistema sono così impossibili da trovare, forse dovremmo cambiare il sistema stesso”.
Il mondo cattolico ha a cuore le istanze sostenute dai promotori del Global climate strike for future; lo stesso papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, scriveva: ”la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.”
I ragazzi di oggi non possono aspettare di diventare adulti per poter risolvere loro i problemi sul clima e sullo sviluppo sostenibile. Con le loro manifestazioni, i ragazzi di tutto il mondo hanno interpellato gli adulti chiedendo interventi concreti e immediati: è questa l’ultima generazione che può veramente cambiare il corso delle cose. Lo hanno chiesto ai politici, ma lo hanno chiesto anche a ciascuno di noi, perché ognuno di noi può dare il proprio contributo alla causa con uno stile di vita nuovo, ispirato alla riduzione dei consumi, al risparmio e al riciclo: “non c’è più tempo: non abbiamo un pianeta B”.