La dodicesima domenica del Tempo Ordinario, presenta il Vangelo secondo Matteo con questi riferimenti: Mt 10, 26-33 (consulta il brano evangelico e tutta la Liturgia della Parola di questa domenica).
Approfondimento al brano evangelico.
Non abbiate paura! Quest’invito di Gesù è ripetuto tre volte nella pagina evangelica della XII domenica del Tempo Ordinario.
La paura è un sentimento umano normale ed è come un campanello d’allarme: è positiva in quanto reazione di fronte a un pericolo, ma diventa negativa quando se ne resta impigliati. Per superarla va conosciuto ciò che la causa. È importante scrutare il nostro cuore per cogliere ciò che incute timore e affrontarlo alla luce della fede.
Nel contesto di questo passo evangelico, parte del discorso missionario nel vangelo di Matteo, si tratta della paura che può affacciarsi nel discepolo-missionario nell’atto di confessare la propria fede dinanzi agli uomini. Va messo in conto, infatti, di subire la persecuzione e talvolta anche il martirio. Tuttavia, i persecutori restano impotenti verso la nostra vita vera, il loro potere su di noi è solo relativo e il Signore ci rassicura che un giorno la verità su di lui, noi stessi e il mondo avrà la meglio su tutte le finzioni.
Già nelle beatitudini la persecuzione era diventata paradossalmente ragione di gioia (cf Mt 5,1-11). Chi accetta la scommessa di diventare discepolo di Gesù ha la garanzia di un Padre premuroso nelle cui braccia abbandonarsi, anche e soprattutto nel pericolo. L’argomento dei passeri già era apparso nel discorso della montagna, quando Gesù invitava a non lasciarsi prendere dagli affanni della vita, come chi manca di fede (cf Mt 6,25-34).
Anche nel contesto della missione la paura deve cedere il passo alla fede in un Padre fedele. Ogni ostacolo, ogni debolezza e ogni fatica vanno messi in relazione a questa consapevolezza più grande. Come il Padre è stato fedele col Figlio risollevandolo dalla morte dopo la passione e la croce, così sarà fedele con chiunque accetti l’invito a far parte della famiglia di Gesù, custodendo la fede in lui e manifestandola senza vergogna davanti agli uomini.
Scopriamo quindi che vergognarsi della parola del vangelo, nascondendo un messaggio di salvezza che chiede di arrivare a tutti, esser predicato sui tetti, ad alta voce, è un pericolo più grande della persecuzione. Vergognarsi della fede, infatti, è come escludersi dalla fraternità di Gesù e rifiutare tragicamente la promessa del Padre. Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Sono parole forti e radicali che non vanno lette come una minaccia o un ricatto, ma come ossequio alla nostra libertà. Le esigenze del regno, promesse e annunciate da Gesù, sono faticose e scomode, ma hanno il potere di regalare una gioia incrollabile già ora tra le prove verso la realizzazione piena nell’eternità.
La paura non affrontata logora l’uomo e lo confina nella gabbia delle proprie insicurezze e delle comodità solo apparenti. Il Crocifisso Risorto ci invita a superare la paura e a uscire da noi stessi, fidandoci di lui.
A cura di Maurizio Spanu