Festa di San Benedetto. La sua figura rivisitata attraverso i Gosos

Gosos. San Benedetto da Norcia, padre del monachesimo occidentale è venerato anche in Sardegna.

Cun perfecta paciencia.

Legifer prudens, venerande doctor, qui nites celsis meritis per orbem, de nuo comple, Benedicte, mundum lumine Christi (Legislatore prudente, Dottore venerando, che risplendi dovunque per meriti sublimi, riempi, o Benedetto, nuovamente il mondo della luce di Cristo).

L’inno delle lodi mattutine, secondo il proprio dell’Ordine benedettino, in pochi versi, compendia un pilastro del cristianesimo occidentale, se vogliamo, il fondatore della Cattolicità Europea: San Benedetto da Norcia.

La sua vita si svolge fra il V e il VI secolo d.C., un periodo molto particolare per l’Occidente: il plurisecolare impero romano (almeno nella sua pars occidentis) è crollato, e regna la più grande confusione per la mancanza di punti di riferimento. In quei tempi è la Chiesa di Roma a tenere unita l’Europa, a manifestare quell’universalità che, un tempo, aveva avuto come simbolo l’aquila imperiale.

È provvidenziale, allora, l’opera di un uomo veramente insigne, degno di ogni venerazione. Si chiamava Benedetto quest’uomo e fu davvero benedetto di nome e di grazia, come scrive Gregorio Magno nel II Libro dei Dialoghi. Doveva avere in mente questo passo l’autore dei Gosos de su gloriosu Santu Beneditu, riportati da Giovanni Delogu – Ibba. Nella torrada scrive: In sos coros imprimidu nos siat su nomen vostru Santu Benedictu nostru dae Deus favoridu. Benedetto, abbandonati gli studi in una Roma piena di vizi, come ci dice ancora San Gregorio, partì, alla ricerca di un abito che lo designasse consacrato al Signore. Egli sceglie la vita eremitica, nella quale risplende per sa puresa virginale, sa perfecta paciencia (strofa 5). Benedetto, incontrato il monaco Romano che lo riveste dell’abito della consacrazione, si ritira a Subiaco dove Tres annos in una gruta dae hue mai essegis su sustentu mendiguesis sensa quexa nen disputa, sa carre casi destruta de famen qui hagis patidu (strofa 7).

Nel territorio fondò dodici monasteri e rimase nel tredicesimo come abate. Nei Dialoghi, leggiamo che attorno all’anno 529 giunge al paese di Cassino è situato sul fianco di un alto monte, che aprendosi accoglie questa cittadella come in una conca, ma poi continua ad innalzarsi per tre miglia, slanciando la vetta verso il cielo. Il fascino della vita intrapresa da Benedetto nella sequela di Cristo è così forte che addirittura Duques, Marquesis, et Contes, Pricipes, Imperadores renunciàn sos honores pro viver per i sos montes, sas coronas de sos frontes sos Rees tambene han frundidu (strofa 11).

A questa vita e a coloro che la seguono, Benedetto dà la Regula, forse scritta nel 530, che cambierà radicalmente il volto del monachesimo occidentale. Prima della sua troviamo sia in Occidente sia in Oriente altre regole monastiche: quella di Sant’Antonio abate (considerato Padre del monachesimo orientale ed esempio per tutti i monaci); ancora le Regole di San Pacomio e San Basilio. Non possiamo dimenticarci, poi, la Regula ad servos Deie la Regula ad moniales di Sant’Agostino.

La Regula Sancti Benedicti si diffonde velocemente e viene adottata anche da altri monasteri, anche se non direttamente fondati da Benedetto. L’esperienza benedettina si fa europea, grazie all’intervento di quello che viene considerato il Padre dell’Europa (come potremmo intenderla oggi): Carlo Magno che, dopo una visita a Montecassino, chiede delle copie della regola che poi diffonderà. Il rapporto fra Benedetto e l’Europa è presente chiaramente anche nei menzionati gosos: Sa Europa tota quanta cun ispiritu divinu fategis unu jardinude gente devota, et santa doÑi homine una pianta qui in virtude hat fioridu (strofa 10).

Credo sia meraviglioso pensare che in Sardegna, tra ‘600 e ‘700, si avesse una coscienza “europea”, in questo caso riferita a San Benedetto, ma segno che non eravamo isolati (come una certa storiografia darebbe ad intendere). Le qualità europee di San Benedetto e del suo ordine vengono solennemente riconosciute da San Paolo VI con la Lettera Apostolica Pacis Nuntius del 24 ottobre 1964, con cui San Benedetto Abate viene proclamato Patrono principale dell’intera Europa. La motivazione di questa scelta sta nel fatto che egli insegnò all’umanità il primato del culto divino per mezzo dell’opus Dei, ossia della preghiera liturgica e rituale.

Fu così che egli cementò quell’unità spirituale in Europa in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio.

A cura di Giovanni Licheri.