Fizza de Joacchinu e de Anna.
Alla data del 26 luglio il Martirologio Romano ricorda la Memoria dei santi Gioacchino e Anna, genitori dell’Immacolata Vergine Maria Madre di Dio, i cui nomi sono conservati da antica tradizione cristiana.
Potremmo pensare di trovare un loro riferimento nella Sacra Scrittura, magari in una delle due genealogie dei vangeli (Mt 1,1-17; Lc3,23-38), invece il riferimento più antico si trova nel Protovangelo di Giacomo (metà del II sec.), tra i vangeli apocrifi.
Ai nonni materni di Gesù la tradizione sarda dedica alcuni gosos. Ci rifacciamo a una versione riportata dal Delogu-Ibba, composta di 13 strofe più sa torrada. Questi gosos non ripercorrono, come spesso accade, la vita dei santi cui sono dedicati, ma sono una lode continua alla Vergine Maria. Il vanto più grande di Gioacchino ed Anna è appunto quello di essere i suoi genitori.
Sa torrada, infatti, recita: De sa mama immaculada de su altu verbu divinu Anna santa, et Ioachinu Babbu, et mama seberada. Il tema dell’Immacolata Concezione è il principale usato dall’autore per descrivere Maria. Per parlarne troviamo diverse espressioni esplicite e non: Sensa neu, nensiñale de pecadu originale (strofa 1); cuddu candidu liggiu, cudda candida açucena (strofa 3, qui per dire gigliousa due parole differenti liggiue açucena; Tota totalmente neta (strofa 4).
Il testo dei gosos si riferisce alla Vergine Maria. L’autore usa un linguaggio biblico, in modo particolare tratto dall’Antico Testamento. Facciamo qualche esempio: columba amorosa […] sa perfecta grassiosa(strofa 2), che riprende il testo del Cantico dei Cantici. Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia (Ct 5,2).
Sempre rimanendo nel Cantico, leggiamo cudda formosa bruna (strofa 6), che riporta Ct 1,5 e 1,6: Bruna sono ma bella, […] Non state a guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il sole. Questa versione si riferisce alla Vergine come cudda firma columna (strofa 10). La sola parola colonna rievoca i fatti prodigiosi dell’Esodo, oppure il Siracide 36,24 che proclama beato chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio (e questo beato noi lo conosciamo e vediamo alla strofa 9: sa candida consorte dae Iusepe isposada). Colonna richiama alla nostra memoria anche il passo di Apocalisse 3,12: Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più.
A espressioni dell’ultimo dei libri della Bibbia fa ricorso il nostro autore: cudda qui pro tapinos iuguet in sos pes sa luna (strofa 6); cudda tota vestida de su sole pius brillante […] de istellas coronada (strofa 7). Queste fanno riferimento al testo di Apocalisse 12,1: Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.
Abbiamo visto tante belle espressioni riferite a Maria, eppure il rapporto coi suoi genitori viene espresso con una piccola parola de cioè il nostro di.
Tutti i titoli riferiti a Maria, in tutte le strofe, sono introdotti dalla preposizione de. Il seno di Anna fra le mura discrete, come cantava De André ne L’infanzia di Maria, ha avuto un unico grande merito quello di aver generato cudda qui su Messias parturisit sempre intera (strofa 13).
Questa memoria liturgica è per noi l’occasione di ricordarci della figura importante dei nonni specialmente nella trasmissione della fede e della preghiera. Ci aiuta in questo il pensiero di papa Francesco: Com’è bello l’incoraggiamento che l’anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita! È veramente la missione dei nonni, la vocazione degli anziani.
Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani. E loro lo sanno. Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale, le porto ancora con me, sempre nel breviario e le leggo spesso e mi fa bene (Udienza Generale, 11-05-2005).
A cura di Giovanni Licheri.