Dopo aver celebrato la solennità dell’assunzione di Maria Vergine, la liturgia domenicale ci propone tre letture che si soffermano sugli stranieri. Non si tratta né di migranti né di emigrati, ma di coloro che non fanno parte del Popolo eletto.
Per Israele Dio era legato all’etnia, alla religiosità, all’appartenenza sociale e politica. In altre parole, l’elezione del Popolo da parte di Dio si era trasformata in un possesso esclusivista di Dio da parte del Popolo. A sovvertire questa dinamica le tre letture: Dio non è posseduto da nessuno.
La Lettera ai Romani di San Paolo rafforza in modo lapidario questa idea rivolgendosi direttamente ai gentili. L’annuncio del vangelo è rivolto anche a chi non fa parte del popolo giudaico e a chi era stato estromesso dal mistero della salvezza. In modo pregnante e quasi drammatico è presentata la vicenda della donna cananea. Essa è ai margini della salvezza poiché è donna, è straniera, è priva di un uomo che la sostiene e chiede per lei la guarigione della bambina. L’atteggiamento di Gesù, presentato in modo forte e quasi disattento alle necessità della donna, offre uno spaccato perfetto della mentalità di Israele. Tuttavia Gesù ha una sorta di filo diretto col Padre e, soprattutto, ha uno sguardo attento sulla storia, sulle persone e sulla missione che gli ha affidato il Padre. Il primo atteggiamento di non ascolto nei confronti della donna serve principalmente a risvegliare noi, abituati a ragionare con logiche di gruppo e di partito.
Gesù invece è venuto a salvare le pecore di Israele e quelle che stanno fuori dal recinto. Le affermazioni di Gesù si devono considerare all’interno della sua intera missione salvifica. I primi destinatari sono i 12 e poi tutti i credenti che ascoltano questa Parola evangelica.
Le nostre logiche elitarie tendono spesso a chiudere le maglie del gruppo di appartenenza lasciando fuori qualcuno giudicato destinatario non degno della Parola. La donna cananea con la sua richiesta insistente invece ci presenta la necessità dell’appartenenza, dell’abbandono, della fiducia totale.
Il Salmo responsoriale pone sulle nostre labbra il grido autentico della lode : ti lodino i popoli tutti. È la domenica dell’apertura, della fraternità, dell’abbandono fiducioso, della condivisione della fede.
A cura di Michele Antonio Corona