La preghiera di Colletta propria dell’anno A di questa domenica recita: “… perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore “. In questa invocazione si sintetizza il senso profondo della liturgia della Parola odierna: la carità verso il prossimo.
Del brano evangelico, spesso denominato sulla correzione fraterna, sono state offerte diverse e divergenti interpretazioni: dalla legittimazione della scomunica all’utilità dell’allontanamento temporaneo dalla vita comunitaria. Tuttavia, il percorso presentato da Gesù non ha come obiettivo finale l’estromissione di chi sbaglia, bensì il suo reinserimento nella comunità. Infatti, considerare in ultima analisi chi ha sbagliato come pubblicano e peccatore obbliga la comunità credente a riprendere la missione del primo annuncio.
Proprio a quel fratello che non ha ascoltato la correzione di uno, di più, della comunità è necessario rivolgere con novità e attenzione la parola del Vangelo. Col prisma del racconto di Matteo si comprende meglio la pagina di Ezechiele: ” Avverti il malvagio della sua condotta perché si converta”. Il monito duro e sferzante del profeta è rivolto anche in questo caso alla conversione e non alla condanna.
San Paolo nel brano odierno della Lettera ai Romani cristallizza l’intera legge in un solo comandamento: ” amerai il prossimo tuo come te stesso. La Carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della legge è la Carità”. Possiamo perciò affermare che il Vangelo non è rivolto ai lontani, poiché non esistono lontani.
A cura di Michele Antonio Corona