Il Martirologo Romano al 29 settembre ricorda: Festa dei Santi Michele, Raffaele e Gabriele, Arcangeli. Nel giorno della Dedicazione della Basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al VI miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente. La nostra riflessione di oggi vorrei dedicarla alla figura di San Raffaele.
Questo Principe santu et potente de sa celeste milicia (torrada) lo troviamo menzionato nel libro di Tobia. Il suo nome, in ebraico, significa Dio guarisce e proprio la Scrittura ci dice: e fu mandato Raffaele a guarire i due (Tb 3,17).
I Gosos de su Archangelu Santu Raphaelle, raccolti dal Delogu Ibba, hanno come tema centrale quello del Meigu sacru eminente (strofa 3), che cura corpo e anima. È nota la vicenda di Raffaele che accompagna il giovane Tobia e guarisce Sara, che diventerà la moglie del giovane. L’arcangelo è invocato come colui capace di guarire le infermità del corpo: Su male caducu, male, qui mai sinde hat remediu cura descun unu mediu veramente angelicale (strofa 4). Capace di guarire su male caducu (l’epilessia), Raffaele ha da su Deus vivu sa virtude de curare donnia cidente nocivu (strofa 5).
Il testo fa riferimento anche alla guarigione del padre di Tobia (Tb 11,11-13), Tobi, rimasto cieco dopo un incidente, Curades per eminencia sa ceguera, et doni male (strofa 8). Il potere curativo dell’anima, che ha Raffaele, passa per la lotta contro sa infernale serpente (torrada). In tale lotta viene assimilato a un altro de Sos poderosos Principes celestiales (strofa 2), Michele. Prendo a esempio la strofa 1: Raphaele Arcangelu santu de sas animas broqueri contra su astutu guerreri, qui nos insidiat tantu, amparu nostru, et refrantu, et defensore valente.
Espressioni simili le troviamo nei gosos che si cantano a Silì durante la novena a San Michele Arcangelo. Troviamo: Tue servis po borcheri, triunfande semper uffanu (strofa 8); invincibile muralla chi amparas su cristianu (strofa 6). In che modo Raffaele combatte e sconfigge il demonio? Il testo biblico ci dice: Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso.
L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi (Tb 8,2-3). Il goso fa riferimento a questo passo biblico quando dice: Su tiaulu Asmodeu, qui de Sara apoderadu sete maridos leadu li apisit à reu à reu Bois Angelu de Deu li guegis miseramente (strofa 10).
L’arcangelo Raffaele, già nel Medioevo, è patrono dei giovani che per la prima volta vanno via di casa, a questa tradizione sembra alludere la strofa 7: De su aflictu caminante qui si agatat solu in via segis fidissima guia. San Raffaele è talvolta venerato come protettore del matrimonio, cosa sicuramente presente al nostro autore che scrive: Cun podere singulare pro cobrare, et cojuare Medianeri excelente (strofa 5).
A cura di Giovanni Licheri
Pubblicato su L’Arborense n.32/2020