Miseria e rifiuto: è la scelta di molti.
Dopo aver presentato le due parabole sulla vigna (i due figli e i vignaioli usurpatori) rivolte ai capi, la pagina odierna sul banchetto di nozze ha gli stessi destinatari. Una sorta di trilogia che si muove a cerchi concentrici sul rifiuto della Parola del padrone/padre/re che coinvolge direttamente capi e figlio.
La lettura allegorica del testo ha presentato nella tradizione un’interpretazione stretta sulla storia della salvezza, identificando i vari attori della parabola con Israele, discepoli, Figlio, prima comunità, pagani, etc.
Se questo potrebbe pur essere possibile nella mente del giudeo Matteo che rilegge la parabola proposta da Gesù, a noi interessa coglierne la buona notizia che offre oggi per chi ascolta l’annuncio evangelico e a esso orienta il proprio vivere. È interessante notare un particolare della versione originale greca che le traduzioni nelle lingue moderne ignorano: Il regno dei cieli è simile a un uomo re che…
La menzione matteana dell’uomo si potrebbe derubricare riconducibile alla versione essenziale di Luca (14) oppure a una ripetizione del modo in cui ha introdotto stilisticamente le parabole precedenti. Origene ci aiuta nel suo commento a collegare questo uomo re con l’uomo trovato senza vestito alla fine del racconto con due sottolineature sintetizzabili: Lui a somiglianza di noi e noi a somiglianza di Lui.
Questo re è uomo con le speranze e le fatiche dell’umano, con la gioia di celebrare le nozze del Figlio e con la delusione per il rifiuto degli invitati; è uomo nelle sue aspettative e nelle sue reazioni; è uomo nel desiderio di vedere come gli invitati hanno accettato la sua veste della festa o nell’imbandire una Parola ben nutrita e ripartita secondo il bisogno di ciascuno.
Contemporaneamente, è l’uomo a essere chiamato a conformarsi al re con l’abito della festa, nell’accoglienza della gioia, nel riconoscimento delle nozze del Figlio, nell’appartenere alla cerchia degli invitati del re. Dio che si fa uomo per donarci la gioia di partecipare al banchetto della salvezza. In questo senso il grido di Isaia è profetico e il monito di Paolo esplicativo.
Allora, si può ben dire che la moltitudine è invitata, mentre pochi sono scelti.
A cura di Michele Antonio Corona
Pubblicato su L’Arborense n. 34/2020