Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Siamo stati tutti battezzati come laici. Laici e laiche sono protagonisti della Chiesa. Oggi c’è ancora bisogno di allargare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. E di una presenza laica, si intende, ma sottolineando l’aspetto femminile, perché in genere le donne vengono messe da parte.
La preghiera dell’Angelus dell’11 ottobre scorso riassume il pensiero di papa Francesco su l’altra metà della Chiesa, come il cardinal Suenens avrebbe definito il mondo femminile all’inizio del Concilio, mentre cercava invano qualche volto di donna oltre ai tantissimi porporati convenuti da tutto il mondo. Poco tempo dopo furono 23 le uditrici convocate da Paolo VI, che diedero preziosi contributi ai lavori.
Ma sappiamo bene che, come molte novità apportate dal Vaticano II, anche la questione femminile per molto tempo nella Chiesa è rimasta silente. Certo, le donne hanno avuto l’opportunità di studiare e insegnare Teologia, di fare ricerca teologica, spesso scardinando stereotipi millenari e dando contributi decisivi agli studi biblici, come ricorda Cettina Militello, tra le fondatrici del Coordinamento delle Teologhe Italiane, e grande studiosa di mariologia. Eppure, quando nel 1988 Giovanni Paolo II pubblicò la Mulieris Dignitatem, molti la salutarono come un atto rivoluzionario: una lettera apostolica dedicata solo alle donne, che delle donne evidenziava la dignità nella verginità o nella maternità!
Tra il plauso di molti, tante donne impegnate nella Chiesa la lessero però come un’interpretazione riduttiva della presenza della donna, sottolineando il NO definitivo all’ipotesi del diaconato e del sacerdozio femminile, che invece avrebbe potuto abbattere le differenze di genere nella Chiesa. Oggi Francesco riprende con forza la questione femminile nella Chiesa, in molteplici interventi, da cui è possibile comprendere la sua volontà di cambiamento.
Qualche parola chiave: clericalismo, dignità versus funzione, responsabilità, tenerezza.
Il no deciso al clericalismo investe tutta la Chiesa, ma in particolar modo il mondo dei laici, chiamati a esercitare i ministeri laicali con la Grazia che tutti i battezzati condividono, dando un contributo originale all’azione pastorale e sociale della Chiesa. In tale contesto, tutto speciale è il posto della donna; e darei all’aggettivo speciale un’accezione ambivalente.
Perché è vero quanto sottolinea con amarezza la Militello, che nella nostra struttura gerarcologica un prete vale più di un laico e un maschio più di una donna. Aggiungendo che non può esserci autorità, spazio per le donne, se non si elimina l’asimmetria di genere e si riconosce che maschio e femmina alla pari, e ognuno compiutamente, sono a immagine di Dio. Ma speciale è anche il riconoscimento che molte volte Francesco ha tributato alla missione e all’opera delle donne, compiendo nell’Evangelii Gaudium un balzo in avanti rispetto alle posizioni della Mulieris Dignitatem: C’è ancora più bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Perché il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali.
Alle parole, come sempre, sono seguiti gesti concreti, e Francesco ha voluto donne di valore nei posti chiave delle istituzioni culturali, sociali, economiche del Vaticano. Certo, fa notare qualcuno, nessuna donna ha ruoli apicali, come alle donne è precluso ancora l’accesso ai ministeri istituiti, ma una strada è stata aperta. Ci si può domandare quanto questa apertura di Francesco verso le donne sia condivisa nelle Chiese particolari, dove si fa strada con difficoltà un credito di fiducia verso la capacità delle donne di dare contributi di spessore negli ambiti di impegno pastorale più impegnativi.
Sarà anche per questo, per citare ancora la Militello, che la Chiesa sia finita senza le donne è sotto i nostri occhi. La fuga delle quarantenni, la rottura della catena di trasmissione della fede, dicono che le donne non ci sono più e che quelle che restano stanno male. La Chiesa è donna afferma papa Francesco: è veramente il caso di avviare una profonda riflessione, anche nelle piccole realtà locali, per promuovere un vero cambiamento.
A cura di Luisanna Usai
Pubblicato su L’Arborense n.38/2020