Messale Romano. Intervista a don Fabio Trudu.

Intervista a mons. Fabio Trudu, docente di Liturgia presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.


Finalmente è arrivata la III edizione del Messale Romano. Ha impiegato circa vent’anni: la Chiesa Italiana ha, dunque, un nuovo libro liturgico. Entrerà in vigore per la prossima Pasqua. Nella nostra diocesi, l’Arcivescovo ha deciso che dovrà usarsi dalla I domenica di Avvento. Quali sono le principali novità?

Il Messale può essere utilizzato fin dalla sua pubblicazione e dalla prossima Pasqua sarà obbligatorio per tutti, intanto alcuni vescovi hanno opportunamente stabilito una data comune per la propria Chiesa locale. Già alcune novità sono emerse dalla stampa con grande evidenza, come nel Padre nostro non abbandonarci alla tentazione invece di non ci indurre in tentazione, oppure nel Gloria non più agli uomini di buona volontà ma agli uomini amati dal Signore (perché la buona volontà è la benevolenza di Dio verso l’umanità). Altre novità riguardano l’invito alla comunione, dove si dirà beati gli invitati alla Cena dell’Agnello per richiamare la vita eterna nell’immagine del banchetto dell’Apocalisse (cfr. Ap 19,9), proprio perché partecipando all’Eucaristia noi già pregustiamo il banchetto del Cielo. Ancora una novità è l’invito allo scambio della pace, che ora sarà scambiatevi il dono della pace, rinnovando così il primo dono del Risorto nell’incontro con i suoi discepoli.

A una prima osservazione, pare che il Messale contenga, oltre ad alcune novità, anche sostanziali cambiamenti nelle preghiere eucaristiche e in molti prefazi. Perché è stato necessario un cambiamento nella forma, nelle parole, nelle espressioni?

Oltre le novità più evidenti, ci sono altri testi che hanno subìto modifiche sulla base della III edizione latina del Messale, cui la nuova traduzione italiana ha fatto riferimento con una versione spesso più vicina all’originale latino. Per esempio, l’inizio della II e della III preghiera eucaristica non sarà più Padre veramente santo ma, seguendo meglio il testo latino, sarà Veramente santo sei tu, o Padre, che accentua l’espressione di stupore davanti alla santità di Dio. Oppure, nella preghiera eucaristica II sentiremo invocare la rugiada del tuo Spirito invece che l’effusione del tuo Spirito: la rugiada, immagine biblica dell’A.T. e nelle preghiere liturgiche, evoca la benedizione del Signore, l’inizio di una vita nuova dopo la morte, la trasformazione che Dio opera. In questo caso la rugiada dello Spirito Santo evoca l’azione dello Spirito che benedice, consacra, trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Ci sono tante altre varianti testuali anche nelle orazioni proprio per una maggiore fedeltà al testo latino.

Tra fedeltà alla tradizione, in questo caso al Messale di Paolo VI, e apertura al contesto culturale del nostro tempo, a più di 50 anni dal Vaticano II, il nuovo libro liturgico può essere inserito nella strada dell’adattamento della liturgia ai tempi moderni e all’indole del popolo italiano? In cosa è migliorata la traduzione rispetto alle precedenti edizioni?

La III edizione italiana si inserisce nella tradizione del Messale del Vaticano II, che a sua volta si inserisce nella tradizione plurisecolare del messale che con i suoi testi risale a V-VI secolo. Siamo nell’ambito della riforma liturgica voluta dal Concilio. Dal punto di vista dell’adattamento e dell’inculturazione vi è una continuità rispetto alla precedente edizione, per esempio con l’inserimento delle collette alternative composte in lingua italiana e ora revisionate, oppure con l’Orazionale, che propone schemi profondamente rivisti. Più in generale vi è una sollecitazione a riprendere il cammino di pastorale liturgica che negli ultimi tempi aveva subìto un rallentamento: la liturgia è per persone vere ed è celebrata da persone vere che vanno incontro al Signore. L’attenzione alla storia del nostro tempo non si realizza con l’inserimento di testi o gesti non compresi nel Messale, ma vivendo la liturgia in pienezza e nella verità di ciò che siamo come singoli e come comunità, valorizzando anche le possibilità di adattamento che il libro liturgico propone. A proposito dell’Orazionale, insisto proprio sul fatto che la preghiera dei fedeli non dovrebbe essere desunta da sussidi o foglietti vari, ma dovrebbe essere composta domenica per domenica, magari ispirandosi all’Orazionale, con l’aderenza a ciò che la comunità, la Chiesa e il mondo stanno vivendo nell’oggi.

Storicamente il Messale Romano è sempre stato caratterizzato da immagini preziose e edizioni ben rilegate. Cosa ne pensa della stampa del nuovo Messale? Come mai non sono stati utilizzati il grassetto e il colore rosso delle rubriche? Perché hanno scelto un carattere quasi sbiadito, difficile da leggere? L’apparato iconografico, non le pare un po’ troppo minimalista?

L’aspetto grafico del Messale è sicuramente importante, lo è soprattutto per il sacerdote che presiede e fa un uso diretto del libro liturgico. La III edizione ha caratteristiche più moderne e aderenti agli stili grafici di oggi: ha un carattere elegante, con colori, compreso quello della carta, tenui e comodi alla lettura. Nello specifico, il grassetto non risponde più ai criteri grafici attuali e per questo si è scelto di non utilizzarlo. Se sarà leggibile o meno potremo dirlo dopo un uso di qualche mese. Per l’apparato iconografico è stata compiuta la scelta di affidare le immagini a un solo artista, diversamente da quanto è stato fatto per il Lezionario, dove invece erano stati incaricati tanti autori. La scelta è caduta su Mimmo Paladino, artista di grande credito nazionale e internazionale, che aveva già curato altri libri liturgici. La sfida è questa: scommettere sul fatto che l’arte di oggi possa raccontare la fede e accompagnare la preghiera. Chiaramente è una sfida soprattutto per noi italiani che abbiamo una certa difficoltà ad accogliere le espressioni contemporanee dell’arte. In altre nazioni europee, come in Germania, vi è una maggiore confidenza con la contemporaneità dei linguaggi artistici. Forse avvertiamo queste immagini poco tradizionali e quindi poco rassicuranti, come potevano apparire le miniature medievali o le immagini devozionali dei messali dell’Ottocento. Scommettere sull’arte contemporanea ci invita ad approfondire il significato teologico di queste nuove immagini, a coglierne la profondità e a farci guidare nella preghiera.

Anche lei ha collaborato alla traduzione o all’impostazione dei testi del nuovo Messale?

Sono stato coinvolto negli ultimi anni. In particolare ho offerto la mia collaborazione per la parte musicale, in quanto liturgista e musicista, accanto a musicisti puri. Poi ho collaborato per la revisione dell’Orazionale e per una verifica metrico-musicale dei prefazi e delle antifone di ingresso e comunione. Ho collaborato inoltre per una verifica celebrativa riguardo la melodia del Padre nostro con le varianti testuali: nella parrocchia dove collaboro per alcune settimane abbiamo cantato il Padre nostro con il nuovo testo e una delle melodie possibili, per poi dare il nostro riscontro alla CEI che ci aveva incaricato di questa verifica.

A cura di Daniele Quartu e Antonino Zedda

Pubblicato su L’Arborense n.39/2020