Santissima Trinità. L’approfondimento liturgico.

Spunti di riflessione per le celebrazioni liturgiche

Tempo Ordinario: i misteri della fede nella nostra vita

Concluso il tempo di Pasqua con la solennità di Pentecoste, la comunità cristiana è chiamata a tornare al cosiddetto Tempo Ordinario, che era stato interrotto all’inizio della Quaresima. Giunta a compimento la festa primordiale e più importante, ecco il tempo della ferialità quello, cioè, della vita ordinaria: non è sempre festa; a cosa servirebbe la festa se fosse prolungata all’infinito?

La festa diventa un tempo indispensabile proprio perché è seguita da un tempo feriale, secondario, nel quale il singolo fedele e tutte le comunità sono chiamati a realizzare il motivo delle feste, a tradurre, cioè, in vita gli spunti, le memorie, gli avvenimenti della storia della salvezza, cioè i mirabilia Dei. Dopo la Pasqua, la Liturgia ci presenta i diversi aspetti della fede, iniziando dal contemplare e celebrare l’essenza stessa di Dio, la sua natura.

Siamo chiamati a contemplare, a celebrare, a scrutare la profondità di Dio e il suo mistero affascinante. Gesù ci ha rivelato che Dio è una comunità, una famiglia: la Trinità, inconcepibile per la ragione, comprensibile solo per rivelazione.

Trinità e Unità in Dio stanno a significare che il Dio di Gesù Cristo non è, come insegna balbettando la filosofia un motore immobile, ma molto più semplicemente una relazione compiuta, completa e perfetta in sé stessa. Così perfetta che può permettersi di limitarsi e di relativizzarsi, assumendo il processo di vita delle cose create, finite e limitate. Evangelicamente parlando, la Trinità non è un mistero (nel senso razionalistico di cosa sconosciuta), la Trinità è una vera epifania che esprime un cammino, una tensione, una meta. La Trinità dice che l’orizzonte di Dio sorge e si consuma nella relazione che, a sua volta, non è fine a se stessa ma, per sua natura, è generativa: una relazione d’amore.

Dio nasce come Creatore e trova il suo compimento come Eterno Amore. Questo progetto ci viene annunciato e celebrato nella Liturgia della I domenica dopo la Pentecoste. Se non siamo capaci di relazioni, con noi stessi, con gli altri, nella Comunità e nel mondo, è difficile che possiamo essere credenti in Gesù Cristo. In questa domenica siamo, dunque, invitati a valutare la natura e la profondità della nostra capacità di relazione, cioè la qualità e la natura della stessa nostra vita.

La II domenica dopo Pentecoste rifletteremo sul Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini) che potremo definire come l’identità trinitaria di Dio si fa progetto di comunione. A questo punto riprenderemo il ciclo delle domeniche del Tempo Ordinario con la guida del vangelo di Marco. Brevemente vediamo come si è sviluppata la coscienza cristiana del senso profondo di questa festa. Fu il monaco inglese Alcuino, nella corte di Carlo Magno, a stilare per la prima volta una Messa votiva in onore della Trinità: la messa nacque come devozione privata, ma ben presto si estese a tutta la Germania. Nel 920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì la festa solenne della Trinità.

Papa Alessandro II, in un decretale, prende atto che la festa era diffusa in moltissime diocesi. Nel sec. XII la festa della Trinità si diffonde in Inghilterra per opera di Tommaso da Canterbury e nel sec. XIII anche in Francia, dove il concilio di Arles (1260) approvò la festa. Nel 1230 la festa si diffonde in tutti i monasteri dell’ordine cistercense. Nel 1334 papa Giovanni XXII estende la festa della Santissima Trinità alla Chiesa Universale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare la vita di Dio nella forma trinitaria.

Tra tutte le religioni esistenti sulla terra, il cristianesimo è l’unica che afferma di credere in una contraddizione logicaDio è al tempo stesso una sola Divinità che si esprime in tre Persone distinte e uguali. Un inno della Chiesa ortodossa, nella cui liturgia, la Trinità beata occupa un posto privilegiato di onore e di adorazione, così canta: Sia benedetto Dio Padre, e l’Unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi. La festa odierna ci ricorda non solo che tutte le nostre celebrazioni sono trinitarie, ma anche che tutta la nostra vita deve essere una relazione con Dio e con i fratelli.

A cura di Tonino Zedda

pubblicato su L’Arborense n. 19/2021