Mons. Sotgiu. All’invito del Papa rispose: Eccomi!

Prosegue la nostra panoramica sui testimoni francescani arborensi più illustri, in quanto già riconosciuti dalla Chiesa come santi e beati (Ignazio da Laconi e Nicola da Gesturi) e quelli ancora in cammino, come i servi di Dio fra Nicolò da San Vero Milis e mons. Giovanni Sotgiu, che ora andremo a tratteggiare.

Giovanni Sotgiu nasce a Norbello il 1° aprile 1883, all’ombra del campanile della parrocchiale S. Giulitta e Quirico, dove, appena due giorni dopo, viene accompagnato dai genitori per il santo battesimo. Frequenta le scuole elementari a Norbello e quelle di Ghilarza per poi proseguire gli studi, all’età di 11 anni, a Sassari con la famiglia. Nel capoluogo turritano si laurea in giurisprudenza (1905) con una tesi dal titolo: La Chiesa e la schiavitù. 

All’età di 25 anni, una volta espletato il servizio militare, egli avverte in maniera sempre più forte la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa. Così bussò al convento di San Francesco per esservi ammesso. E, dopo sette anni di formazione e studio della teologia, il 28 luglio 1912, viene ordinato presbitero a Iglesias. L’anno appresso corona gli studi col dottorato in teologia.

Nel 1914 lo troviamo a Bosa come parroco della cattedrale. Ufficio che lascia durante il periodo della I Guerra Mondiale per assolvere al compito di cappellano. Conclusa la Grande Guerra, nel 1919 rientra nella città sul Temo e durante quell’estate il Capitolo provinciale lo nomina, ad appena 36 anni e 7 di sacerdozio, segretario e poi guardiano del convento di Oristano. I tre anni successivi li dedica a visitare e animare l’Ofs (l’Ordine Francescano Secolare) nei vari paesi dell’oristanese.

Tutto sembrerebbe scorrere al solito in quella normale routine quotidiana, quando il Capitolo Generale dei frati minori conventuali decide di aprire due nuovi missioni, accogliendo prontamente l’invito di Pio XI, rivolto nel 1925 agli istituti religiosi, di intensificare la presenza nelle missioni ad Gentes. Con grande sorpresa del Capitolo, tuttavia, la risposta risulta così esigua che il progetto pare abortito sul nascere. Il ministro provinciale della Sardegna del tempo, p. Luigi Carta, ne parla con p. Sotgiu: la risposta di questi è pronta e generosa. Le sue parole lo presentano già con la valigia in mano: Ritirarsi? No! Se altri non rispondono, risponderemo noi; io stesso con gli altri ci decideremo. Come non intravedere in lui l’uomo di Dio? Recettivo allo Spirito, obbediente alla Chiesa, aperto all’evangelizzazione sino agli estremi confini della terra, uomo di comunione, che scardina la routine delle cose conosciute e s’impegna con la vita, insieme ad altri, per una Chiesa in uscita e missionaria.

Il 7 luglio 1925, p. Sotgiu e altri cinque confratelli, lasciano la Sardegna per Assisi, dove, il 19 luglio, dinanzi alla tomba di San Francesco ricevono il crocifisso; proseguono per Roma e, dopo aver ricevuto la benedizione di Pio XI (24 luglio), s’imbarcano da Brindisi per la Cina (31 luglio). Li attendono 43 giorni di navigazione prima di approdare a Shanghai (11 settembre). Ma Hingan dista ancora 55 giorni di cammino. Vi giungono solo il 5 novembre. La loro missione è collocata in una distesa povera e montuosa. Ha un’estensione pari alla Sardegna e conta 2 milioni di abitanti. Lo zelo missionario è fortissimo e la risposta indigena non si fa attendere. Dopo appena 3 anni, il 28 marzo del 1928, la missione viene eretta a Prefettura apostolica e p. Giovanni ne diviene il primo Prefetto apostolico.

L’anno appresso, in una relazione inviata alla Curia generale, si danno le cifre dell’impegno profuso sostenuto dalla Grazia che tocca i cuori e converte al Signore: sono oltre 5000 i catecumeni che attendono di ricevere il battesimo, 1142 i battezzati in 4 anni, 3 le chiese erette e 17 le cappelle e poi tre orfanotrofi, 15 scuole elementari e molteplici conversioni. Tutto parrebbe filare liscio come l’olio ma non è così. Infatti, non mancano le difficoltà, i pericoli. Spostarsi da un capo all’altro è sempre e comunque pericoloso: guerre e guerriglie, scorribande e assalti continui agitano la zona. Mons. Sotgiu, nonostante sia munito di credenziali, sa bene che la sua vita e quella degli altri missionari resta come appesa al filo della Provvidenza.

Una consapevolezza che il Prefetto apostolico comunica nel suo carteggio costante con la Curia su quanto si vive in terra di missione. Nell’ottobre 1930, in una sorta di auto profezia che si avvera, scrive: Non sappiamo che cosa il Signore permetterà in un più o meno prossimo futuro. Qualunque cosa capiti siamo nelle mani di Dio, cui ci assoggettiamo in tutto e per tutto. Poco più di un mese più tardi (12 novembre), al rientro dal consacrare una nuova chiesa e dall’amministrare le cresime, mons. Sotgiu, insieme a due dei quattro laici che lo accompagnano, vengono fermati, derubati, denudati e poi uccisi per poi essere gettati in una fossa comune, mentre gli altri due laici non cristiani che erano con lui vengono lasciati liberi. In quel giorno, la terra della lontana Cina viene irrigata dal sangue di questo generoso e umile servitore del vangelo di Cristo, che unto dall’olio dei catecumeni e dal crisma della confermazione e dell’ordinazione, non si rintanò ma si consegnò nella mani di Dio totalmente.

La sua comunità d’origine e l’Ordine dei frati minori conventuali ne custodisce e coltiva la memoria mentre lavora perché se ne riconosca il martirio come lo fu per p. Zirano (Sassari, 1564 – Algeri, 25 gennaio 1603).

E, a tal fine, nel 2019, la parrocchiale della comunità norbellese è diventata la Porta della Via Martyrum che unisce idealmente in un file rouge questa comunità con quelle di Ghilarza (San Palmerio), Fordongianus (San Lussorio e Archelao), Santa Giusta (Giusta, Giustina ed Enedina) e con la cattedrale arborense, nella quale nella seconda cappella a sinistra vengono custodite le reliquie del martire e patrono Archelao. La ministra Ofs di Norbello, Andreana insieme a Valeria e ad Alberto sono sempre disponibili ad accompagnare i pellegrini che giungono a Norbello per mostrare non solo i luoghi della memoria del Servo di Dio, mons. Sotgiu (Chiesa parrocchiale e battistero, chiesa S. Maria della Mercede, il murales, e la casa natale) ma anche per narrare la bellezza della sua vita donata per il vangelo in terre lontane in spirito di letizia seminando la pace e il bene.

Ignazio Serra


 È possibile prenotare la visita ai luoghi di p. Giovanni Sotgiu chiamando Valeria (3478512155) o Andreana (3200680155)