Nato intorno all’anno 950 in una famiglia di contadini del Brabante, San Guido di Anderlecht ci dona un esempio di vita evangelico: rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi.
Inizialmente lavorò come garzone presso un contadino e, incrociando i poveri della sua zona al rientro da lavoro, crebbe in lui il desiderio di fare qualcosa per colmare quella povertà. Non passò giorno in cui non cedette la sua razione di pane al prossimo e, per non distaccarsi dall’insegnamento di Gesù che ci esorta a far sì che la nostra elemosina resti segreta perché il Padre nostro, che vede nel segreto ci ricompenserà per questo (Mt 6,3), riempì la sua bisaccia di terra in modo che nessuno si accorgesse delle sue intenzioni.
Abbandonò la sua casa per recarsi a Bruxelles e diventò sacrestano della chiesa di Mariensee con il desiderio di donarsi al prossimo e dedicarsi alla preghiera. Donò tutti i suoi averi ai poveri e visse in modo distaccato dai beni materiali.
Affidandosi completamente alla volontà di Dio, mise in discussione sé stesso e indossò per sette anni l’abito del pellegrino percorrendo strade tortuose e pericolose arrivando fino a Gerusalemme e a Roma dove incontrò il decano di Anderlecht che, gravemente malato, gli chiese di annunciare la sua morte nel suo paese natale. Seppur stremato e malato, Guido portò a termine il compito assegnatogli e morì poco dopo, il 12 settembre 1012.
Venne santificato cento anni dopo, il 24 giugno e ancora oggi viene considerato il precursore di san Francesco d’Assisi e patrono di agricoltori e campanari.