Guardiamo all’essenziale: l’Arcivescovo scrive alla comunità diocesana

La lettera del nostro Pastore accompagna le nomine e i trasferimenti del 28 maggio 2022

Carissimi sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, fratelli e sorelle in Cristo, un saluto cordiale di pace e bene!

Desidero accompagnare con questo messaggio, le nomine che riguardano diversi sacerdoti e parroci ma anche alcune comunità parrocchiali della nostra Arcidiocesi. Come vostro Pastore, e Vescovo di questa eletta porzione del popolo santo di Dio, il Signore mi chiama a essere responsabile per ogni comunità e a manifestare la cura e l’attenzione per le diverse situazioni pastorali che si realizzano.

Sono molte le ragioni e le situazioni che stanno alla base delle decisioni pastorali che conducono a decisioni, non sempre facili, in ordine ai trasferimenti e alle nomine. Fra esse l’età dei presbiteri, i tempi di permanenza in una determinata parrocchia, la necessità di riorganizzare il ministero presbiterale specie quello che si esplica nel servizio prestato per più parrocchie, la progettazione di nuove metodologie pastorali nella sempre maggior crescente collaborazione tra le varie comunità, specie quelle che gravitano nello stesso vicariato foraneo. Non ho mai preso queste decisioni a cuor leggero, ho sempre pregato e continuamente prego il Signore di illuminare il mio cuore per un discernimento sempre più saggio e profetico; cerco di ascoltare collaboratori e persone interessate, spesso mi sforzo di ascoltare anche i laici che, in vari modi, mi fanno giungere riflessioni e intuizioni. Ancora mi sento di domandare a tutta la comunità diocesana di sostenermi con la preghiera perché ogni decisione sia sempre spinta dall’amore al Signore e alla Sua Chiesa.

L’orizzonte pastorale entro il quale nascono le nomine e i trasferimenti è quello che ho indicato nelle mie prime due lettere pastorali, che ho indirizzato alla comunità diocesana: Vogliamo vedere Gesù e Signore da chi andremo. Con questi miei scritti, ho voluto offrire alcune indicazioni per il cammino pastorale dell’Arcidiocesi, sollecitando tutti, presbiteri e fedeli, a puntare all’essenziale. Nella lettera Vogliamo vedere Gesù, sottolineavo il fatto che: Dobbiamo fare realmente nostra questa richiesta: vogliamo vedere Gesù, vogliamo ritornare a Lui, vogliamo con l’aiuto di Dio,  stabilire una relazione personale e dunque siamo chiamati con  prudenza e discernimento, ma in un modo comunque concreto, a ripensare le strategie pastorali della comunità, compito non solo dei presbiteri ma di tutti i fedeli, mettendo in ordine le cose a cui diamo importanza… Anche nella lettera pastorale Signore da chi andremo?, insistevo sul fatto che: Si tratta di concentrarci sull’essenziale, su quello che veramente è nutrimento per la vita della fede, per la crescita della comunità. Non sono scelte facili! Cosa tagliare, a cosa rinunciare? Come educare le persone a capire che non si tratta di fare “molte cose” ma piuttosto di farne bene e in profondità alcune, essenziali, vitali per la propria vita di fede? Ciò che convince tutti noi è la capacità di vedere qualcuno che cerca di vivere il Vangelo, che lo testimonia.  Ecco, allora, la centralità dell’incontro con Gesù Cristo, la comunione con Lui e con i fratelli. In questo modo la crescita della Chiesa nasce, non principalmente, da progetto umani, pur interessanti, studiati a tavolino, ma anche illuminati dallo Spirito Santo che illumina il cuore di tutti e stimola a una sempre maggiore testimonianza.

La nostra Chiesa Arborense è composta da uomini e donne che cercano di realizzare specifiche vocazioni e da comunità parrocchiali diversificate, per tanti fattori, che vanno dal numero reale di fedeli, dalla presenza di oratori e di giovani, dalla testimonianza della vita religiosa, dal coinvolgimento pastorale dei laici, a volte già avviato con successo altre volte ancora agli inizi. La concreta situazione del nostro Clero arborense, in termini numerici (cresce il numero dei preti in età sempre più avanzata), ha già motivato la scelta di collegare in comuni progetti pastorali più parrocchie sotto un unico presbitero-parroco. Si tratta non tanto di un espediente per mantenere comunque lo stesso ritmo pastorale di prima, ma piuttosto di nuove modalità pastorali, imposte dalle realtà sempre più diversificate, ma anche motivate teologicamente e pastoralmente, che consiste nell’osservare  comunità sempre più aperte alla collaborazione, alla condivisione, alla comunione fraterna, mantenendo anche una certa preziosa identità propria, ma aprendosi a una visione ecclesialmente profetica e, per così dire, con orizzonti più ampi, non solitaria, autoreferenziale e perciò chiusa in sé stessa, ma in costante dialogo e collaborazione con le altre componenti. La corresponsabilità pastorale nasce dalla consapevolezza che, a far crescere una comunità allargata non sia compito esclusivo del parroco e dei suoi stretti collaboratori ma di tutta la comunità parrocchiale, che si sente guidata dallo Spirito Santo. Nessuna parrocchia può chiudersi nel proprio interno, e rifiutare di aprirsi alle altre, in nome di una tradizione da salvare o di una identità da proteggere. Alcuni aspetti hanno elementi di valore, ma devono declinarsi nella tonalità dell’apertura agli altri e non della chiusura. In queste prospettive gli ultimi trasferimenti e nomine vogliono stimolare il cammino di collaborazione, offrire ai presbiteri nuove prospettive per una rinnovata creatività pastorale in favore delle comunità: credo sia per tutti l’occasione di riprendere, con rinnovato entusiasmo, percorsi comuni. Facciamo memoria grata del bene ricevuto e, al tempo stesso, mettiamoci tutti nella prospettiva di un rinnovato entusiasmo. Ascolto, rispetto e pazienza: ecco gli atteggiamenti fondamentali che mi permetto di proporre a tutta la comunità diocesana.

Invito, pertanto, i presbiteri trasferiti che si accingono a iniziare il proprio ministero nelle nuove sedi di darsi tempi lunghi di ascolto delle nuove realtà, ma anche di avere pazienza con le persone, come Gesù l’ha avuta con noi; invito a valorizzare il bene già presente, seminato e cresciuto grazie all’impegno dei nostri predecessori, per comprendere con umiltà cosa deve essere ancora stimolato e fatto crescere. Facciamo nostre le parole dell’apostolo Pietro: Non spadroneggiate sulle persone, ma fatevi modelli del gregge (l Pt. 5, 3).

Ringrazio i presbiteri diocesani e religiosi che si rendono disponibili con generosità in occasione del trasferimento; grazie per il bene fatto nelle comunità che lasciano; ringrazio le comunità e ciascun fedele per l’atteggiamento di accoglienza cordiale, la collaborazione e l’impegno con cui vorranno ricevere i nuovi ministri. A essi voglio applicare le parole dell’apostolo Paolo: Ognuno ci consideri come di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1Cor 4,1). È importante che quando si lascia una parrocchia si pensi a ciò che troverà il successore. Chi lascia può anche dare consigli, favorire un passaggio non traumatico e perciò più fruttuoso, non si incentivino né si favoriscano mai nostalgie e continui pellegrinaggi, lasciando al nuovo parroco la libertà di offrire la propria peculiare proposta pastorale, alimentando sempre più la comunione con il Vescovo che lo ha inviato.  Ricordo che tutti siamo servi della Sua Chiesa, nessuno è padrone. La parrocchia non è mai eredità o proprietà del parroco, il sacerdote, specie il parroco è solo chiamato a servire la comunità parrocchiale nella carità. L’obbedienza alle norme giuridiche della Chiesa e alle direttive del Vescovo è aspetto fondamentale che favorisce la comunione. Un altro prezioso segno di comunione è la fattiva collaborazione che deve continuamente crescere con gli altri presbiteri del Vicariato Foraneo, affinché si possano trovare spazi preziosi di collaborazione e di impegni comuni, nell’intento di portare avanti le linee comunitarie di pastorale diocesana condivisa.

Ai carissimi sacerdoti anziani, che lasciano l’incarico dopo un’intera vita generosamente votata nel ministero pastorale, auguro di proseguire, nel limite del possibile, e di continuare il loro servizio sacerdotale con altre modalità, soprattutto nella preghiera, nell’accompagnamento spirituale, nella disponibilità per il ministero delle Confessioni, nella predicazione, a loro, a nome di tutta la Chiesa Arborense voglio esprimere i sensi più profondi di una vera gratitudine che diventa benedizione al Signore per i numerosi talenti che esprime nel nostro Presbiterio.

Infine, ricordo che i decreti di nomina, sia per i Parroci che per gli Amministratori parrocchiali, avranno efficacia giuridica nel momento della presa di possesso canonico, che dovrà realizzarsi, secondo un calendario che dovrà essere concordato con l’Arcivescovo, a partire dal prossimo mese di settembre 2022.

Il Vicario Generale, il Vicario episcopale per la Pastorale e il Cancelliere Arcivescovile saranno a disposizione affinché i vari gradi di passaggio (giuramenti, passaggi di consegna, bilanci da presentare all’Economato Diocesano, variazioni amministrative e in merito alla Rappresentanza Legale) si svolgano sempre secondo le vigenti norme canoniche e diocesane. Grande cura bisognerà porre nel redigere i vari verbali di consegna che dovranno essere presentati ai rispettivi Uffici diocesani della Nostra Curia Arcivescovile.

Auguro non solo ai nuovi parroci, ma a tutto il Presbiterio Arborense: buon lavoro pastorale nella vigna del Signore e assicuro a tutti la mia Benedizione e la mia paterna preghiera.

+ Roberto Carboni, arcivescovo metropolita