12 giugno: solennità della Santissima Trinità

Con un cuore pieno di riconoscenza esclamiamo O Signore, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!

La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l’antica liturgia romana non la conosceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo (da www.santiebeati.it).

La Messa inizia con l’esaltazione del Dio Trinità perché grande è il suo amore per noi, mentre il salmo invita alla preghiera e alla lode con le parole O Signore nostro, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra!

Il salmista cerca di descrivere la gloria di Dio, guardando attraverso le Sue opere. Egli ammirando intorno a sé non può che esultare per quello che la natura offre al suo sguardo, e con un cuore pieno di riconoscenza esclama: O Signore nostro, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra! Tutto il creato è testimone della potenza di Dio, della Sua gloria e soprattutto del Suo amore. Riconosciamo la magnificenza di Dio in tutto l’universo.

La prima strofa dell’inno è dominata dal confronto tra Dio, l’uomo e il cosmo. Sulla scena appare innanzitutto il Signore, la cui gloria è cantata dai cieli, ma anche dalle labbra dell’umanità. La lode che, spontanea, è sulle labbra dei bambini, cancella e confonde i discorsi presuntuosi dei negatori di Dio. Essi sono definiti come avversari, nemici, ribelli, perché si illudono di sfidare e contrastare il Creatore con la loro ragione e azione (cfr Sal 13, 1).

Ecco aprirsi, subito dopo, il suggestivo scenario di una notte stellata. Di fronte a tale orizzonte infinito affiora l’eterna domanda: Che cosa è l’uomo? Dio si prende cura dell’uomo, Egli si ricorda della sua creatura, e desidera ancora riportarla alle condizioni in cui l’aveva creata, cioè senza macchia né peccato. È sempre stato questo il desiderio di Dio: avere comunione eterna con la Sua creatura. Ecco perché Egli ha tanto amato il mondo che ha donato il Suo Unigenito Figlio, per ricondurre la sua creatura decaduta allo stato di purezza. Cristo Gesù, il Vero Dio, si è fatto carne, ed è venuto fra gli uomini diventando il Vero Uomo, e per la Sua ubbidienza fino alla morte della croce ha dato all’uomo la facoltà di essere riconciliato con Dio, per ritornare in comunione con il Padre, diventando così: tempio del Dio vivente dove si manifesta tutta la sua gloria.

Il cielo, infatti, dice il salmista, è tuo, la luna e le stelle sono state da te fissate e sono opera delle tue dita. Bella è quest’ultima espressione, perché noi siamo opere della mani di Dio! Come dichiara la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, l’uomo è stato creato a immagine di Dio, capace di conoscere e amare il proprio Creatore e fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio. Dio ha creato l’uomo per vivere in comunione con Lui, per guidarlo e infine per portarlo a godere la vita eterna con Lui. Non ci resta dunque di esclamare uniti al salmista: O Signore nostro, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra!

A cura di Madre Maria dell’Armonia, SSVM