Pastorale sociale e del lavoro: giovedì 27 aprile il prossimo incontro formativo

Quale impegno del cristiano oggi nella società?

A Oristano hanno preso il via gli incontri formativi a trent’anni dal documento Evangelizzare il sociale


Il 1° dicembre scorso si è svolto nell’Aula Magna dell’ex Istituto di Scienze Religiose di Oristano il primo di una serie di incontri di formazione per laici e presbiteri insieme, delle diocesi di Oristano e Ales-Terralba.


Prossimo incontro in programma:

  • giovedì 27 aprile 2023

Quest’anno il tema è stato scelto dai due Uffici diocesani per la Pastorale sociale e del lavoro, dunque si è privilegiato un approfondimento legato alla Dottrina Sociale della Chiesa: rileggere il documento CEI Evangelizzare il sociale a trent’anni dalla sua pubblicazione.

Tra gli estensori del documento ci fu mons. Mario Toso, attuale vescovo di Faenza-Modigliana, che guiderà a Oristano l’incontro del del 27 aprile. La prima delle tre conferenze, che aveva una funzione di introduzione alle tematiche che verranno poi trattate da mons. Toso, è stata condotta da don Roberto Caria, dalla dott.ssa Angela Deiana e da Antonio Bandino: questi ultimi due fanno parte del gruppo di studio sulla Dottrina Sociale, attivo da quasi vent’anni, nella diocesi di Ales-Terralba. Il primo incontro è stato così scandito dai tre relatori: parte teologica, parte metodologica e parte pratica dell’annuncio del vangelo negli ambiti della vita sociale, vale a dire il lavoro, l’economia e la politica.


Principi teologici

I Vescovi italiani pubblicano il documento in questione per incoraggiare, aiutare e sostenere tutti coloro che operano per l’evangelizzazione del mondo del lavoro, dell’economia e della politica (n. 2). La dottrina sociale, viene detto al n. 26, ha un carattere eminentemente teologico, perché la Chiesa riceve la verità intera sull’uomo dalla rivelazione divina. La dottrina sociale non è, infatti, un puro sapere, ma un sapere teorico-pratico, di portata e proiezione pastorale. Quale annuncio è chiamata a offrire alla società attuale la Chiesa col suo magistero? La risposta dei vescovi è chiara: annunciare la verità sull’uomo, ribadire senza tentennamenti l’esigenza che la vita politica ed economica si basi su una sana antropologia. Tale antropologia non può prescindere dal considerare l’uomo un essere trascendente, capace di libertà e di amore. Infatti, l’uomo è persona, può conoscere la verità, può amare liberamente il bene, possiede una dignità incommensurabile che gli deriva dall’essere creato a immagine e somiglianza di Dio e chiamato a divenire figlio di Dio (n. 16). Inoltre, l’uomo realizza la sua trascendenza nella libertà personale e nella solidarietà sociale. Le tre caratteristiche (trascendenza, libertà, carità) sono oggi aggredite da ideologie e pratiche sociali che allontanano l’uomo dalla sua verità. Rispettivamente, sono il secolarismo, il relativismo e le ingiustizie perpetrate a danno degli umili, dei più deboli socialmente, dei lavoratori.


Aspetti metodologici

I vescovi intendono dare indicazioni di metodo per rendere la pastorale sociale attuabile, viva e incarnata. A cento anni dalla nascita della Rerum novarum di Leone XIII, è più che mai necessaria la diffusione e l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa partendo dai principi evangelici. Ma come può la Chiesa e come possono le comunità cristiane annunciare e incarnare il magistero sociale della Chiesa riferito ai temi del Lavoro, dell’Economia, e della Politica? I vescovi avvertono sulla difficoltà di questo compito. La pastorale sociale deve sapersi confrontare e rivolgere agli uomini di tutti i tempi e per farlo non può che interagire con la cultura e con il suo territorio, destinando la sua azione evangelizzatrice a tutti i soggetti attivi e responsabili: operatori economici, politici, lavoratori e sindacalisti, economisti, giuristi e studiosi. La Chiesa tutta deve agire attraverso la piena collaborazione tra le sue diverse strutture con una azione che sia anzitutto rivolta alla persona e alla comunità. L’evangelizzazione non è un fatto isolato o individuale ma atto ecclesiale e deve svolgersi attraverso una pastorale integrata nei diversi ambiti: famiglia, cultura, scuola, comunicazioni sociali e la Carità, nell’ottica di una scelta preferenziale per i poveri. L’azione della Chiesa non può che essere guidata dal discernimento pastorale, condizione essenziale per l’azione e strumento per la riflessione comunitaria e personale che può avvalersi della capacità di lettura dell’esistente anche attraverso le scienze umane e gli strumenti di ricerca; dal confronto delle realtà sociali con la parola di Dio; dalla tradizione della Chiesa; dalla riflessione teologica; da una spiritualità radicata nell’ascolto della Parola, nei Sacramenti e nella preghiera.


Orientamenti pratici

Come afferma Giovanni Paolo II nell’esortazione Cristifideles laici, per evangelizzare il mondo occorrono anzitutto gli evangelizzatori. Tale obiettivo riguarda tutti gli operatori del sociale in tutti i campi e può essere raggiunto solo se gli operatori di pastorale sociale effettuano una vera e sincera conversione pastorale. Gli operatori di pastorale sociale devono avere coscienza di sé stessi come missionari. È necessario dunque rinnovare e alimentare in loro lo spirito missionario per annunciare il Vangelo ai battezzati, alle persone di buona volontà e a quanti il Signore pone sulla nostra strada. La pastorale sociale è rivolta sia all’interno che all’esterno della comunità ecclesiale. Uscire per annunciare il Vangelo non è compito soltanto degli operatori di pastorale sociale, ma è un dovere di tutti i membri della comunità cristiana. Agli operatori è richiesto il dovere della testimonianza di vita, ricordando che poi tutta la comunità è il soggetto dell’evangelizzazione. La parrocchia, la dimensione di popolo, la comunione dei diversi soggetti pastorali, sono fattori decisivi per un’efficace e adeguata pastorale sociale. È il popolo cristiano che deve favorire alcuni momenti nei quali si esprimono la vita e la missione del popolo di Dio, in modo particolare la messa domenicale. Nei laici avviene l’innesto tra la fede e la storia, tra il mondo e la Chiesa. Attraverso i laici la Chiesa diventa presente e operante nelle famiglie, nelle fabbriche, negli uffici e nelle istituzioni civili. I laici sono i primi evangelizzatori dei loro ambiti di lavoro, con la testimonianza della vita prima che con la parola. Un ruolo particolare spetta a tutti quei laici impegnati nella pastorale sociale, con funzioni educative e formative: i genitori e i catechisti. Il vescovo, i sacerdoti e i consacrati sono chiamati all’evangelizzazione del sociale. Il vescovo, coadiuvato dai sacerdoti, è il primo responsabile dell’evangelizzazione della Chiesa particolare che presiede. I sacerdoti devono aiutare i genitori e gli educatori nella loro azione educativa al sociale e alla politica. Decisivo anche il ruolo delle realtà sindacali, economiche e politiche di ispirazione cristiana. Anche le scuole cattoliche devono offrire il loro prezioso contributo per le analisi e le soluzioni dei problemi sociali del loro territorio.