IV Domenica di Pasqua. Il commento al Vangelo

Il Vangelo GV 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».


Il commento

Il brano di questa IV domenica di Pasqua ci conduce a riflettere sul modo di agire di Gesù, molto differente da quello di chi di solito governa o istruisce un popolo: lui libera, dà luce e vita perché ama il gregge. Giovanni si sofferma sulla questione del pastore, sottolineandone il suo ingresso e la sua uscita dall’ovile.

Si possono identificare, infatti, due nuclei a cui è interessato il discorso figurato: entrare dalle pecore attraverso la porta (vv 1-2); uscire davanti alle pecore, facendo sì che esse ti seguano (vv 4-5). Il movimento descritto nella paroimia è pertanto duplice: da fuori a dentro (vv 1-2); da dentro a fuori (vv 3.4-5). Tutta l’azione del pastore è finalizzata al portare fuori le pecore: il movimento termina al di fuori dell’ovile.

La parola greca è Aulēn che dovrebbe essere tradotta con Corte. Si potrebbe intendere una Corte Reale, ma in realtà potrebbe riferirsi anche alla Corte del Tempio che fa riferimento all’area sacra. Infatti, il termine è usato da quasi tutti gli evangelisti in relazione alla Corte del Sommo Sacerdote (Gv 18,15). Il termine viene usato per significare il portinaio nel v. 3 e appare di nuovo solo in Gv 18,16 per indicare il guardiano che ha aperto la porta al discepolo amato e a Pietro quando entra nella corte del sommo sacerdote la notte del tradimento. Se questa lettura è giusta, il legame con il racconto precedente diventa piuttosto forte. Il cieco cacciato fuori dalle autorità giudaiche, in realtà è stato portato fuori da Gesù: è precisamente il movimento di uscita del cieco dal gruppo dei giudei della sinagoga, del tempio, che viene simbolicamente ripreso dalla similitudine del vangelo di oggi. Il pastore è entrato nel recinto di Israele e adesso coloro che riconoscono la sua voce escono dal recinto sacro del giudaismo. È lecito chiedersi a chi si riferisce Gesù quando parla di briganti, ladri, ecc…

In Gv 2,14 vediamo Gesù mentre scaccia i cambiavalute e i venditori di pecore. Cosa fa Gesù quando entra nel tempio, dove il Sommo Sacerdote ha autorità? Da lì conduce fuori i suoi, cioè fuori dal giudaismo. Li chiama per nome. Così come un pastore chiama le sue pecore che riconoscono, a loro volta, la voce del pastore. I Sommi Sacerdoti insegnano nel tempio nel nome di Dio, ma la loro non è la voce del Signore: sono mercenari, mentre le pecore seguono la voce del pastore.

Un’ultima considerazione sul v. 10: Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Il termine per la parola tradotta con ammazzare in greco è Thuō, che significa sacrificare. Quindi, il ladro viene a rubare, sacrificare e distruggere?  Non esattamente. L’idea che se ne ricava è che Thuō faccia riferimento a un sacrificio rituale. Il ladro è chi nell’aulē ammazza per il sacrificio, come i sacerdoti del tempo!

Giovanni vede le pecore come coloro che cercano rifugio nel Tempio di Gerusalemme.  Ma il tempio non ha altro da offrire se non la morte. Gesù è venuto per condurre fuori dal tempio, perché le pecore abbiano la vita e non la morte.

A cura di Suor Nolly Josè Kunnath, Figlie di San Giuseppe

Foto Il Portico