Domenica 11 giugno: Solennità del SS Corpo e Sangue di Cristo

Un modo affettuoso e sincero per dire la gioia e lo stupore per il dono immenso dell’Eucaristia

Ricordo che quando ero un chierichetto, la festa del Corpus Domini trasformava per intero il volto della mia parrocchia: venivano pulite tutte le strade dove passava la processione del SS.mo Sacramento, venivano esposti gli addobbi più belli, venivano raccolti tantissimi fiori. Lo spettacolo era commovente e di inaudita bellezza: la processione eucaristica era la più attesa dell’anno. Un modo affettuoso e sincero per dire la gioia e lo stupore per il dono immenso dell’Eucaristia, il grande regalo dell’amore di Dio all’umanità.

Ancora oggi, in un mondo così distratto e preso da tante cose, lasciamoci nutrire e plasmare dall’Eucaristia, immergendo la nostra povera vita nel sacramento della presenza di Gesù: Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo. Gesù per la sua presenza tra noi non ha scelto una pietra preziosa o cose rare e costose: ha voluto il pane e il vino, le cose più semplici, che non mancano nemmeno nelle famiglie più povere.

Scrive il poeta francese Claudel: interroga la vecchia terra, ti risponderà sempre col pane e col vino. Pane e vino infatti rimandano a valori alti: in tutte le culture sono simbolo di comunione, amicizia e intimità. In quel pezzo di pane e in quelle gocce di vino si rende presente Gesù, il Figlio di Dio. È quindi solo la Parola di Dio che ci aiuta a scoprire o riscoprire l’Eucaristia.

Nel vangelo di questa domenica, il Maestro è a Cafarnao e pronuncia un celebre discorso eucaristico dinanzi a un gruppo di ebrei allibiti: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. E aggiunge: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come non gioire di una simile promessa? Carne e sangue sono la sintesi dell’esistenza concreta di una persona; mangiare e bere sono sostegno indispensabile per vivere.

L’Eucaristia allora è Gesù stesso che si dona per amore, diventando pane che nutre e trasforma la vita. Attraverso il pane eucaristico, il cristiano entra in comunione con Gesù, è strappato dalla sua umanità e inserito nella vita divina. Cafarnao diviene il luogo della speranza: quella di non essere mai soli nelle nostre case e nelle nostre città perché con il pane e il vino, Cristo sarà con noi fino alla fine dei tempi. Come è grande questo mistero!

Sorge spontanea la domanda: ci crediamo davvero che in ogni eucaristia è presente Gesù che, per puro amore, da la sua vita per noi? Madre Teresa ripeteva spesso: senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri.

La festa del Corpus Domini rende visibile, nonostante la durezza del nostro sentire, il bussare del Signore: Ecco io sto alla porta e busso! Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Gesù bussa alla porta del nostro cuore e ci chiede di entrare non soltanto per lo spazio di un giorno, ma per sempre. Lo accogliamo con gioia con le parole della liturgia: Buon Pastore, vero pane, o Gesù. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi.

A cura di don Antonello Angioni, parroco di Narbolia e Milis

Pubblicato su L’Arborense n. 21 del 2023